Giornata Mondiale dell'Acqua
400 milioni di bambini nel mondo non hanno il minimo d'acqua necessaria per sopravvivere
Venti litri sono il contenuto delle taniche d'acqua più diffuse in Africa. Con quella quantità d'acqua in Italia si scarica un paio di volte lo sciacquone del bagno, si annaffiano le piante del terrazzo o semplicemente si consuma acqua lasciando aperto il rubinetto della cucina per quattro minuti.
Un contadino africano, invece, dispone in media di una tanica d'acqua al giorno per tutte le sue esigenze. Con 20 litri - spesso però sono molti di meno - deve lavarsi e lavare i panni, cucinare, bere, irrigare. Una quantità irrisoria, se pensiamo che il fabbisogno giornaliero minimo indicato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità è di 50 litri, e che un cittadino italiano utilizza in media, ogni giorno, di ben 200 litri.
400 milioni di bambini, circa un quinto dell'intera popolazione infantile mondiale, non hanno nemmeno quegli indispensabili 20 litri d'acqua al giorno. Due secchi d'acqua potabile per consentire a un bambino di bere, lavarsi le mani per prevenire malattie infettive e cucinare un semplice pasto: senza questa quantità minima, i bambini divengono facile preda di malattie potenzialmente mortali, portate dal consumo d'acqua infetta o trasmesse per via orale a causa della mancanza di igiene personale.
Secondo il rapporto Unicef del 2005 "La Condizione dell'infanzia nel mondo", il 21% dei bambini dei paesi in via di sviluppo soffre di una grave penuria d'acqua e non ha fonti sicure d'approvvigionamento idrico a meno di 15 minuti di cammino da casa. Inoltre, circa 2,6 miliardi di persone non hanno accesso a servizi igienico-sanitari di base: tali privazioni costano la vita a molti di essi e sono all'origine di 1,6 milioni di morti tra i bambini, sugli 11 milioni di decessi infantili che complessivamente si verificano ogni anno.
"La nostra incapacità di fornire appena due secchi d'acqua al giorno ad ogni bambino è un affronto per la coscienza umana", ha affermato Carol Bellamy, direttore generale dell'Unicef. "In troppi stanno morendo a causa della nostra inerzia, e sulla loro morte domina un silenzio assordante".
Dovunque, la scarsa disponibilità di acqua pulita si accompagna ad alti tassi di mortalità infantile. Nell'Africa sub-sahariana, dove un bambino su 5 non arriva a compiere 5 anni, il 43% dei bambini fanno consumo d'acqua contaminata, rischiando ad ogni sorso la morte o malattie infettive.
Le conseguenze sulla salute infantile vanno molto oltre i 4.000 bambini che muoiono ogni giorno per malattie causate da acqua infetta, come la diarrea ed il tifo; molti altri milioni rischiano la morte per i continui attacchi delle malattie. Il mancato accesso ad acqua e servizi igienici blocca ogni progresso economico e sociale, i bambini continuano a morire per malattie prevenibili, i sistemi sanitari nazionali sono incapaci di rispondere alla situazione e le comunità locali gravemente impoverite.
"I bambini costretti a bere acqua contaminata e a vivere in condizioni antigieniche non hanno la possibilità di crescere sani", ha affermato Carol Bellamy, "ma quando le loro vite vengono protette, le famiglie ne risultano rafforzate e i loro bambini hanno la possibilità di nascere con prospettive migliori. Questa è la via più sicura, breve e intelligente per un futuro di speranza".
Quando i bambini hanno accesso a sufficienti scorte d'acqua, servizi igienici di base e all'educazione sanitaria, i risultati possono essere sensazionali in termini di riduzione della mortalità e delle povertà. La salute dei bambini migliora e la frequenza scolastica cresce, si comincia a intravedere la fine delle disuguaglianze, per le quali donne e bambine sopportano il fardello di procurare e trasportare l'acqua per tutta la famiglia, o sono escluse dalla scuola per l'assenza di bagni separati. Questi benefici possono iniziare attraverso misure semplici come un pozzo dotato di pompa manuale costruito presso una scuola, o la sterilizzazione dell'acqua da parte delle stesse famiglie, il cui costo sarebbe di pochi centesimi per bustina, o semplicemente insegnando ai bambini a lavarsi le mani, una misura che può ridurre la diarrea del 40%.
Quest'anno le Nazioni Unite hanno avviato l'International Decade for Action, con l'iniziativa "Acqua per la vita", una campagna internazionale per portare acqua pulita e servizi igienici di base nelle case e nelle scuole di tutto il mondo. Fornire tali servizi alle famiglie più povere costituisce lo sforzo centrale degli interventi diretti a conseguire molti degli Obiettivi di sviluppo del millennio, in particolare il quarto obiettivo, che richiama la comunità internazionale a tagliare di almeno un terzo la mortalità infantile causata da malattie prevenibili.
