Gli ''alieni'' vivono nel Mediterraneo. Il Mare Nostrum ospita ogni mese un nuovo ''ospite straniero''
E' il Mediterraneo il mare più gettonato del Pianeta, terreno di conquista per nuove specie aliene, fra animali e vegetali. Non a caso è il più colpito al mondo dall'invasione, tanto da aver raggiunto il record di nuovi pesci: un ospite ''straniero'' in arrivo ogni mese.
Ospiti che si trovano talmente bene da diffondersi rapidamente e modificare il nostro delicato habitat marino, ponendo un problema per la tutela della biodiversità e dell'ambiente.
E' questo il dato più eclatante che emerge dalla prima banca dati sulle specie aliene realizzata nel bacino del Mediterraneo dall'Istituto per la ricerca applicata sul mare (Icram). ''Quello che ci preoccupa - afferma Franco Andaloro, direttore di ricerca dell'Icram - non è tanto la ricolonizzazione dei pesci di un mare relativamente giovane come il Mare Nostrum, di appena 50 milioni di anni, quanto la rapidità con cui si sta verificando il fenomeno''.
Solo nel giugno del 2006 le nuove specie di pesci erano 110, mentre adesso sono già 120, su un totale di 750 specie aliene fra animali e vegetali registrate nel Mediterraneo. A metterci lo zampino, oltre all'introduzione volontaria e involontaria da parte dell'uomo, e l'arrivo per vie naturali, una novità, che riguarda inaspettati effetti ''collaterali'' dei mutamenti climatici. ''E' cambiata la circolazione delle acque del Mediterraneo, legata a meccanismi di salinità e di temperatura - spiega ancora Andaloro - il riscaldamento del mare nel tempo ha portato infatti ad una inversione delle correnti, la cosiddetta 'circolazione termoalina'. Prima i movimenti delle correnti superficiali avvenivano da ovest ad est, mentre adesso avvengono da est a ovest''. Con quali effetti? ''Una rapida propagazione di specie di origine indopacifica - aggiunge l'esperto dell'Icram - al posto di quelle di origine atlantica, come avveniva in passato''.
Fra i nuovi pesci del Mar rosso sono otto quelli ormai comuni nel nostro mare, attraenti come pesce flauto, Stephanolenis diaspor (un cugino del pesce balestra), barracuda indopacifico e Leiognathus klunzingeri, oppure dal nome curioso come Siganus luridus e Siganus rivulatus (vegetariani come la salpa, che hanno rimpiazzato nei mari greci), Etrumerus teres (una sorta di grossa sardina), Penpheris vanicolensis. Tutti pesci stranieri che vivono comunque in allegra compagnia.
L'Icram ha censito 565 specie aliene appartenenti a 8 gruppi animali e vegetali (132 vegetali 25 cnidari, 12 ascidacei, 141 molluschi, 59 anellidi, 120 pesci, 60 crostacei 16 briozoi) di cui 185 già presenti nei mari italiani. Il 63% di queste arriva dal Canale di Suez, mentre il 29% è di provenienza atlantica. ''Tra i crostacei - racconta Andaloro - è tornato con le acque di zavorra il granchio americano. Mentre il gambero giapponese, che non ha avuto fortuna in acquicoltura si è trovato benissimo in mare, ed è esploso con le alte temperature''.
L'invasione di specie aliene è ormai un problema globale, dove la presenza di nuovi inquilini può provocare effetti catastrofici: dall'Oceano indiano alle prese con una stella marina che sta distruggendo i coralli delle Seychelles, alla cozza zebrata australiana, presente nei bacini di acqua dolce e che ne riduce la portata, compromettendone l'ambiente.