Gianfranco Fini passa al contrattacco
Il presidente della Camera: ''Contro di me un idegno stillicidio. No ad un pensiero unico nel Pdl''
Gianfranco Fini passa al contrattacco. Dopo le polemiche e i botta e risposta dei giorni scorsi, culminati nell'editoriale di Vittorio Feltri sul 'compagno Fini' e la dissociazione del premier Silvio Berlusconi, il presidente della Camera prende la parola al seminario di formazione del Pdl a Gubbio per mettere i puntini sulle 'i' e ribadire le sue opinioni in materia di immigrati e biotestamento.
"Sarò diretto, non giocherò con le parole - è stato l'esordio - Non ho lo scolapasta sulla testa e non credo di essere liquidato come un mattarello, lo dico con simpatia al mio amico Bossi... Non ho tra le mie letture preferite il 'Capitale', quindi non sono un compagno... E non ho come ambizione recondita o manifesta di andare al Quirinale. Non è degno di un grande partito e di un dibattito politico, il quotidiano stillicidio basato su queste tre ipotesi: follia, compagno travestito, vuole prendere il posto del Capo dello stato" ha affermato Fini intervenenedo al seminario della scuola di formazione del Pdl a Gubbio.
Il presidente della Camera ha ringraziato invece "l'equilibrio del Capo dello stato che è una delle poche garanzie. E non mi diletto - ha chiosato Fini - con grembiulini e con compassi".
Il presidente della Camera è tornato però a chiedere "un cambio di marcia" al Pdl. "Ieri al telefono Berlusconi mi ha detto che dal 27 di marzo non abbiamo deciso nulla. Ed è questo il punto. E' impensabile che il partito non abbia deciso nulla dal 27 di marzo ad oggi. Per questo serve un cambio di marcia. Berlusconi non deve annunciarlo, ma farlo". E aggiunge: "Parlare di democrazia interna non significa minare la leadership o fare atto di lesa maestà". Fini spiega che servono luoghi di discussione e dalla nascita del partito ancora non sono stati attivati. Non ce l'ha con i coordinatori Bondi, La Russa e Verdini ai quali dice: "Siete bravissimi". Il problema "è che non si può concepire un partito del 35-40% come un organigramma ed è impossibile un partito che non decide nulla".
"Io mi prendo il lusso di dire le mie idee e continuerò a farlo per una ragione semplicissima: è nella natura di un partito come il nostro discutere. Chi si aspettava il pensiero unico sbagliava", sottolinea il presidente della Camera. E ribadisce quanto detto nei giorni scorsi su immigrati e biotestamento. "L'ho detto a Silvio, glielo ridirò ma diteglielo anche voi: chiedere come faccio io di dare il voto alle amministrative agli immigrati non un è espediente cattocomunista. In Olanda e in Germania i figli degli immigrati votano da tempo" afferma Fini aggiungendo che non è detto che gli immigrati non possano votare per il Pdl. Sulla bioetica, Fini spiega che "legiferare sulla vita e sulla morte significa avere dei valori molto solidi e precisi. Dobbiamo trovare un punto di sintesi senza usare la scimitarra, per far arrivare l'Italia a punti in cui sono arrivati in Germania dove governa un partito che sta nel Ppe". Senza voler polemizzare con il Senato, il presidente della Camera, sottolinea che sul testamento biologico "non ci sarà nulla di male se si metteranno a confronto alcune posizioni e magari si voterà: sarà il primo momento in cui il Pdl dimostrerà di essere un partito complesso e complicato, quale deve essere un partito del 35-40% dei consensi".
Netta la presa di posizione anche sull'ipotesi di riaprire le indagini riguardo le stragi di mafia, duramente contestata dal premier durante il suo intervento alla Fiera di Milano. Berlusconi aveva definito "una follia che certe Procure da Palermo a Milano si occupino di fatti del '92 e del '93. Mi fa male pensare che persone pagate dal pubblico facciano cose per cospirare contro di noi che lavoriamo per il bene del Paese". Per Fini invece, il Pdl "non deve dare il più lontano sospetto circa l'indisponibilità ad accertare la verità sulle stragi. Se ci sono fatti nuovi le indagini vanno riaperte, anche dopo 14 anni. Soprattutto - ha aggiunto il presidente della Camera - se non c'è nulla da nascondere, come sono sicuro su Forza Italia e Berlusconi".
Infine, un consiglio al premier. "Caro Silvio, attento ai plauditori - conclude Fini - e cioè a quelli che dicono che va tutto bene e poi, quando Berlusconi non sente, dicono qualcos'altro”. [Adnkronos/Ing]