GLI ITALIANI HANNO DETTO SI
Acqua. Aria. Legalità: il Popolo ha deciso per l'abrogazione delle quattro leggi materia dei rispettivi quesiti referendari
Il quorum è stato abbondantemente raggiunto e stando alle ultimissime percentuali raccolte dal ministero dell'interno i SI ai 4 quesiti referendari vanno tutte oltre il 90%. Quindi una vittoria per chi ancora crede nell'Istituzione Referendum e per chi per diversi mesi ha continuato, tra mille difficoltà, la propria battaglia per il SI.
"Dovremo dire addio al nucleare". Così Silvio Berlusconi, mentre si stava ancora votando per i referendum, aveva detto durante la conferenza stampa a Villa Madama con il premier israeliano per dare praticamente per acquisito il 'NO' degli italiani al nucleare, oggetto di uno dei 4 quesiti: "Dovremo dire addio al nucleare, ora forte impegno su energie rinnovabili", ha detto il premier prima che si raggiungesse definitivamente il quorum. Quando sono arrivati al Viminale i dati relativi a oltre la metà dei comuni italiani, il dato dei votanti, ormai quasi consolidato, è attestato intorno al 57%, pari ad un'affluenza alle urne superiore al 50 per cento, più uno, dell'intero corpo elettorale.
Insomma, un risultato decisamente positivo per i comitati referendari, che per la prima volta da 16 anni a questa parte riescono nell'obiettivo di ottenere una partecipazione di popolo tale da garantire la validità della consultazione. In tutte le precedenti occasioni, infatti, il fronte dei no ha sempre preferito optare per una campagna pro-astensione, con l'obiettivo di far fallire il voto assommando il proprio non voto a quello degli astensionisti fisiologici, coloro che cioè non vanno a votare neppure per le elezioni politiche. Ma questa volta il «fuori gioco» referendario non è scattato. E il risultato alla fine è stato scontato: i SI per i diversi quesiti, senza significative variazioni per i diversi temi affrontati, risultano attorno al 95%.
Resta adesso da vedere se vi saranno ripercussioni sul governo, visto che il referendum sul legittimo impedimento coinvolge direttamente il premier Silvio Berlusconi e che gli altri tre sono comunque legati a provvedimenti approvati dal governo o legati al programma elettorale del centrodestra. Il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone, e il ministro Ignazio La Russa, che del partito è coordinatore, si sono affrettati a dire che gli italiani hanno votato su quesiti specifici e non sulla tenuta dell'esecutivo. Le opposizioni, dal canto loro, sono immediatamente partite all'attacco. Per il segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, Berlusconi a questo punto avrebbe solo un passo da compiere: "E' stato un referendum sul divorzio. E cioè tra il governo e il Paese. Berlusconi si dimetta e vada al Colle".
Ma non è solo l'opposizione ad analizzare il secondo risultato negativo per il centrodestra a distanza di poche settimane dalla debacle delle amministrative. Da più parti gli analisti, anche dell'area pidiellina, parlano di disaffezione degli elettori moderati e di necessità di rivedere la politica della maggioranza. La Lega ha riunito in via Bellerio il proprio stato maggiore: ci sono Bossi e i principali ministri. E anche se questi incontri sono la norma il lunedì nella sede del Carroccio, appare certo che le valutazioni che il Senatur si accingono a fare riguarderanno non solo l'esito della consultazione ma anche i rapporti interni alla coalizione. A maggior ragione considerando che domenica prossima ci sarà il tradizionale raduno di Pontida nel corso del quale Bossi parlerà al popolo leghista reduce dalla doppia sconfitta al referendum e alle elezioni amministrative, con il tracollo di Milano.
