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Gli stranieri potranno diventare italiani dopo 5 anni e dopo aver superato il ''test di integrazione''

07 agosto 2006

Dal governo arrivano i primi segnali del cambiamento dei connotati delle politiche sull'Immigrazione. Infatti il consiglio dei ministri ha approvato il Ddl sul dimezzamento dei tempi che ci occorrerà ad un immigrato per chiedere la cittadinanza italiana, e sulle nuove regole che renderanno questo possibile.
Innanzi tutto gli stranieri che decideranno di diventare italiani dovranno affrontare e superare il ''test di integrazione''. Requisito fondamentale per passare l'esame: dimostrare una perfetta padronanza della lingua. ''Il provvedimento - ha spiegato il ministro dell'Interno Giuliano Amato - contiene una serie di paletti che consentono di verificare la serietà delle intenzioni di chi presenta le istanze e dunque esclude afflussi indiscriminati o matrimoni di comodo''.
Le linee guida della nuova politica sull'immigrazione sono state sintetizzate dal presidente del Consiglio Prodi in un'intervista al quotidiano egiziano Akhbar Elyom: ''La nostra è una politica di apertura molto meno ostile ai fenomeni migratori che però mantiene la disciplina riguardo alle regole, ai doveri e ai diritti''.

Se il provvedimento varato venerdì scorso non subirà modifiche, dopo 5 anni di ''permanenza regolare e ininterrotta'', si potrà presentare la domanda per diventare cittadini italiani.
Per la Caritas sono circa un milione gli stranieri già in possesso dei requisiti. Per il ministro Amato le domande non saranno più di 18.000 ogni anno, ma al Viminale sottolineano che ''sono quasi 3 milioni gli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia, il 30% risiede qui da oltre 5 anni''. Naturalmente il superamento del test di integrazione non sarà l'unica condizione per ottenere l'accoglimento dell'istanza. Perché, come ha specificato Amato ''bisogna impedire che ci si sposi solo per acquisire la cittadinanza''. Inoltre, i bimbi stranieri che nasceranno in Italia diventeranno cittadini purché almeno uno dei genitori sia residente nel nostro Paese da 5 anni. Al compimento dei 18 anni potranno comunque rinunciare perché, sottolinea Amato ''la cittadinanza è un diritto, non un obbligo''.

''Proporre di dare cittadinanza e voto ai bingo-bongo è un vero e proprio golpe per recuperare i voti che gli italiani non daranno mai più alla sinistra. Faremo a pezzi questa legge in Parlamento e se non basterà scenderemo in piazza''.
Riconoscibile come sempre, è stato questo il diplomatico commento del leghista Roberto Calderoli che ha annunciato un referendum abrogativo e ha fissato ''come obiettivo quello di far cadere questo governo anche prima della Finanziaria''. ''Se non ci sono tradimenti nella nostra coalizione questo provvedimento in Senato non passa, ne sono sicuro. Però l'opposizione deve essere compatta e non devono esserci tradimenti. Nella peggiore delle ipotesi, se riuscissero a farlo passare in Parlamento, è giusto comunque che sia il popolo a dover decidere su una cosa così importante''.
E dopo aver parlato di ''voto ai bingo-bongo'' Calderoli ha rincarato la dose: ''Per non sollevare un legittimo allarme sociale sono arrivati addirittura a mentire sui numeri, ben sapendo di mentire, parlando della previsione di 18 mila domande per ottenere la cittadinanza quando sarà in vigore la nuova legge con i nuovi requisiti. I numeri invece sono altri, perché nella sola Lombardia sono prevedibili più di 200 mila domande con il requisito dei cinque anni e quindi, ragionevolmente, c'è da pensare che le domande nell'intero Paese saranno intorno al milione e non si tratterà di una tantum ma accadrà sempre''

- Ecco come sarà il ''test di integrazione'' (Corriere.it)

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07 agosto 2006
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