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Gli interessi dietro la politica...

Lo Stato rimborsa ai partiti cifre quattro volte superiori rispetto a quanto spendono veramente. E poi c'è quel patto Berlusconi-Fini...

29 dicembre 2009

Sono stati 110 i milioni spesi dai partiti per le politiche 2008 ma i rimborsi ottenuti dallo Stato sono oltre 4 volte superiori: 503 milioni. Questo perché il meccanismo del rimborso è legato al numero dei voti anziché alle spese. La circostanza emerge dalla relazione della Corte dei Conti che ha controllato i consuntivi delle spese elettorali dei partiti evidenziando una spesa di 10,05 euro per ciascun elettore e rilevando come dal 1994 l'esborso dello Stato ai partiti è stato di 2,2 miliardi di euro. Una caratteristica evidenziata dai magistrati contabili è la tendenza a dichiarare spese elettorali maggiori di quelle poi verificate.
La legge prevede due tipi di spese elettorali, quelle per i materiali di propaganda (spot, manifesti, poster) e le spese strumentali (viaggi, telefono, eccetera). Dai controlli della Corte dei Conti è emerso che è stato soprattutto il secondo tipo di voci ad essere 'gonfiate'. Per esempio, il Pdl ha dichiarato spese per viaggi e telefoni pari a 15.801.955 euro, mentre ne sono state accertate come effettive 652.712. Scostamenti ci sono anche in altri partiti come Idv (1.027.222 contro 16.010), Sinistra Arcobaleno (2.452.441 contro 12.808), Lega Nord (802.316 contro 266.589), Pd (423.696 contro 398.397). Addirittura le spese di questo tipo del Partito Socialista accertate dalla Corte assommano a 0 rispetto a 1.016.144 dichiarato. All'Udc sono state accettate spese per soli 22.763 euro rispetto ai 4.814.816 dichiarati.
Sulla base di ciò, la Corte dei Conti sollecita una modifica della legge in modo che il contributo sia 'parametrato in stretto collegamento con la spesa sostenuta e contabilmente giustificata'.

Un "matrimonio" anche di convenienza: il patto segreto Berlusconi-Fini - Un patto segreto tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini per dividersi i rimborsi elettorali. Con una clausola ad hoc che assegna più soldi a Forza Italia, il 75%, mentre ad Alleanza nazionale riserva il 25%. Un rapporto di tre a uno sancito da un documento scritto, non notarile, di sei paginette e formato da 16 articoli, che accompagna l'atto costitutivo del Popolo della libertà.
La sera del 27 febbraio 2008, il Cavaliere e l'allora presidente di An si sono ritrovati nella residenza-ufficio del premier in via del Plebiscito, davanti al notaio Paolo Becchetti, non solo per sottoscrivere il 'certificato di nascita' del soggetto unitario del centrodestra, ma anche per firmare una scrittura privata che regolasse i principali aspetti economici del matrimonio appena celebrato.
Si tratta di un accordo politico, non trasfuso nello statuto, qualcosa di simile ai patti parasociali delle società di capitali. E' stato redatto intorno alle 23 e porta la firma di Gianfranco Fini e Rocco Crimi, allora rappresentanti legali pro tempore, rispettivamente, del partito di via della Scrofa e di Forza Italia. In calce ci sono i nomi di altre otto persone: Berlusconi; i rappresentanti legali del neo costituito Pdl, l'azzurro Valentino Valentini e Rita Marino, segretaria particolare del presidente di An; Maria Marinella Brambilla, segretaria particolare del Cavaliere; l'esponente di Fi Sestino Giacomoni; Denis Verdini, allora coordinatore nazionale di via dell'Umiltà; il futuro ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi; l'avvocato e giurista Antonino Caruso di An, diventato poi senatore del Pdl.
Il giorno dopo, alle otto del mattino, con timbro postale dell'ufficio romano di piazza San Silvestro, è stata assicurata la data certa al documento per la sua validità nei confronti dei terzi. Per evitare liti in futuro, dunque, viene messo nero su bianco che la suddivisione dei contributi pubblici per le spese elettorali dovrà rispettare equilibri interni ben precisi a garanzia del peso politico dei due 'soci di maggioranza' del partito unico. Attenzione, però, a non fare confusione. Il criterio percentuale stabilito nel contratto non ha nulla a che fare con la formula del 75-25% (poi ritoccata al 70-30% per accontentare i 'piccoli' della coalizione, dalla Dca al Nuovo Psi) concordata da Fi e An per la ripartizione di candidature, poltrone e incarichi di partito in vista delle prossime scadenze elettorali.

