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Gli ultimi momenti di vita di Andrea Cottone

Il neo pentito Stefano Lo Verso racconta: "consegnai io Cottone ai suoi assassini"

08 giugno 2011

Pochi giorni dopo gli scavi in località Crocicchia, a Ficarazzi (PA), dove i carabinieri hanno scoperto un cimitero di mafia e i resti che potrebbero appertenere ad Andrea Cottone, imprenditore scomparso nel 2002, eliminato con il metodo della lupara bianca (LEGGI), il neo pentito Stefano Lo Verso - che ha indicato il luogo -, interrogato dal pg Carmelo Carrara e dagli avvocati Roberto Tricoli, Nino Caleca e Antonio Gargano, ha ricostruito gli ultimi momenti di vita di Cottone, consegnato da lui stesso agli assassini. "Comparetto guidava la macchina di Cottone, la lasciammo lì e tornammo insieme a bordo della mia auto. Sentii che cominciavano a picchiarlo, sentii le urla, ma me ne andai".
Nell'aula bunker del carcere di Rebibbia, Lo Verso ha parlato anche di affari, di "messe a posto" pagate da insospettabili imprenditori e di tanti mafiosi. A partire da Giuseppe Comparetto, che ha scontato per intero la condanna in primo grado a 5 anni e 8 mesi per mafia e per il possesso di una pistola. Lui, che portò la macchina della vittima a Termini Imerese insieme a Lo Verso, adesso che è fuori dal carcere potrebbe essere accusato di omicidio.

L’unico vero uomo d’onore, ha sostenuto poi Lo Verso, è Bernardo Provenzano: "Era la persona migliore che c’era in Cosa nostra. Mi fu affidato come persona anziana e all’inizio non sapevo chi fosse. Era incontinente e così gli cambiavo pure il pannolone".
Quanto alla politica, Lo Verso, difeso dall’avvocato Monica Genovese, non nasconde il rancore della cosca contro l’ex sindaco di Ficarazzi, Giuseppe Macchiarella, che "non aveva accettato di assecondare le nostre richieste". "C’era da sanare una casa abusiva e Macchiarella aveva come consulente Antonino Fontana. Ritenemmo che fosse stato lui il responsabile di questa mancata sanatoria e io andai a bruciargli due macchine". Il pentito ha chiamato in causa anche il suocero del sindaco uscente di Bagheria, Biagio Sciortino, estreneo alla vicenda. "Tale D’Amico - ha raccontato - era presente, assieme a me, quando Onofrio Morreale vendette, per un milione e mezzo di lire, una pistola a Mezzatesta. L'arma poi fu ceduta a me e nel 2004 la diedi a mia volta a Comparetto".

[Informazioni tratte da Ansa, GdS.it]

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08 giugno 2011
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