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Gli archeologi contro il "modello siciliano" del governo regionale

I docenti universitari di archeologia contestano con un documento il sistema dei Beni culturali della Regione Siciliana

14 ottobre 2021
Gli archeologi contro il  ''modello siciliano'' del governo regionale
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La Regione Siciliana spende poco dai fondi europei per i Beni culturali, "non offre alcuna chance ai giovani archeologi" e, "con uno dei patrimoni archeologici più ricchi d'Italia, mette ai margini chi di archeologia si occupa per mestiere".

È quanto afferma il documento della Federazione Consulte Universitarie di Archeologia, che raccoglie la quasi totalità dei docenti italiani della materia e che accusa la giunta Musumeci di aver messo mano a una "rimodulazione" del sistema dei Beni culturali che farà prevalere la burocrazia sulle competenze scientifiche.

Scavi nella Valle dei Templi

"Nella regione con uno dei patrimoni archeologici più ricchi e complessi del Paese - afferma il documento - sono archeologi soltanto 4 su 14 direttori di Parchi archeologici; solo una sezione archeologica di soprintendenza ha un responsabile archeologo; neanche uno dei soprintendenti siciliani è archeologo. Stupisce poi l'affermazione del presidente della Regione, secondo cui gli archeologi non debbano dirigere i Parchi archeologici, diversamente da quanto accade nel resto d'Italia".

"Il sistema, per come si è configurato attualmente - proseguono i docenti universitari - non sembra brilli per efficienza: lunghissimi i tempi di risposta all'utenza, solo l'8% la percentuale di fondi europei spesi dall'Assessorato Beni culturali".

Scavi a Selinunte

La Federazione chiede che l'Assessorato Regionale Beni Culturali renda omogenea la propria struttura a quella del corrispondente Ministero "affidando ai funzionari archeologi, già in servizio nell'amministrazione, la responsabilità delle sezioni tecnico-scientifiche". Così si "riporta alla legittimità e alla legalità gli organi di tutela e di valorizzazione, nell'ambito di un piano realmente finalizzato alla riduzione delle postazioni dirigenziali, a un vero risparmio di spesa e a ridare efficienza al sistema. Soltanto una vera riorganizzazione fondata sulla valorizzazione delle competenze e su una effettiva razionalizzazione può, inoltre, aprire le porte all'immissione nei ruoli dell'Assessorato regionale di giovani professionisti dei beni culturali, ai quali oggi non viene offerta nessuna chance nell'isola".

Scavi a Entella

La Federazione si chiede, infine, "che fine abbia fatto il Consiglio regionale dei Beni Culturali, organismo tecnico-scientifico prezioso per indirizzare le scelte dell'Assessorato". "Ci rivolgiamo dunque al presidente della Regione e all'assessore per i Beni culturali - conclude la nota - perché vogliano invertire la rotta, bloccando in primo luogo la "rimodulazione" e procedendo a una vera e razionale riorganizzazione, per fermare la crisi, al contrario, rilanciando il "modello siciliano" di tutela e valorizzazione dei beni culturali, contribuendo ad arginare l'emorragia dall'isola di giovani con alta formazione e ancora ricchi di energie da mettere a disposizione del patrimonio culturale siciliano".

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14 ottobre 2021
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