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Giustizia lumaca...

Otto anni per scrivere una sentenza, e intanto i boss condannati a decenni di carcere sono liberi

12 marzo 2008

Otto anni fa, nel maggio del 2000, dal Tribunale di Gela (CL) furono condannati Giuseppe Lombardo e Carmelo Barbieri, due mafiosi considerati esponenti di primo piano di Cosa nostra, a 24 anni di reclusione ciascuno. Venne condannata anche la moglie del boss Piddu Madonia, a 8 anni di reclusione, e altri quattro favoreggiatori di Cosa nostra condannati a pene minori.
Ecco, dopo otto anni dall'emissione della condanna, le persone sopracitate sono libere da 6 anni perché il giudice che emise la sentenza, Edi Pinatto non ne ha ancora scritto le motivazioni.
Il giudice Pinatto avrebbe dovuto scrivere e depositare quella sentenza tre mesi dopo, ma non è accaduto e nel frattempo i condannati, che non abbiano altre sentenze in giudicato, sono a piede libero.
Nel frattempo Pinatto è stato trasferito dal Tribunale di Gela alla procura di Milano, dove fa il pm. Interpellato ha detto che scriverà la sentenza “fra alcuni mesi”...

“Sono almeno 4 anni - ha detto il sindaco di Gela, Rosario Crocetta - che mi batto per chiedere il deposito della sentenza di quel processo. Stiamo parlando di personaggi mafiosi, un'intera cosca di Cosa Nostra, che passeggiano tranquillamente per le strade di Gela malgrado sentenze pesanti, anche a 24 anni”. Il sindaco, che da anni si batte contro la mafia, ha quindi parlato di “situazione scandalosa che non precedenti”.

Ma a quanto pare non sono serviti a nulla i provvedimenti disciplinari che il Csm ha già adottato con Pinatto, il quale ha già perso 26 mesi di anzianità. "Ho depositato nove delle dieci sentenze arretrate lavorando durante tutti i periodi di ferie", ha dichiarato "senza alcun intento polemico" Pinatto. Il magistrato con questa affermazione ha voluto quindi sottolineare la "buona volontà di depositare tutti gli atti per tempo".
A quanto si è appreso, l'ultima delle dieci sentenze che resta da depositare dovrebbe essere in cancelleria entro il mese di marzo. Tra le sentenze arretrate, le ultime depositate risalgono al settembre scorso e riguardavano una condanna a 15 anni di reclusione per associazione mafiosa a carico del capoprovincia Nisseno Piddu Madonia, in un caso, e quella a carico di un ufficiale di polizia giudiziaria accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Tra le altre sette depositate in ritardo, c'erano altri fatti di associazione mafiosa, incidenti sul lavoro e tentato omicidio.

"Entro la fine di questo mese o nei primi giorni del prossimo deposito la sentenza", disse Pinatto il 5 giugno del 2006, interrogato dal pm di Catania Ignazio Fonzo nell'ambito della prima inchiesta che lo vedeva indagato per omissione di atti d'ufficio sempre per questo caso. Nel corso di quell'interrogatorio Pinatto, disse che aveva lasciato Gela prendendo il possesso anticipato alla procura di Milano e che poiché aveva un residuo di 10 sentenze da scrivere aveva anche preso le ferie per redigerle. Al pm Fonzo che lo interrogava, Pinatto disse anche che se non fosse stato trasferito subito le avrebbe scritte tutte, compresa la 'Grande Oriente'. L'interrogatorio si concluse con l'impegno di scriverle. 

L'azione disciplinare nei confronti di Edi Pinatto è già stata esercitata dall'ex ministro della Giustizia Clemente Mastella l'11 gennaio scorso. L'udienza per la sospensione provvisoria dalle funzioni, chiesta da Mastella è stata fissata dal Csm per il prossimo il 4 aprile. Lo rende noto il ministero della Giustizia. "L'auspicio - si legge in un comunicato - è che entro tale data vengano adottati tutti i provvedimenti necessari per rimuovere la situazione di ingiustificabile ritardo nel deposito delle sentenze che si è verificata. In questo modo sarà possibile, come è ferma intenzione del ministro Scotti, attivare i meccanismi che consentiranno ad un altro magistrato del collegio giudicante di scrivere le motivazioni in questione".
Il ministro della Giustizia, Luigi Scotti, commentando la notizia ha assicurato il proprio intervento. “Certo che interverrò, è mio dovere d'ufficio mettere mano a questa situazione. Quel giudice ha già avuto una perdita di anzianità di due anni. Ora vediamo come intervenire; sta diventando tutto assurdo in questo Paese”, ha dichiarato Scotti. 

Intanto si è saputo solo ieri che già da una decina di giorni la Procura della Repubblica di Catania ha chiesto un nuovo rinvio a giudizio per omissione in atti d'ufficio del giudice Pinatto proprio per il mancato deposito della motivazione del processo 'Grande Oriente' emessa nel 2000 quando era in servizio a Gela. La richiesta è stata firmata dal procuratore Vincenzo D'Agata e dal sostituto Antonino Fanara.
Il giudice Pinatto è stato sentito due settimane fa dalla procura della Repubblica di Catania e ai magistrati che lo hanno interrogato, a conclusione delle indagini, avrebbe riferito che la motivazione sarà depositata nel più breve tempo possibile. Il procuratore D'Agata e il sostituto Fanara, visto che analoga precisazione era stata fatta nel 2006 ma senza conseguenze, hanno deciso di chiedere il suo rinvio a giudizio.

[Informazioni tratte da La Sicilia.it, Il Messaggero.it, Adnkronos/Ign]

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12 marzo 2008
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