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Giovanni Paolo II, un anno dopo

Ad un anno dalla scomparsa di Karol Wojtyla, un ricordo commosso verso il Papa più amato dai giovani

01 aprile 2006

Alle 21,37 del 2 aprile del 2005, moriva, all'età di 84 anni, Papa Giovanni Paolo II.
Papa Wojtyla ci lasciava dopo tre giorni di agonia e di dolore, ma anche di speranza e di preghiera. Il commosso annuncio della sua morte venne dato dal portavoce vaticano Joaquin Navarro Valls. Un ''amen'' fu l'ultima parola pronunciata dal Pontefice.
La notizia della morte del Papa venne comunicata alle migliaia di fedeli presenti in piazza San Pietro (circa 100mila), che accolsero la notizia in silenzio.
Si levò poi un lungo e intenso applauso. Nella grande piazza vaticana moltissimi piangevano, altri guardavano la finestra illuminata al terzo piano del palazzo apostolico, senza parlare investiti dal vuoto di quella che fu una grandissima mancanza.
Le campane di San Pietro risuonarono a lungo, tristemente.
Il cardinale Angelo Sodano, segretario dello Stato Vaticano, intonò il de profundis per Giovanni Paolo, e un altro applauso dal sagrato gremito accolse il termine della preghiera.
Dal governo italiano fu dichiarato il lutto nazionale per la durata di tre giorni a partire dal 3 aprile, poi prolungato fino all'8 aprile.
Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, ricordando la figura del pontefice concluse il suo discorso, trasmesso dalle Tv a reti unificate, dicendo che ''L'Italia piange la perdita di un padre, di una persona cara''.
Fu infatti questo, principalmente, Giovanni Paolo II, una figura cara a tutti, per i credenti, per i non credenti, per tutti gli appartenenti a qualsiasi religione e soprattutto per i giovani, quei giovani che Karol Wojtyla amò con tutto se stesso e che da questi fu ricambiato alla stessa maniera, quei giovani che seppe riavvicinare alla figura di Cristo in maniera dolce e paterna.

Quella di Karol Wojtyla è stata una delle figure più importanti di tutta la storia della Chiesa. Giovanni Paolo II fu il Papa della riconciliazione, il Papa del perdono e del dialogo multireligioso. Un Papa instancabile, che si recò in tutti gli angoli del mondo per vedere con i propri occhi tutte le popolazioni, e come non era mai successo prima tutte le popolazioni si accordarono sul fatto che sì, un dialogo poteva esistere pure nella sterminata diversificazione culturale tra un polo e l'altro del globo.

Nell'Angelus di domenica scorsa, Papa Benedetto XVI, successore di Giovanni Paolo II, ha letto ai fedeli alcune frasi di un'omelia che Papa Wojtyla avrebbe dovuto pronunciare il 3 aprile dell'anno scorso. L'omelia, pubblicata dall'Osservatore Romano subito dopo la morte di papa Wojtyla, non fu mai letta.
''All'umanità che talora sembra smarrita e dominata dal potere del male, dell'egoismo e della paura - si legge nel testo - il Signore risorto offre in dono il suo amore che perdona, riconcilia e apre l'animo alla speranza: è amore che converte i cuori e dona la pace''.
Benedetto XVI ha definito queste parole del predecessore ''un manoscritto che è come un testamento''. ''In questo manoscritto che è come un testamento - ha detto Papa Ratzinger - siamo invitati a comprendere e accogliere la divina misericordia''. Il Benedetto XVI ha poi voluto ricordare, commentando le letture bibliche, che ''la fede cristiana non è una ideologia ma è un'esperienza personale e comunitaria e da essa scaturisce un modo di pensare e di agire'', modi di pensare che Giovanni Paolo II tramutò puntualmente in azioni concrete.

Ad un anno dalla sua morte, il ricordo del del Papa polacco è più che un ricordo, è vivida e forte presenza, e il suo messaggio d'amore pulsa vitale nei cuori di tutti.


-  ''Addio Karol Wojtyla'', la notizia di un anno fa

- Il testamento di Giovanni Paolo II

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01 aprile 2006
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