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Gli italiani come vorrebbero il servizio Sanitario nazionale? Il Monitor Biomedico 2006 prova a rispondere

22 febbraio 2006

In vista delle ormai vicine elezioni nazionali, sono tantissime le promesse che in queste settimane i partiti politici hanno fatto, e continueranno a fare, agli italiani. Qui però non vogliamo parlare di queste promesse, ma di quello che per gli italiani è un'esigenza e che si attendono e sperano che i governanti soddisfino, al di la delle appartenenze politiche.
Prendiamo per esempio la Sanità: gli Italiani come vorrebbero fosse fatto il servizio sanitario nazionale? A rispondere, in parte, ci ha pensato il ''Monitor Biomedico 2006'' realizzato dal Forum per la ricerca iomedica e dal Censis, una ricerca su un campione di cittadini italiani e su un focus di abitanti di quattro regioni: Piemonte, Umbria, Puglia e Sardegna.

I ''mali'' della sanità italiana, percepiti dai cittadini-pazienti sono principalmente due: le liste d'attesa troppo lunghe e i danni per cattiva somministrazione di farmaci durante il ricovero ospedaliero.
Delle malattie invece, ciò che fa più paura agli italiani è la non autosufficienza: per il 40,9% è la cosa peggiore; più del dolore indicato dal 30,2% e della stessa morte citata dal 13,2%. I tumori sono la patologia più temuta, per il 67,5%; e al secondo posto vengono le malattie del cuore (23,9%).
Il vero problema però, che rende i cittadini uguali dinanzi alla sanità è la lunghezza delle liste di attesa, additata dal 67,5% degli intervistati. Oltre il 6% (e quasi il 9% al Sud-Isole) degli intervistati ha inoltre dichiarato di avere subito danni (come una cattiva somministrazione di farmaci, piaghe da decubito, ecc.) durante il ricovero ospedaliero.

In sostanza il giudizio che gli italiani hanno della Sanità non è per niente lusinghiero. Dalla ricerca è emerso che la metà degli italiani (50,9%) ritiene che negli ultimi due anni il servizio sanitario sia rimasto sostanzialmente nelle stesse condizioni; il 26,6% ritiene che sia peggiorato, e il 22,5% che sia migliorato. Al Centro e al Nord-Est è più alta la percentuale che ritiene sia migliorato, mentre al Nord-Ovest e nel Sud-Isole quella di chi ha percepito un peggioramento.
Per quanto riguarda poi la spesa pubblica per la salute, oltre la metà degli italiani (il 53%) ritiene sia insufficiente, e il 77,3% ritiene che anche la spesa pubblica per i farmaci (tradizionalmente la componente più tagliata) vada considerata come un investimento, quindi da potenziare.
Ma cosa si vorrebbe dunque? Gli italiani sognano una sanità più flessibile, fatta di servizi territoriali rivolti alla persona (per il 44% questi sono persino una priorità per il Servizio sanitario), da finanziare (questo secondo il parere dell'81%), con un Fondo apposito, da creare con una quota della spesa sanitaria pubblica attuale (in base all'opinione del 57%). Tuttavia, quando gli si prospetta di utilizzare una parte dei soldi degli ospedali (magari chiudendo quelli troppo piccoli) gli italiani si oppongono, diventano più conservatori e preferiscono tenersi la sanità esattamente così com'è ora.
In sostanza avrebbero voglia di cambiare, ma hanno anche timore dei cambiamenti, come se questi potessero portargli via quello che hanno senza nulla in cambio.

Fortunatamente dalla ricerca si evince anche un fattore positivo, molto importante. Ovunque, infatti, gli italiani mostrano di avere grande fiducia nei medici di medicina generale, dato che il 72,6% giudica ottimo o bravo quello a cui fa riferimento. Il 41% risponde che gli si può rivolgere anche fuori dall'orario di studio; per l'88,7% è sempre presente nell'orario delle visite; per l'85,1% il medico valuta attentamente i sintomi; per il 78,5% è attento anche agli aspetti psicologici e relazionali. L'unico vero problema consiste nel fatto che, per il 61,2% degli intervistati, ci sono code troppo lunghe nello studio; mentre il 33,9% evidenzia una certa resistenza a fare visite a domicilio.

- Monitor Biomedico 2006 - Censis

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22 febbraio 2006
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