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Giro di vite contro le vergogne sanitarie

Primi provvedimenti dell'assessore alla Salute Massimo Russo dopo gli episodi al Policlinico di Messina

04 settembre 2010

Dopo il vergognoso "caso Messina" l'assessorato alla Salute, Massimo Russo, ha deciso per un 'giro di vite' nei confronti dell'uso delle strutture pubbliche da parte di soggetti non strutturati e l'attività intramoenia.
Ieri Russo ha inviato una direttiva ai direttori generali delle aziende del servizio sanitario che vieta l'attività assistenziale diretta a borsisti, specializzandi e medici non autorizzati, pena severe sanzioni verso le strutture che non si adegueranno alla nuova disciplina dell'esercizio della professione medica "intramuraria".
Un'azione che l'assessore regionale alla Sanità ha voluto muovere proprio dopo quanto accaduto nei giorni scorsi al Policlinico di Messina (LEGGI). Nell'incredibile caso della lite tra medici, infatti, è emerso che uno dei due litiganti, Antonio De Vivo, era un assegnista di ricerca che non poteva, dunque, svolgere alcuni attività assistenziale all'interno dell'ospedale.
"Dopo quel che è avvenuto a Messina - ha detto Russo - abbiamo voluto analizzare il nostro sistema e richiamare la responsabilità dei direttori delle aziende sanitarie su due punti: il primo riguardo alla presenza di soggetti non strutturati negli ospedali pubblici, cui deve essere preclusa ogni forma di assistenza diretta: non è possibile che in una struttura pubblica un soggetto non autorizzato possa svolgere assistenza poiché ci va di mezzo la sicurezza dei cittadini".
Poi prendendo spunto da questa vicenda, ha proseguito l'assessore, sono stati invitati i direttori a pretendere chiarezza massima su alcuni punti che riguardano la trasparenza: l'attività libera professionale non deve mai prevalere su quella istituzionale, si è tenuti a chiarire il costo delle prestazioni e se l'attività è stata prestata in una struttura pubblica o privata. Inoltre aziende e professionisti dovranno pubblicare sul sito Internet i costi delle loro prestazioni. "Un invito anche ai cittadini - ha aggiunto Russo - a chiedere la ricevuta fiscale quando si recano presso studi medici professionali".
I direttori generali delle strutture pubbliche siciliane avranno 60 giorni da oggi a disposizione per relazionare all'assessorato al termine di una ricognizione delle autorizzazioni rilasciate al personale.

Ritornando sul "caso Messina" l'assessore Russo ha poi aggiunto: "Non vorrei che queste vicende gravi, sconcertanti per certi aspetti, diventino l'occasione per una sorta di razzismo mediatico i cui segnali sono già evidenti". "Queste vicende accendono i riflettori sulla Sicilia - ha continuato Russo - come è giusto che sia. Noi non sottovalutiamo questi casi e responsabilmente li vogliamo affrontare. Però è corretto dire che non si tratta di casi unici e peculiari di questo territorio". "Negli ultimi anni infatti - ha precisato - si sono verificati casi analoghi in altre parti d'Italia. Ad Arezzo sono morti una donna e un bambino e ieri a Padova c'è stato un caso di morte per mala sanità". "Per questo chiedo equilibrio e una rigorosa lettura - ha concluso Russo - della documentazione dei fatti. Non possiamo decidere sull'onda emotiva. Abbiamo preso i provvedimenti quando c'erano fondati motivi. Credo che difficilmente si registri in Italia una tempestività pari a quella che ha caratterizzato il nostro intervento sul caso Messina".
Infine un annuncio: "Saranno chiusi i punti parto che registrano meno di 500 nascite all'anno. Questo sarà un modo per salvaguardare maggiormente la sicurezza alle donne e ai nascituri - ha spiegato l'assessore alla Salute - Sarà adottato inoltre sempre maggiore rigore controllo nei confronti dei parti cesarei che continuano ad essere troppi in Sicilia. Nella regione, seconda alla Campania, i parti cesarei sono il 52%". Per quanto riguarda i punti nascita in tutta la Sicilia sono circa 70 "e quelli che fanno meno di 500 nascite all'anno - ha concluso Russo - sono circa il 10% e proprio questi saranno chiusi".

E nell'ambito dell'inchiesta sulla lite tra i due medici nella sala parto del Policlinico, la Procura di Messina ha iscritto nel registro degli indagati anche una ostetrica. Oltre alla donna, sono già indagati il prof. Domenico Granese, direttore dell'unità operativa di ostetricia e ginecologia, i medici che hanno litigato, Antonio De Vivo e Vincenzo Benedetto ed i sanitari Vittorio Palamara e Alfredo Mancuso, che hanno operato la paziente. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di lesioni personali colpose e omissioni.

[Informazioni tratte da Ansa, La Siciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it]

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04 settembre 2010
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