Gli attentati terroristici funestano l'Algeria e il Libano. Dietro agli attacchi l'ombra di Al Qaeda
Al Qaeda torna a colpire in Algeria, e lo fa nella data che dopo l'attentato alle Torri gemelle è diventata una data maledetta. Ieri ad Algeri due autobombe sono esplose a dieci minuti di distanza l'una dall'altra. In serata il ministro dell'Interno Yazid Zerhouni ha fornito un bilancio ufficiale, per quanto ancora provvisorio, di 22 morti, tra i quali 12 funzionari Onu, e 177 feriti.
La responsabilità dei due attentati è stata rivendicata con un comunicato su internet da Al Qaeda per il Maghreb islamico (nuovo nome del Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento).
Una prima bomba ha colpito uno scuolabus che è andato completamente distrutto e tutti gli occupanti hanno perso la vita. Il mezzo stava transitando davanti alla Corte suprema di Algeri, nel quartiere universitario di Ben Aknoun, sulle alture della capitale algerina.
Tra le vittime diversi studenti universitari, tutti giovani di età compresa fra i 18 e i 25 anni. Tra le persone rimaste ferite vi sarebbero anche parecchi bambini. “Il bilancio è molto pesante”, ha ammesso il ministro Zerhouni. All'ospedale Birtraria “ci sono una dozzina di bambini di circa 12 anni, sono studenti delle scuole medie”, ha poi precisato all'agenzia Misna una fonte medica di Birtraria.
La seconda esplosione è avvenuta in una sede dell'ufficio di rappresentanza dell'Acnur, l'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite, nel quartiere residenziale di Hydra, vicino a Ben Aknoun. Il ministro dell'Interno ha riferito che tra le 12 vittime di questo attentato, dieci civili e due poliziotti, ci sono tre asiatici. Zerhouni non ha precisato quanti dipendenti dell'organizzazione internazionale hanno perso la vita mentre ha specificato che tra i feriti vi sono tre operatori dell'Onu, due senegalesi e una libanese. Secondo fonti delle Nazioni Unite a New York altri 13 dipendenti dell'organizzazione internazionale sono dispersi. Quanto all'eventualità che fossero coinvolti degli italiani, la portavoce dell'agenzia Onu nel nostro Paese Laura Boldrini prima e la Farnesina poi hanno assicurato che non ce n'erano.
Nei pressi della sede Onu ad esplodere è stato un camion-bomba guidato da un kamikaze.
La potenza delle due esplosioni è stata tale da mandare in tilt gran parte dei servizi essenziali, lasciando una città di tre milioni di abitanti praticamente priva di comunicazioni, specie quelle telefoniche.
I PRECEDENTI - L'Algeria è teatro di violenze inaudite da quando nel 1992 i militari annullarono le elezioni parlamentari che il partito islamico avrebbe sicuramente vinto: in quindici anni sono state più di 200 mila persone. Negli ultimi anni la situazione è migliorata ma resta un gruppo di circa 500 ribelli irriducibili che agiscono in nome del gruppo affiliato ad Al Qaeda e ha la sua base operativa soprattutto nella Cabilia, a est di Algeri.
Lo scorso 11 aprile attentatori suicidi avevano preso di mira il palazzo del governo ad Algeri e un commissariato nella periferia est della capitale, causando almeno 30 morti e più di 200 feriti. In precedenza, il 13 febbraio, l'esplosione quasi simultanea di sette bombe provocò sei morti.
Poi l'11 luglio un kamikaze di Al Qaeda si fece saltare in aria nei pressi di una caserma causando nove morti in Cabilia, la turbolenta regione a est di Algeri. Il 6 settembre un attentatore suicida si fece esplodere a Batna, 430 chilometri a sud-est di Algeri poco prima della visita del presidente Abdelaziz Bouteflika uccidendo 20 persone e ferendone 107. Anche questo attentato venne rivendicato dal gruppo affiliato ad Al Qaeda che tornò a colpire l'8 settembre: un autobomba causò 37 vittime in una base della guardia costiera nella città portuale di Dellys, 100 chilometri est di Algeri.
ATTENTATO ANCHE A BEIRUT - Una bomba è esplosa nelle prime ore della mattinata alla periferia di Beirut, provocando almeno quattro morti e decine di feriti. Tra le vittime anche il comandante delle operazioni dell'esercito libanese, generale François al-Hajj, considerato uno dei più probabili candidati alla guida delle forze armate. L'esplosione è avvenuta nel sobborgo cristiano di Baabda, a sud-est di Beirut, non lontano dal palazzo presidenziale. L'area in cui si è verificato ospita numerose ambasciate straniere, di Paesi sia arabi sia occidentali.
L'onda d'urto sviluppata dalla carica esplosiva è stata così potente che l'auto del generale al-Hajj è stata letteralmente scaraventata in aria, piombando al di fuori della carreggiata; numerosi altri veicoli si sono incendiati; lesionati gli edifici adiacenti. un portavoce dell'Esercito ha precisato che tutti i morti erano militari. Dietro l'attentato è probabile che ci siano i miliziani di Fatah al-Islam, gruppo integralista che s'ispira ad Al-Qaida.
L'ennesimo atto di terrorismo è caduto in un momento nel quale il Paese dei Cedri sta attraversando la crisi politica forse peggiore nella sua pur travagliata storia. Dal 23 novembre, quando si concluse il mandato del filo-siriano Emile Lahoud, il Libano è senza un presidente della Repubblica. Vani finora tutti i tentativi di trovare un compromesso su una figura accettabile per i diversi partiti e comunità etnico-religiose. Martedì il Parlamento si sarebbe dovuto riunire per formalizzare l'elezione di Suleiman, cristiano maronita come vuole il tradizionale sistema di contrappesi che regola le istituzioni libanesi, e candidato in apparenza non sgradito neppure a gran parte dell'opposizione: il giorno prima però la seduta era stata rinviata ancora una volta, l'ottava di fila, al 17 dicembre prossimo, prorogando un vuoto di potere che rischia di riportare d'attualità i tempi funesti della guerra civile, combattuta fra il '75 e il '90.