"La grande partecipazione popolare ai referendum dimostra la volontà degli italiani di tornare ad essere protagonisti: è ormai chiaro che la maggioranza e il governo sono totalmente sordi, incapaci di capire ciò che vogliono gli italiani", scrivono in una dichiarazione comune Fini, Casini e Rutelli, al termine di un vertice del Terzo Polo. "Nel raggiungimento del quorum - sottolineano - è stato determinante il Terzo Polo, con la decisione di invitare tutti al voto al di là delle scelte di merito che consapevolmente rivendichiamo. Il SI ai referendum è un NO grande come una casa a questo governo. E' tempo che Berlusconi ne prenda atto. Minimizzare, come ha fatto dopo le amministrative, sarebbe irresponsabile e dannoso per gli interessi nazionali".
"Una vittoria irreversibile", ha detto il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro. "Dopo aver fatto qualcosa da magistrato con mani pulite, sono orgoglioso di averlo fatto anche con Idv stabilendo che la legge è uguale per tutti. Una cosa che da troppo tempo si è dimenticata", ha continuato commosso: "con tutti i miei limiti e i miei errori, io sono particolarmente orgoglioso". Ai referendum "hanno votato sia cittadini di centrodestra che di centrosinistra. Per rispetto nei loro confronti ribadisco che non è una battaglia contro il governo o a favore delle opposizioni". "Tant'è vero che dei due quesiti sull'acqua uno riguardava una legge di centrodestra e l'altro una norma di centrosinistra. Qui - aggiunge Di Pietro - cappelli in testa non ce li deve mettere nessuno".
Ignazio La Russa: "Quando la Democrazia Cristiana perse il referendum sul divorzio, poi governò per altri 20 anni", ha detto il ministro della Difesa in occasione di un suo intervento al Tg3. "Se non si fosse raggiunto il quorum sarebbe stato un grande boomerang per la sinistra che ha politicizzato l'appuntamento elettorale. Ma il fatto che il quorum sia stato raggiunto non cambia nulla per il governo".
Claudio Scajola (Pdl): "Resto convinto che il nucleare sia l'opportunità migliore per dare energia a basso costo. Detto questo bisogna rispettare il volere degli elettori. Bisogna prenderne atto", ha detto il parlamentare del Pdl, Claudio Scajola, ospite del Tg3 per il commento e l'analisi del risultato dei referendum. "Sul piano politico - ha continuato l'ex ministro delle Attività Produttive - non c'è dubbio che è segnale forte di disagio verso chi governa".
Nichi Vendola (Sel): "Non è un referendum su Berlusconi, ma è certamente un referendum sul berlusconismo", ha detto il leader di Sinistra Ecologia e Libertà. "Non sembri un gioco di parole ma il berlusconismo - ha continuato Vendola - inteso come stagione complessiva di sradicamento della cultura dei beni comuni oggi giunge al suo punto di compimento, al suo capolinea. Da oggi siamo fuori da quella stagione e questa è una lezione per tutti, a destra, al centro, a sinistra".
Rosy Bindi (Pd): "Con questo referendum la parte interpretata da Silvio Berlusconi è finita. Non credo che ne possa interpretare un'altra", ha detto il presidente del Pd. "Il dato prima che politico è culturale e molto significativo. Non credo che si sia votato sull'onda dell'emotività, ma c'è stata una grande mobilità, soprattutto sull'acqua e sulla legalità. Penso che questo risultato sia il frutto di questa onda civica ed etica che si è messa in moto nel Paese; non si è votato solo contro queste 4 brutte leggi del governo alle quali ci siamo opposti e poi il significato politico l'ha messo la maggioranza, con Berlusconi che anche questa volta non ce l'ha fatta a non metterci la faccia", ha concluso Bindi.
Enrico Letta (Pd): "Solo uno fuori dalla realtà non si dimetterebbe da primo ministro oggi stesso, prendendo semplicemente atto di quel che gli italiani, in nome dei quali siede a Palazzo Chigi, gli hanno detto. Anzi gridato", dice su Facebook Enrico Letta, vicesegretario Pd.
Giuliano Ferrara: "Io non ho votato per solidarietà con Bossi e Berlusconi ma ora il problema è un altro: non si può continuare così. Io sono in profondo e radicale dissenso con questa linea del governo". Per Giuliano Ferrara il referendum è stata data una lettura politicista. "Mi viene da dire: buona fortuna".