Un cambiamento di prospettiva a livello globale può costituire un potente strumento per ridurre la mortalità legata all'acqua e il suo devastante impatto economico e sociale.
"L'inconfessata convinzione che i decessi infantili siano la conseguenza inevitabile della povertà è al contempo pericolosa ed errata", ha dichiarato Carol Bellamy: "Sono queste morti che in realtà alimentano la povertà, intrappolando intere comunità nel circolo vizioso di malattie, privazioni e perdita di speranza. Non vi è nulla che ci impedisca di interrompere questo circolo. Le barriere sono solo nella nostra mente".
Durante il decennio dell'"Acqua per la vita", l'Unicef sosterrà i propri partner, inclusi i governi, le organizzazioni espressione della società civile e le comunità locali di oltre 90 paesi, per conseguire la fornitura di acqua potabile e servizi igienici nelle case e nelle scuole, promuovere la consapevolezza dell'importanza delle norme igieniche e potenziare le politiche nazionali per la protezione dell'infanzia.
- UNESCO
- UNICEF
- "Venti litri di solidarietà" campagna dell'AMREF
C'era una volta l'acqua che adesso non c'è più
di Umberto Eco [la Repubblica]
"SI POTREBBE cominciare così". Lo Scrittore lesse la prima frase che aveva scritto sul computer. Non era molto, né sapeva come andare avanti. Gli avevano chiesto un breve racconto sull'acqua. Non un romanzo, o una saga in molti volumi, impresa a cui si sarebbe accinto con lena ed energia; e nemmeno un saggio, in cui avrebbe potuto spaziare sulla presenza dell'acqua nelle grandi cosmogonie, da Talete ai Dogon, tanto per dire. Ma un racconto, una storia breve. Che non era nelle sue corde.
Cosa doveva rispondere? "Non mi è venuta l'ispirazione?". Ci avrebbe fatto la figura di un prefetto a riposo, Poeta a Proprie Spese, di quelli che credono al Demone.
Avrebbe potuto inventare una storia di fantascienza. Il bambino fa una domanda al papà mentre viaggiano sulla Grande Autostrada Po, che attraversa tutta l'Altura Padana.
Ha letto il termine "acqua" su un vecchio libro, e chiede che cosa voglia dire, mentre inghiotte la sua pillola giornaliera di H2O Synt2.
"Eh, l'acqua, l'acqua", gli dice il papà perplesso. "È una cosa che non c'è più su questa terra. Vedi, per esempio qui, sull'autostrada Po, non si andava in macchina, ma c'era l'acqua, come dire, una cosa bagnata, con dentro delle bestie senza zampe e senza ali, e che se ci cadevi dentro rischiavi di morire.
E quando scenderemo tra due ore alla Valle Tirreno, anche lì non c'erano tutti quei grattacieli, quei casinò, quei Luna Park e quei Fast Food per miglia e miglia. C'era tutta acqua. Vedi laggiù quei contadini che spargono sugli ombù e sulle palme quella polvere di H2O Synt4? Ecco, allora invece sulle piante cadeva l'acqua. "Ma come faceva l'acqua a cadere", chiede il bambino, "se stava in basso, nelle autostrade e nelle valli?" "Difficile da immaginare", dice il papà, "ma l'acqua cadeva anche dal cielo".
Il cielo adesso ti sembra tutto nero, ma allora era azzurro e pieno di una specie di lana bianca, che a un certo punto si disfaceva e cadeva giù l'acqua sotto forma di gocce. "Gocce?" "Si, palline, perline, quasi come quelle che si formano sulla tua pelle al mattino quando per pulirti ti nebulizzi con H2O Synt15. Solo che erano bagnate". "Io non so cosa voglia dire bagnato, ma certo un mondo con questa cosa che dici tu doveva essere bruttissimo", esclama il bambino.
E infatti come fare a spiegare a un bambino che cosa siano la pioggia, le cascate del Niagara, la Garganta do Diablo di Iguazùl, l'arcobaleno, il temporale, il mare, la neve e le sorgenti, se l'acqua non l'ha mai vista? E se le cose stanno così, non si può scrivere neppure questa storia, perché più di così il bambino non può capire e il padre non può dire.
Salvo che a quel certo punto lo Scrittore si è ricordato che al mondo, non quello della fantascienza ma quello della scienza, in certe zone, esistono bambini quasi così, che conoscono solo deserti solcati da crepe secche e vene di sale, e l'acqua non la vedono quasi mai, e quando arriva è razionata in certi contenitori - e naturalmente non ci sono neppure le pillole di H2O Synt.
E si è chiesto se davvero la storia di una possibile scomparsa dell'acqua sia una storia solo di fantascienza.
Ecco, si è detto allora, potrei raccontare la storia di come sia difficile raccontare questa storia.
Si è seduto al computer e ha iniziato a digitare: "Si potrebbe cominciare così".