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Giovedì nero per la mafia siciliana. Due le importanti operazioni condotte nelle mattinata di oggi in Sicilia

29 marzo 2007

Un giovedì nero quello di oggi per la criminalità organizzata Siciliana. Sono state infatti due le importanti operazioni antimafia, condotte quasi contemporaneamente, che si sono svolte a Palermo e Messina.

Trovato a Partinico (PA) un importante arsenale della mafia - Un arsenale, composto da decine di fucili, mitragliatrici, pistole e munizioni, è stato scoperto dalla polizia di Stato in un immobile a Partinico, comune a pochi km da Palermo. Secondo gli investigatori si tratta delle armi, perfettamente funzionanti, che erano a disposizione dei boss mafiosi. L'arsenale era nascosto in una intercapedine muraria di un immobile che risulta essere stato di proprietà di un esponente mafioso, sorvegliato speciale, che è deceduto da qualche anno. Il vano segreto è stato individuato grazie all'utilizzo di sofisticate apparecchiature della polizia scientifica della Direzione centrale anticrimine di Roma. Sono in corso accertamenti balistici finalizzati alla riconducibilità delle armi per verificare se sono state utilizzate in delitti compiuti in Sicilia a partire dagli anni Novanta. L'attività di indagine è stata condotta dalla Squadra mobile, coordinata dal procuratore aggiunto, Alfredo Morvillo e dal sostituto Francesco Del Bene della Direzione distrettuale antimafia.

A Messina sgominate due organizzazioni dedite alle estorsioni e al traffico di droga - I carabinieri del Comando provinciale hanno eseguito 23 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti dei presunti componenti di due gruppi criminali messinesi: il primo dedito all'usura e alle estorsioni, il secondo al traffico di armi e sostanze stupefacenti. Le due organizzazioni operavano a Messina e sulla fascia ionica della provincia. I provvedimenti cautelari sono stati firmati dal gip, Maria Eugenia Grimaldi, su richiesta del procuratore aggiunto, Salvatore Scalia e del sostituto, Vito Di Giorgio, della Direzione distrettuale antimafia.
Secondo gli investigatori, una delle organizzazioni attraverso atti intimidatori aveva costretto un imprenditore edile a versare grosse somme di denaro a tasso usuraio, e la richiesta di estorsione sarebbe proseguita anche dopo l'estinzione del debito che l'uomo aveva contratto con la banda. L'altra organizzazione scoperta dai carabinieri aveva base nella città dello Stretto, ma era ramificata nella fascia ionica della provincia e gestiva un consistente flusso di sostanze stupefacenti.
Nello stesso contesto investigativo i carabinieri del Reparto operativo avevano già arrestato alcuni indagati, sequestrando anche un chilo di eroina e mezzo chilo di hashish. Nell'operazione, denominata ''Nikita'', sono stati impiegati più di 200 carabinieri che hanno eseguito, oltre ai 23 arresti, anche diverse perquisizioni.

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29 marzo 2007
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