Giusto per ribadire il concetto: "U mari nun si spirtusa"
Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando al fianco di Greenpeace per dire stop alle trivelle in Sicilia
La scorsa settimana, subito dopo l'alba, una decina di attivisti di Greenpeace ha inscenato una simulazione di disastro petrolifero sulla spiaggia di Mondello, per denunciare il pericolo che corre il mare siciliano a causa della firma - avvenuta lo scorso 4 giugno - di un protocollo di intesa tra la Regione Siciliana e Assomineraria, Eni, Edison e Irminio per lo sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio presenti nel Canale di Sicilia.
Gli attivisti hanno "smascherato lo scandaloso voltafaccia del Presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta", esponendo uno striscione con il messaggio 'Un mare di bugie - Crocetta regala il nostro mare ai petrolieri'.
"Solo due anni fa, l'allora candidato alla presidenza della Regione Siciliana Rosario Crocetta firmava il nostro appello contro le trivellazioni nel Canale di Sicilia" ha spiegato Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia. "E ancora il neo-Presidente nell'aprile 2013, - ha aggiunto Giannì - garantiva in un'audizione all'Assemblea Regionale siciliana un immediato sostegno della Regione contro tali progetti. Cosa è successo alla Regione Siciliana? Come mai è passata improvvisamente dalla parte del mare a quella dei petrolieri?".
Ben 49 sindaci, ricorda l'associazione ecologista, hanno firmato due anni fa l'appello di Greenpeace "U mari nun si spirtusa". Al momento, riferisce l'associazione, "hanno confermato la loro partecipazione all'evento il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, insieme a altri amministratori, associazioni di settore e comitati locali che da tempo sono impegnati in questa battaglia". Dall'inizio del tour italiano della Rainbow Warrior, la celebre nave di Greenpeace, oltre 32 mila persone hanno già firmato la Dichiarazione di Indipendenza dalle fonti fossili, attraverso una petizione online lanciata da Greenpeace per dire basta a petrolio e carbone, in favore di energie rinnovabili ed efficienza.
Il sindaco di Palermo e presidente dell'Anci Sicilia, partecipando all'iniziativa dell’associazione ha detto: "C'è un rapporto stretto di collaborazione tra Greenpeace e l'amministrazione comunale e la città che in occasione dell'arresto di 30 attivisti che si opponevano alle trivellazioni dell'Artico Russo si è schierata al suo fianco". "Il Mediterraneo va preservato dai possibili pericoli delle trivellazioni - ha aggiunto Orlando - La Regione appare sempre più la lontana dalle esigenze e dalle prospettive di sviluppo di questa terra. Come presidente dell'Anci Sicilia sono qui per dire che esistono dei territori che rispondono a un bisogno di futuro e messa insicurezza del nostro futuro". "Chiederemo, come Anci Sicilia, al ministro dell'ambiente di sospendere le autorizzazioni per le trivellazioni nel Mediterraneo, e un incontro tecnico con le autonomie locali", ha aggiunto Orlando.
Dalla Rainbow Warrior, nel fine settimana ormeggiata nel porto di Palermo, gli ambientalisti chiedono all'Anci Sicilia di intraprendere una battaglia giudiziaria per fermare il progetto OffShore Ibleo di Eni, al largo della costa tra Gela e Licata. A fine maggio, il ministero dell'Ambiente ha dato l'ok alla valutazione di impatto ambientale del progetto, pur con qualche prescrizione che prevede due pozzi esplorativi e una serie di oleodotti collegati a una piattaforma. Per Greenpeace lo studio di impatto ambientale di Eni è "insufficiente", mentre definisce il decreto ministeriale "silente" sotto il profilo del rischio geologico ed ambientale e della sicurezza in caso di incidenti, autorizzando, tra l'altro, attività rischiose in un'area tutelate con siti della rete "Natura 2000".
"Questo decreto è scandaloso - ha detto in conferenza stampa Alessandro Giannì -. È gravissimo che sia stata autorizzata la realizzazione di impianti industriali quando non si conoscono nemmeno gli scenari da valutare". Dal monitoraggio dell'associazione, sul rischio ambientale da trivelle emerge poi che sarebbero una ventina le concessioni in fase di definizione per progetti di ricerca e coltivazione di compagnie petrolifere nella costa sud della Sicilia, da Marsala a Ragusa. Per fermare "le perforazioni nel mare Nostrum", per Greenpeace tocca ai sindaci agire per chiedere la revoca delle autorizzazioni, mentre accusa il governo Crocetta di aver fatto marcia in dietro nella battaglia in difesa dell'ambiente marino.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Corriere del Mezzogiorno]