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Gli immigrati non tolgono il lavoro agli italiani

Uno studio della Banca d'Italia evidenzia complementarietà tra gli stranieri e gli italiani più istruiti e le donne

27 agosto 2009

La crescita della presenza straniera in Italia negli ultimi anni "non si è riflessa in minori opportunità occupazionali per gli italiani", ma ha al contrario evidenziato una «complementarietà tra gli stranieri e gli italiani più istruiti e le donne», favorendo maggiore spazi di occupazione.
E' quanto afferma un recente studio della Banca d'Italia contenuto nel rapporto sulle economie regionali secondo cui l'afflusso di lavoratori stranieri impiegati con mansioni tecniche e operaie ha accresciuto le opportunità "per gli italiani più istruiti" impiegati in "funzioni gestionali e amministrative", mentre le donne avrebbero beneficiato della presenza straniera, nel settore dei servizi sociali e alle famiglie, come per esempio colf e baby sitter, attenuando "i vincoli legati alla presenza di figli e l'assistenza dei familiari più anziani e permettendo di aumentare l'offerta di lavoro" femminile.

L'afflusso di immigrati dall’estero nell’ultimo decennio - secondo lo studio - ha sostenuto la crescita dell’occupazione in Italia, "contribuendo a contrastare il progressivo invecchiamento della popolazione". Gli stranieri, recita lo studio, "hanno un tasso di occupazione superiore a quello degli italiani e redditi da lavoro significativamente inferiori". E a questo fenomeno contribuiscono "un più basso livello di scolarità degli immigrati, una maggiore concentrazione in imprese meno produttive, il prevalente utilizzo in mansioni a ridotto contenuto professionale". Gli stranieri residenti nel Mezzogiorno, inoltre, hanno un’istruzione, tassi di occupazione e redditi da lavoro inferiori rispetto a quelli del Centro-Nord.
"La crescente presenza straniera - evidenziano gli studiosi di Via Nazionale - non si è però riflessa in minori opportunità occupazionali per gli italiani, che al contrario, sembrano accresciute per gli italiani più istruiti e per le donne. In particolare, l’offerta di lavoro femminile italiana si è giovata dei maggiori servizi per l’infanzia e per l’assistenza agli anziani". Per le donne, infatti, "la crescente presenza straniera attenuerebbe i vincoli legati alla presenza di figli e all’assistenza dei familiari più anziani, permettendo di aumentare l’offerta di lavoro". L’afflusso di lavoratori stranieri impiegati con mansioni tecniche e operaie "può inoltre aver sostenuto la domanda di lavoro per funzioni gestionali e amministrative, che richiedono qualifiche più elevate, maggiormente rappresentate tra gli italiani".

Le nuove generazioni di stranieri, avvertono però gli economisti di Bankitalia, "che rappresenteranno una componente rilevante della futura forza lavoro nel Paese, registrano significativi tassi di abbandono scolastico e un livello di competenze inferiore a quello, già modesto nel contesto internazionale, degli italiani". In particolare, "le difficoltà scolastiche degli stranieri sono più accentuate nel Mezzogiorno". Tuttavia, "il processo di integrazione economico e sociale degli immigrati migliora con il perdurare della loro permanenza in Italia". [Corriere.it]

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27 agosto 2009
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