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Giusto una precisazione...

Dal Quirinale sottolineano che il Capo dello Stato non ha alcuna intenzione di sottrarsi alla deposizione nel processo Stato-mafia

27 novembre 2013

Il Quirinale ha voluto precisare che il Capo dello Stato con la lettera inviata alla Corte d'Assise di Palermo (LEGGI) non ha detto 'no' alla deposizione nel processo Stato-mafia. "Con la lettera che il Presidente della Repubblica ha inviato il 31 ottobre scorso al presidente della corte di Assise di Palermo - si legge in una nota del Colle - si è ritenuto doveroso offrire all'organo giudicante elementi di fatto idonei a valutare più approfonditamente l'utilità della testimonianza del Capo dello Stato, la quale è stata ammessa dalla corte stessa, a norma dell'art. 190 del codice di procedura penale, solo in quanto non manifestamente superflua o irrilevante. Lo si precisa in relazione ad interpretazioni non corrette riportate dalla stampa".

"La lettera inviata, pertanto, non preannuncia - prosegue il comunicato della presidenza della Repubblica - alcuna determinazione del Presidente a questo riguardo. Neanche quella di 'non andare a Palermo' (come impropriamente si è scritto) per rendere una testimonianza, che comunque dovrebbe, per espresso disposto di legge, essere acquisita nel luogo in cui esercita le sue funzioni, ossia al Quirinale".
Ricordiamo che, il Presidente della Repubblica, su richiesta della Procura di Palermo, era stato citato come teste per riferire di una lettera ricevuta dal suo consigliere giuridico Loris D'Ambrosio.

La precisazione del Quirinale non ha però fermato la critica feroce di Beppe Grillo. "C'è chi non parla e chi invece parla dopo anni di silenzio. Napolitano ha fatto sapere ai giudici di Palermo che non ha nulla da dire. Preferisce stare a Roma. Lo ha fatto con una lettera. Ha tracciato una nuova linea giudiziaria. D'ora in poi - accusa Grillo in un post dal titolo 'Perché non parli?' - sull'esempio presidenziale, i testimoni per evitare l'interrogatorio potranno scrivere al giudice in carta semplice giustificazioni del tipo 'Non c'ero e se c'ero dormivo', 'Non scocciatemi che ho altro da fare' o anche 'Niente di utile da riferire'".

"Chi invece ha parlato durante l'ora d'aria nel carcere di Opera è Totò Riina, anche lui coinvolto nel processo Stato-mafia. Riina è stato intercettato da una cimice della Dia. Un lungo dialogo che è stato subito reso pubblico. In questo modo i suoi messaggi sono arrivati a destinazione. Chi doveva capire ha capito. E' sorprendente - sottolinea il leader M5S - che le parole di Riina non siano state vincolate alla segretezza e rese disponibili solo alla magistratura". "'Sono stati capaci di portarsi anche Napolitano', 'Questi cornuti, se fossi fuori gli macinerei le ossa (minaccia rivolta ai giudici di Palermo)', 'Questi pm mi fanno impazzire'. 'Ma che vuole questo? Perché mi guarda? A questo devo fargli fare la fine degli altri (riferito a Nino Di Matteo)', 'Queste cose i picciotti di Cosa Nostra non dovranno saperle mai (forse riferendosi alla trattativa Stato - mafia)'. Meglio di così - riflette Grillo - poteva essere solo un'intervista data da Riina in prima serata al telegiornale".

"Che ci sia stata una trattativa tra alcune parti dello Stato e la mafia è ormai il segreto di Pulcinella. E' però strano che in galera ci siano finiti solo i mafiosi e tutti i politici (quali?) che sono stati coinvolti siano a piede libero. Il 41 bis per i politici non è mai stato applicato. Nino Di Matteo ha dichiarato che 'Cosa nostra non è sconfitta e mantiene rapporti con le istituzioni' e che Riina 'E' un soggetto che potrebbe essere in grado di comandare ancora dal carcere'. L'ora d'aria forse serve a questo, a dare ordini", conclude il leader M5S.

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27 novembre 2013
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