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Gli impedimenti del premier... non tutti i legittimi

I giudici impegnati nel processo Mediaset hanno bocciato l'ernnesima richiesta di rinvio dell'udienza

02 marzo 2010

I giudici del Tribunale di Milano impegnati nel processo sui diritti tv Mediaset hanno bocciato la richiesta di rinvio dell'udienza presentata dai difensore di Silvio Berlusconi che hanno sostenuto, per il loro assistito, un legittimo impedimento motivato dalla riunione, fissata per ieri, del Consiglio dei ministri.
Dopo una lunga camera di consiglio, però, il Tribunale ha ricordato come, in base ai dettati della Corte Costituzionale, il giudice abbia l'onere di programmare un calendario di udienze evitando di sovrapporsi con altri impegni istituzionali. Quindi, dopo aver ricordato di aver già soppresso tre udienze del processo milanese, e di avere programmato in passato con le difese l'udienza di ieri il Tribunale ha sottolineato che "nulla è stato dedotto circa la necessità di fissare per oggi un Consiglio dei ministri" deciso il 24 febbraio scorso. Per questo, al fine di non "svilire la funzione giudiziaria" il Tribunale ha respinto la richiesta della difesa.

Dunque, i giudici, presieduti da Edoardo D'Avossa, non hanno ritenuto di concedere il legittimo impedimento poiché hanno considerato che il Consiglio dei ministri di ieri è stato fissato il 24 febbraio scorso, dunque in data successiva a quella in cui era già stata stabilita l'udienza. Inoltre, il collegio ha considerato che nel frattempo altre tre udienze erano già saltate.

Immediata è arrivata la reazione di Niccolò Ghedini, avvocato del premier, secondo il quale ci sono gli elementi per un "annullamento del processo". E' "un fatto gravissimo", ha detto Ghedini, che i giudici non abbiano concesso il legittimo impedimento a Silvio Berlusconi. In una pausa dell'udienza, l'avvocato ha parlato di "decisione fuori sistema" che comporterà "un annullamento del processo" in quanto vi è una sentenza della Cassazione che, per un caso analogo, ha disposto l'annullamento del processo. Per l'avvocato Piero Longo, altro difensore del premier, "sarebbe ragionevole se la presidenza del Consiglio sollevasse un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato".
"La decisione dei giudici - ha aggiunto Ghedini - è totalmente al di fuori del sistema, contrasta con la sentenza della Corte Costituzionale, con la Corte di Cassazione e con la normativa del codice. E' totalmente al di fuori di qualsiasi logica, perché un Consiglio dei Ministri non è preventivabile di giorno in giorno, è un fattore eccezionale". Il Consiglio dei Ministri - ha spiegato il legale - "doveva tenersi venerdì ed è stato spostato ad oggi con un nutritissimo ordine del giorno. E' come se a causa di un'influenza fossi costretto a non partecipare a un'udienza in calendario". "E' un'ipotesi assolutamente imprevedibile - ha detto ancora Ghedini - Berlusconi non poteva mancare al Consiglio dei ministri, e, comunque, se i giudici avessero accolto il legittimo impedimento, si sarebbe fermata la prescrizione. Oggi era in programma l'ascolto di alcuni testimoni e Berlusconi voleva partecipare a questa udienza".
Ai cronisti che gli hanno domandato per quale motivo il Consiglio dei Ministri è stato spostato da venerdì a lunedì, Ghedini ha risposto: "lo spostamento è avvenuto per questioni eccezionali, collegate a situazioni politiche, quale la chiusura delle liste elettorali".
"Quanto è accaduto a Milano supera ogni precedente. Se fossimo al punto in cui la magistratura dovesse pensare di poter dettare l'agenda del governo, inclusi tempi e modi di svolgimento di un Consiglio dei ministri, vorrebbe dire che presto l'Italia non sarà una Repubblica, ma una 'Repubblica giudiziaria'", ha dichiarato il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it]

 

 

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02 marzo 2010
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