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Giovanardi polemizza con Ikea perché gay-friendly

Nel mirino il manifesto del colosso svedese, coniato per la filiale di Catania, che ritrae due uomini che si tengono per mano e lo slogan: "Aperti a tutte le famiglie"

26 aprile 2011

Due uomini fotografati di spalle che si tengono per mano, e sopra lo slogan: "Siamo aperti a tutte le famiglie". La pubblicità gay-friendly di Ikea ha mandato su tutte le furie il sottosegretario alla famiglia Carlo Giovanardi, per il quale il colosso svedese con questo spot "offende la Costituzione". Un'opinione subito rispedita al mittente dalla multinazionale, che replica: nessuna offesa alla Costituzione e alla famiglia citata dall'articolo 29.
La pubblicità, che reclamizza l'apertura del nuovo punto vendita a Catania, recita testualmente: "Noi di Ikea la pensiamo proprio come voi: la famiglia è la casa più importante". E sottolinea: quello "che cerchiamo di fare è rendere più comoda la vita di ogni persona, di ogni famiglia e di ogni coppia, qualunque essa sia". Parole che non vanno giù a Giovanardi, da sempre paladino della famiglia tradizionale: "contrasta a gamba tesa contro la nostra Costituzione, è offensivo, di cattivo gusto - dice il sottosegretario intervenendo al programma KlausCondicio - Ikea è libera di rivolgersi a chi vuole e di rivolgere i propri messaggi a chi ritiene opportuno. Ma quel termine 'famiglie' è in aperto contrasto con la nostra legge fondamentale che dice che la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio".
Alla domanda se il Governo ricorrerà al Giurì di autodisciplina pubblicitaria, risponde di no, ma aggiunge che giudica "grave e di cattivo gusto che una multinazionale svedese, a cui il nostro Paese sta dando tanto in termini di disponibilità e che sta aprendo centri commerciali a manetta, venga in Italia e dica agli italiani cosa devono pensare e polemizzando contro la loro Costituzione. Credo che molti clienti dell'Ikea non lo riterranno gradevole".

Il responsabile delle relazioni esterne per l'Italia di Ikea, Valerio Di Bussolo, controbatte: "la Costituzione stabilisce qual è l'oggetto dei diritti, ossia quella fondata sul matrimonio, ma non definisce la famiglia tout court". Quella citata dall'articolo 29, che riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, "é una delle famiglie" precisa. "Noi abbiamo a che fare con una realtà quotidiana in continua evoluzione, ci sono tipologie di famiglie molto variegate" aggiunge, concludendo: "La campagna è finita e non rinneghiamo quello che abbiamo scritto".
Parole che non smuovono Giovanardi: "sono male informati" ribatte, e aggiunge: "la Costituzione rispetta tutte le formazioni sociali, e ci sono vari modi in cui uno può decidere di convivere, ma la famiglia della Costituzione è quella in cui c'é un uomo e c'é una donna, principio confermato più volte dalla Corte costituzionale".
La sortita di Giovanardi solleva anche le proteste di partiti e associazioni, sconcertati soprattutto dalla tempestività dell'attacco, che arriva all'indomani dell'aggressione omofoba alla deputata Paola Concia che passeggiava a Roma con la sua compagna. "Giovanardi non fa che rinfocolare in modo irresponsabile i peggiori sentimenti di odio che albergano nel Paese" insorge il vicepresidente del Pd Ivan Scalfarotto, mentre il senatore democratico Ignazio Marino sottolinea come il governo di cui il sottosegretario fa parte "diminuirà di 10 volte il Fondo delle politiche per le famiglie nel corso dei prossimi anni, portandolo dai 346 milioni di euro del 2008 ai 31 milioni previsti per il 2013".
"Ikea è un'azienda privata e può fare quel che vuole", commenta Franco Grillini dell'Idv, e il radicale Sergio Rovasio si augura che la Svezia faccia una protesta ufficiale e chiede immediate scuse dal Governo italiano. "Giovanardi dovrebbe stare attento a parlare come se fosse un ministro di un governo fondamentalista di tipo iraniano e confrontarsi di più con i suoi pari europei" osserva il presidente di Equality Italia Aurelio Mancuso, mentre per il comitato di Europride Roma 2011 il sottosegretario "rende ridicola l'Italia". [Lasiciliaweb.it]

 

 

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26 aprile 2011
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