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Già, nessuna soluzione magica...

Uno dei sei migranti annegati a Catania sabato scorso, era al suo quinto sbarco

12 agosto 2013

Alla fine, sono state identificate le sei vittime, annegate sabato scorso nel tentativo di raggiungere la riva del lungomare Plaia di Catania (LEGGI). Il peschereccio con cui erano arrivati si è arenato a 15 metri dalla riva. Gli extracomunitari che non sapevano nuotare sono precipitati in un canale profondo alcuni metri che c'è prima della battigia.
Sono tutti giovani egiziani, di età compresa tra i 17 e 27 anni. Gli esami medici hanno confermato che sono morti per annegamento. Il minorenne avrebbe compiuto 18 anni il prossimo 25 agosto. Nessuno di loro era tra i potenziali scafisti che hanno portato fino al golfo di Catania la barca che si è poi arenata.

A una delle vittime, che aveva 27 anni, è stato fatale il quinto sbarco in nove anni. L'egiziano era già stato rimpatriato quattro volte a partire dal 2004, l'ultima nell'aprile scorso. Nessuno dei suoi compagni di traversata lo conosceva, e questo ha rallentato la sua identificazione, che è avvenuta grazie alle impronte digitali. Secondo quanto è emerso dagli archivi delle forze dell'ordine, il ventisettenne era arrivato per la prima volta a Siracusa. Rimpatriato, era tornato in Italia e bloccato durante controlli in Sicilia nel 2006, a Biella nel 2009 e l'ultima volta, quattro mesi fa, a Siderno. Anche questa volta il giovane espulso ha tentato di rientrare in Italia, ma l'ennesimo viaggio della speranza è stato l'ultimo della sua vita.

Dopo la tragedia, il ministro degli Esteri Emma Bonino è intervenuta sul drammatico tema degli sbarchi: "Quello che vediamo sulle coste italiane è conseguenza dell'esodo disperato, perché si mettono insieme due fenomeni - ha detto il ministro Bonino in una intervista a Radio Radicale - chi fugge dalla guerra e chi fugge dalla povertà". I 98 migranti stipati su un vecchio e piccolo motopeschereccio giunti all'alba di sabato in vista della costa siciliana, sono solamente gli ultimi di una lunga serie: "Le frontiere sud della Libia, poco controllabili, vedono ad esempio fuggire sudanesi, nigeriani, molti altri - continua il ministro Bonino - I siriani passano per il Libano e poi per l'Egitto. Dall'Iraq si passa alla Turchia, e poi in Grecia, altro Paese, come il nostro o la Spagna, che a un fardello molto pesante da subire. E si accumulano motivazioni diverse, tutte accomunate dalla speranza di una vita diversa".

Come arginare queste tragedie che si ripetono, puntuali, con l'arrivo dell'estate? Per il ministro Bonino la questione "non ha una soluzione magica": "Sogno o illusione che sia, queste persone rischiano di finire nelle mani di veri e propri venditori di illusioni o di morte - prosegue il ragionamento di Bonino - Ma si tratta di persone che scappano per fame, o per guerre, o per un misto delle due cose. E per questo non c'è una soluzione miracolosa. Basti pensare a quel che succede in Libano, dove i rifugiati siriani sono 1 milione, o in Giordania, dove sono 600 mila".
Il tema arriva in sede europea: "Proprio la settimana scorsa ci siamo riuniti con i ministeri della giustizia, della difesa, degli interni per cercare di essere più pronti a fronteggiare una emergenza che è qui - conclude il ministro degli Esteri - Anche in Europa era in discussione una direttiva, che però è stata ostacolata da molti Paesi, proprio perchè nell'accoglienza temporanea ogni Paese vuole la certezza che sia appunto temporanea". E la responsabile della Farnesina non ha dubbi: "Noi siamo un Paese più di transito che di destinazione, non siamo noi il sogno per questi immigrati".

[Informazioni tratte da Repubblica/Palermo.it, ANSA, Lasiciliaweb.it, Corriere del Mezzogiorno]

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12 agosto 2013
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