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Giustizia per Maria Grazia Cutuli

Condannato a morte il suo assassino, ma Maria Grazia non avrebbe voluto questo

22 novembre 2004

Era il 19 novembre del 2001 quando Maria Grazia Cutuli, inviata catanese del "Corriere della Sera", insieme a Julio Fuentes, reporter de "El Mundo", al cineoperatore australiano Harry Burton e al fotografo Azizullah Haidari della "Reuters", venivano uccisi da un gruppo di uomini armati a Tangi Abrishum, circa 90 chilometri ad est di Kabul. Il gruppo di giornalisti era stato intercettato mentre cercava di raggiungere dal Pakistan la capitale afghana, dopo la sconfitta del regime dei taliban.
Dopo tre anni e un giorno Reza Khan, 29 anni, accusato di essere l'assassino di Maria Grazia Cutuli e degli altri tre giornalisti è stato condannato a morte da un tribunale di Kabul.

"La sua colpa nel crimine è stata provata e non ci sono dubbi", ha dichiarato il giudice della Corte Nazionale di Sicurezza, Abdul Baset Bakhtari. Il gruppo di giornalisti era stato intercettato mentre cercava di raggiungere dal Pakistan la capitale afghana, dopo la sconfitta del regime dei taliban. Parlando prima dell'udienza finale, Reza Khan ha detto di aver materialmente sparato solo al giornalista afghano e di averlo fatto perché gli era stato ordinato, pena la sua morte. "Sono stato costretto ad andare là, e mi dispiace per quell'attacco contro stranieri e locali", ha detto ai giudici della Corte. "Cerco il perdono - ha implorato - perché sono stato costretto, dietro minaccia, da Mohammad Agha (da lui identificato come un capo di guerriglieri locali)".

Secondo il racconto dell'imputato, dopo aver catturato i giornalisti, Mohammad Agha chiamò con un telefono satellitare un uomo conosciuto come "Il Fratello Mullah". Dopo la conversazione, mise i sequestrati in fila e sparò per prima a Maria Grazia Cutuli. Sempre Khan, in un'altra precedente confessione, aveva indicato come capo di riferimento del suo gruppo Mahmood Zar Jan. Mahmood Zar Jan, Mohammad Agha ed altri membri della formazione terroristica sono ancora latitanti.
Khan, condannato a morte, potrà fare ricorso contro la sentenza. Se la decisione dovesse essere confermata anche in secondo grado, sarà impiccato.

Reza Khan è stato condannato dal tribunale anche per il reato di violenza carnale nei confronti della giornalista italiana e per questo gli sono stati inflitti 15 anni di carcere. Circa questa accusa l'uomo aveva in un primo Reza Khanmomento confessato e successivamente ritrattato le sue ammissioni. E ancora oggi, prima della sentenza, ha negato di aver ucciso i giornalisti stranieri e l'accusa di stupro. Nell'agosto di quest'anno il procuratore aggiunto di Roma, Italo Ormanni, titolare delle indagini sull'omicidio della giornalista, aveva dichiarato che "dall'autopsia eseguita a suo tempo da tre medici legali sul cadavere di Maria Grazia Cutuli non emerse alcuna traccia di violenza".
L'uomo è stato anche condannato per aver ucciso sua moglie, un reato questo che ha ammesso.

Dai genitori di Maria Grazia Cutuli arriva un lezione di grande civiltà: "Siamo contrari alla pena di morte. Non abbiamo mai pensato che chi ha ucciso Maria Grazia potesse essere condannato alla pena capitale: questo non ci avrebbe ridato nostra figlia".
Così Agata D'Amore, madre della giornalista catanese, commenta la condanna a morte inflitta all'assassino della figlia. "Ci rimettiamo a quello che la giustizia crede di fare e ai magistrati italiani, che ritengo vogliano interrogarlo - ha aggiunto la donna - ma da cristiani siamo sempre stati contrari alla pena di morte".

La scorsa settimana, prima che il tribunale afghano emettesse la senta di morte di Reza Khan, ai genitori di Maria Grazia Cutuli era stata consegnata dall'Università di Catania la pergamena della laurea in Lettere e filosofia che la figlia aveva conseguito nel 1985. "Pensavo che ogni anno le commemorazioni sarebbero state sempre più deserte - ha detto la signora D'Amore -, invece no, ne nascono sempre di nuove e oggi è la cosa che avrebbe forse gradito di più".
"Il messaggio più forte che spero la scomparsa di mia figlia possa lasciare - ha aggiunto la mamma di Maria Grazia - è quello di imparare a vedere la vita sotto un altro aspetto, come faceva lei che amava l'Africa e tutte le persone che soffrono e non pensava mai alla paura. E' comunque bello sapere che la gente ha un 'dolce ricordo' di lei".
La cerimonia è stata anche occasione per presentare il volume "Per ricordare Maria Grazia Cutuli", edito dalla facoltà in collaborazione con il Corriere della Sera, che raccoglie gli articoli di Maria Grazia pubblicati sul quotidiano milanese.

- I suoi reportage sul Corriere della Sera

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22 novembre 2004
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