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Gli Italiani sono 60 milioni grazie agli stranieri

La popolazione residente in Italia ha superato la soglia dei 60 mln. Decisivo il contributo degli stranieri

28 aprile 2009

La popolazione residente in Italia ha superato la soglia dei 60 milioni, e questo grazie alla presenza degli stranieri. Un risultato che arriva cinquanta anni dopo il precedente step, quello del 1959 cioè, quando si raggiunse quota 50 milioni.
I dati sono dell'Istat, che ha reso noto il bilancio demografico relativo a gennaio-novembre 2008, precisando che lo scorso novembre, la popolazione italiana ammontava a 60.017.677.

Ma come si accennava, senza gli stranieri l'Italia non avrebbe mai raggiunto la soglia dei 60 milioni di residenti: secondo le stime dell'Istat, infatti, la popolazione residente non supererebbe i 55.500.000. "Il contributo della popolazione straniera - dice Angela Silvestrini, ricercatrice delle statistiche demografiche dell'Istat - è fondamentale. Senza di essi, gli italiani raggiungerebbero i 55 milioni e mezzo, una crescita di appena cinque milioni in 50 anni, da quando cioè è stata superata la soglia dei 50 milioni di residenti". "Visto che gli stranieri attualmente sono stimati in circa 3.900.000 e che gli immigrati che hanno acquisito la cittadinanza sono fra i 400 mila-500, si può dire - sottolinea la ricercatrice - che degli attuali oltre 60 milioni residenti in Italia, quasi 4 milioni e mezzo sono immigrati".
Più in particolare, secondo l'Istat, al raggiungimento del tetto dei 60 milioni ha contribuito nei primi venti anni (1959-1979) la componente naturale della crescita, poi, con "intensità crescente e in misura pressoché esclusiva", la componente migratoria. Nel 2008, rispetto al 2007, il nuimero dei residenti in Italia è cresciuto dello 0,7% pari a 398.387 unità.
Anche le previsioni del futuro legano la crescita della popolazione italiana a quella straniera. Fra poco più di 40 anni, nel 2051 si stima che la popolazione residente nella Penisola raggiungerà i 61 milioni e 600 mila unità. Di questi, 10 milioni e 700 mila saranno stranieri.

AUMENTA LA POPOLAZIONE AL NORD E AL CANTRO - I movimenti naturale e migratorio dei primi undici mesi del 2008 confermano le tendenze emerse negli ultimi anni, in particolare a partire dal 2000: un saldo naturale tendenzialmente negativo, un saldo migratorio con l'estero elevato, un aumento della popolazione soprattutto nelle regioni del Nord e del Centro. Con riferimento al solo 2008, rispetto all'inizio dell'anno si è registrato un incremento dello 0,7 per cento, pari a +398.387 unità, che si è concentrato nelle regioni delle ripartizioni del Nord-est (+1,1 per cento), del Centro (+1,0 per cento) e del Nord-ovest (+0,8 per cento).

NASCITE E DECESSI - Nei primi undici mesi del 2008 si sono avute 528.772 iscrizioni in anagrafe per nascita, con un incremento di 9.667 unità (+1,9%) rispetto allo stesso periodo del 2007. L'aumento di nascite si concentra nelle ripartizioni del Centro (+6,0%), del Nord-ovest (+1,9%) e del Nord-est (+1,8%), mentre nelle Isole l'incremento è ridotto (+0,4%) e nelle regioni del Meridione si registra un decremento (-0,8%). Nello stesso periodo del 2008 il numero delle cancellazioni per morte risulta pari a 533.203, con un aumento di 11.522 unità (+2,2%) rispetto all'analogo periodo del 2007.

TORNA A CRESCERE LA DISOCCUPAZIONE - Oltre un italiano su due, nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni, ha un lavoro. Nella rilevazione sulle forze di lavoro nel 2008 l'Istat attesta il tasso di occupazione a livello nazionale al 58,7%, appena 0,1 decimi di punto percentuale in più rispetto al 2007. Segnali negativi per la disoccupazione: dopo nove anni di discesa ininterrotta, nel 2008 torna a crescere posizionandosi al 6,7% sette decimi di punto in più in confronto al 2007. Le regioni in cui l'occupazione è più alta sono Emilia-Romagna, Trentino-Alto Adige e Valle d'Aosta (rispettivamente 70,2%, 68,6% e 67,9%) mentre agli ultimi posti si piazzano Campania (42,5%), Sicilia e Calabria (44,1% in entrambi i casi).
Quanto all'occupazione 'rosa', i dati migliori sono al Nord, in Emilia-Romagna, Valle d'Aosta e Trentino-Alto Adige. In tutte le regioni meridionali, invece, i tassi di occupazione delle donne sono contenuti e in ogni caso inferiori alla media nazionale: la quota di donne tra i 15 e i 64 anni occupate in Campania (27,3%), Sicilia (29,1%), Puglia (30,2%) e Calabria (30,8%) è inferiore per oltre la metà a quella dell'Emilia-Romagna.

PIÙ DISOCCUPATI IN SICILIA - Sul fronte della disoccupazione il tasso più alto si registra in Sicilia (13,8%), Campania (12,6%), Sardegna (12,2%) e Calabria (12,1%) mentre; il tasso più basso si rileva in Trentino-Alto Adige (2,8%) e in Emilia-Romagna (3,2%). Il tasso di disoccupazione in Sardegna e in Campania registra un aumento tendenziale particolarmente sostenuto. Nel dettaglio provinciale, la disoccupazione dilaga soprattutto nel Mezzogiorno: Palermo, Sassari, Agrigento, Enna superano il 15%. Le province del Nord segnalano tassi di disoccupazione più bassi.

[Informazioni tratte da Corriere.it, Repubblica.it]

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28 aprile 2009
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