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Giù le mani dall'Istituto regionale della vite e del vino!

Il mondo del vino siciliano in subbuglio contro l'ipotesi di chiusura dell'Irvv ventilata negli ambienti dell'Ars

27 aprile 2011

Il mondo enologico siciliano è in rivolta contro l'ipotesi di chiusura dell'Istituto regionale della vite e del vino ventilata negli ambienti dell'Ars, in vista dell'approvazione del bilancio, e difende a denti stretti l'Istituto, visto come una risorsa "autorevole e riconosciuta" del sistema pubblico regionale.
Dopo la presa di posizione dell'Assovini e dell'Assoenologi, che hanno espresso una netta contrarietà all'ipotesi di soppressione dell'Irvv, scendono in campo anche i produttori più noti dell'isola. A cominciare da Giacomo Rallo, fondatore di Donnafugata, marchio storico del vino siciliano.
"Perchè sciogliere l'Irvv? - si chiede - Sarebbe un paradosso difficile da spiegare a quanti, invece, ce lo invidiano. Senza l'Istituto il processo di modernizzazione del sistema produttivo vitivinicolo non si sarebbe potuto realizzare e sarebbe stato circoscritto ad una piccola nicchia di produttori. Oggi, con una platea, più ampia e riconosciuta, di aziende che fanno qualità, il Brand Sicilia è più forte e i nostri vini si possono confrontare al meglio sui mercati esteri. Proporlo in questo momento di ripresa del nostro export - aggiunge Rallo - sarebbe davvero negativo. Capisco e sono d'accordo nel definire una politica di razionalizzazione della spesa regionale, ma non è detto che questo obiettivo si raggiunga con la cancellazione dell'Irvv".

Giovanni Greco, presidente della Cantina sociale Viticultori Associati di Canicattì, parla di "errore grave che non tiene conto della realtà dei fatti e rischia di mandare in fumo un processo importante di certificazione del vino siciliano, a garanzia delle aziende e dei consumatori. Oggi l'Irvv - sottolinea - è per il Mipaf l'unico ente autorizzato a certificare il vino, con costi abbordabili per i produttori e con garanzie da servizio pubblico. Senza l'Irvv, dovremmo andare, ad esempio, in Veneto, pagare le analisi con costi notevolmente più alti e con la sensazione, sgradevole, di aver affidato il vino che produci al giudizio di operatori interessati di una regione concorrente. Sarebbe una follia".
Gli fa eco il cavaliere del lavoro di Catania, Giuseppe Benanti, storico produttore dell'Etna: "mi sembra un'idea non percorribile, non verrebbe riconosciuto tutto quello che ha fatto l'Irvv per le aziende che sono state supportate, in tutti questi anni, con prestigio. Chi fa queste proposte ignora il funzionamento dell'Irvv".
Tra le voci a difesa dell'Istituto, anche quella di Giorgio Calabrese, Presidente dell'Onav e nutrizionista di fama internazionale. "Pur comprendendo le idee di razionalizzazione dei costi invito a riflettere sull'ipotesi di un'eventuale accorpamento dell'Irvv, poichè ritengo che l'Istituto svolga un ruolo importantissimo nel campo dell'approfondimento del legame tra territorio, produttori e cultura del vino, soprattutto nell'educazione dei consumatori".

Da Trapani anche l'azienda Firriato, attraverso le parole di Vinzia Novara Di Gaetano, mostra stupore: "non credo che ci sia qualcuno che, in Sicilia, possa davvero invocare la chiusura dell'Irvv, uno dei pochi istituti regionali che ha dato una mano concreta al sistema produttivo, con la ricerca e la sperimentazione sui vitigni autoctoni, con le analisi sui terreni e che, sull'internazionalizzazione, ha ben operato per lo sviluppo del comparto, sostenendo l'immagine del vino siciliano nel mondo. C'è competenza, professionalità e conoscenza delle specificità del vino, un prodotto che non può essere assimilato ad altri e che deve prevedere un marketing dedicato. Non dimentichiamo - spiega Vinzia Di Gaetano - che il settore vitivinicolo della Sicilia è l'unico comparto agricolo che produce margini e investimenti privati".
Franco Di Miceli delle Cantine Patria, da Catania, è sulla stessa lunghezza d'onda ed imputa la proposta di chiusura dell'Irvv "ai soliti invidiosi che guardano con sospetto il lavoro egregiamente svolto dall'Istituto. Molte aziende sarebbero restate al palo - commenta Di Miceli - e saremmo restati una regione produttrice di vini da taglio".
E l'Amministratore di Pro.vi. Antonino Cambria - altro consorzio di produttori oltre all'Assovini - si dice "sconcertato per una proposta sgangherata che vorrebbe eliminare un punto di riferimento essenziale per il sistema produttivo. Mi sembra davvero una mossa che non tiene conto del valore economico e produttivo della filiera della vite e del vino in Sicilia".

- Ecco di cosa si occupa l'Irvv (SiciliaInformazioni.com)

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27 aprile 2011
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