Sfogliando il testo dell'accordo riservato che l'Adnkronos ha potuto leggere, balza agli occhi l'articolo 11, dove si parla espressamente di quote per la spartizione dei contributi statali a sostegno delle campagne elettorali del Popolo della libertà. La disposizione nasce per il voto dell'aprile 2008, ma riguarda anche tutte le successive tornate elettorali (dalle politiche alle regionali).
La norma recita testualmente: "Il Pdl si obbliga a proporre ai presidenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica la richiesta ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 3 giugno 1999 n.157 di poter usufruire dei rimborsi ivi previsti, e si obbliga a trasferire a Fi e An, rispettivamente nella misura del 75 e del 25 per cento, a fronte delle attività alle stesse commissionate e di quanto previsto nel presente contratto, gli importi che saranno ad esso attribuiti ai sensi e per gli effetti della citata legge e di ogni altra vigente disposizione in materia di rimborsi elettorali, e comunque, di sostegno all'attività svolta da soggetti e movimenti politici".
La "suddivisione" dei rimborsi, continua ancora l'articolo 11, "non esclude che a favore di Forza Italia o di Allenza Nazionale, e a carico del Pdl, residuino ulteriori importi di spettanza per ogni eventuale attività o lavoro svolto". Nel testo viene regolato nel dettaglio (con procedure e tempi) il versamento dei relativi importi, che dovrà avvenire con cadenza annuale.

L'articolo 15 stabilisce che eventuali controversie relative alla scrittura privata, "comprese quelle inerenti alla sua validità, interpretazione, esecuzione e risoluzione", saranno affidate alla decisione insindacabile di un arbitro unico, "preferibilmente scelto dalle parti di comune accordo, ovvero, subordinatamente", da Berlusconi e Fini, in qualità di presidente e vicepresidente del Pdl. In caso di mancata intesa, l'ultima parola spetterà al presidente della Corte di Cassazione. Il patto, che viene così riconosciuto ufficialmente, viene citato nella nota integrativa all'ultimo rendiconto dell'esercizio 2008 di An presentato alla Camera dei deputati e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 18 novembre scorso, quando si parla degli importi dei rimborsi elettorali.
"Questi importi - si legge nel testo - comprendono i soli contributi elettorali di competenza di An", come stabilito da un accordo sottoscritto con Fi un anno fa. "Sulla base della scrittura privata del 27 febbraio 2008 appositamente redatta, infatti - scrive il senatore Francesco Pontone, tesoriere del partito di via della Scrofa - i contributi complessivamente di riferimento e competenza nominativa del Pdl, relativamente alle elezioni politiche del 2008 sia per la Camera che per il Senato, vengono ripartiti sulla base delle seguenti quote: An 25%; Fi 75%. Ne consegue che i contributi elettorali da riscuotersi tramite Pdl ammontano complessivamente ad euro 41 milioni 303 mila 789".
L'accordo Berlusconi-Fini fa capolino pure nel bilancio 2008 del Pdl (il primo del neopartito unitario): "Al momento della costituzione, l'Associazione Popolo della libertà ha sottoscritto un accordo dove la suddivisione dei rimborsi tra Fi e An viene fatta sulla base di percentuali fisse".

[Informazioni tratte da Ansa, Adnkronos/Ing]

 

 

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29 dicembre 2009
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