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Gli ultimi soldati israeliani stanno lasciando la Striscia

Gaza City è un cumulo di macerie. Adesso c'è bisogno di risanare le profonde e terribili ferite

20 gennaio 2009

La nottata è trascorsa nella calma e a Gaza la tregua fra Israele e Hamas è stata rispettata. Le truppe israeliane continuano il ritiro dalla Striscia di Gaza dopo i 22 giorni di attacco mosso per fermare l'aggressione di Hamas al territorio israeliano confinante. Il cessate il fuoco, rispettato da entrambe le parti in guerra, ha permesso ai civili palestinesi di cominciare a valutare le distruzioni e le perdite subite con l'operazione Piombo Fuso.
Le ultime unità israeliane sono pronte a lasciare la Striscia di Gaza nelle prossime ore. Fonti israeliane hanno fatto sapere che il ritiro oggi subirà un'accelerazione, in coincidenza con la cerimonia di insediamento del nuovo presidente americano Barack Obama, come segno di disponibilità verso la nuova Amministrazione. E sempre oggi sarà a Gaza il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, prima figura pubblica straniera a mettere piede nella Striscia dopo l'avvio delle operazioni militari. Il capo dell'Onu si recherà poi nel Sud di Israele, la zona sottoposta ai lanci di razzi di Hamas.

Vincitori e vinti... - Le due parti in conflitto rivendicano ciascuna la vittoria di un confronto che ha coinvolto in primo luogo la popolazione civile disarmata. Il movimento integralista islamico Hamas non ha dubbi: essendo riuscito a resistere per tre settimane alla potente macchina militare israeliana la vittoria è sua. Si tratta di una ''vittoria di popolo'', ha affermato il premier di Hamas Ismail Haniyeh. Non solo Hamas si dichiara certo della vittoria ma dichiara pure con uguale sicurezza che tutti i tentativi di impedirgli il riarmo sono destinati a fallire. Il portavoce delle Brigate Ezzedin Al-Qassam, braccio armato di Hamas, Abu Obeida, in una conferenza stampa a Gaza City, ha dichiarato che "produrre le nostre sante armi è la nostra missione e noi sappiano dove reperirle". Inoltre, ha aggiunto, "tutte le opzioni sono aperte" se Israele non completerà il ritiro delle sue truppe da Gaza entro una settimana.
Israele afferma a sua volta di aver realizzato tutti gli obiettivi dell'operazione "Piombo Fuso". Hamas, a suo giudizio, ha subito un colpo durissimo e ora Israele ha anche l'impegno di una parte della comunità internazionale a impedirne il riarmo. "Se Hamas dimostrerà di aver capito il messaggio, potremo fermarci - ha detto il ministro degli Esteri Tzipi Livni - Ma se continuerà a sparare, allora proseguiremo". "Dovevamo condurre questa operazione. Sono in pace con il fatto che l'abbiamo fatta", ha dichiarato ancora Livni. Rispondendo a una domanda sulle vittime civili palestinesi, il ministro ha detto che "questo è il prodotto delle circostanze", tornando ad accusare Hamas di aver usato i civili come scudi umani.

Il bilancio delle vittime - Mentre i bulldozer cominciano a rimuovere le macerie dalle strade delle poverissime città della Striscia e da Gaza City, si cominciano a fare i conti delle vittime e dei danni. Il bilancio dei 22 giorni di fuoco sulla Striscia è drammatico: 1300 persone sono morte, di cui almeno 700 civili. Secondo Hamas, i militanti uccisi sono 112, mentre 180 sarebbero i poliziotti morti. Sul fronte di Israele, le perdite sono dieci soldati e cinque civili. Cinquemila le case distrutte, 16 edifici governativi e venti moschee rasi al suolo dai bombardamenti. I danni materiali, secondo i palestinesi, arrivano a 1,9 miliardi di dollari.
"Circa un quinto delle nostre strutture, tra scuole, magazzini, strutture di accoglienza e uffici hanno subito danneggiamenti di vario tipo nei bombardamenti israeliani". Lo ha detto all'agenzia Misna Chris Gunnes, portavoce dell'Agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa). "Abbiamo circa 50.000 persone rifugiatesi nei nostri centri che devono essere nutrite tutti i giorni" ha affermato Gunnes. "Ormai circa l'80% della popolazione di Gaza dipende dagli aiuti umanitari". Inoltre, dopo il massiccio bombardamento del 15 gennaio, nel quale anche i magazzini dell'agenzia sono stati colpiti da bombe che hanno provocato un forte incendio "non abbiamo ripreso tutta la nostra capacità operativa, e questo ci limita nelle attività di sostegno alla popolazione".
Oltre ad aiuti alimentari, alla popolazione di Gaza vengono distribuiti kit sanitari per pulire l'acqua e renderla potabile, al fine di evitare il diffondersi di epidemie, un rischio concreto che in questo momento è rafforzato dalle pessime condizioni in cui versa il sistema di acque reflue, oramai al collasso.



I retroscena degli attacchi - La tregua dei combattimenti, ha consentito inoltre l'accesso nel territorio di una cinquantina di medici stranieri per sostenere e dare il cambio ai dottori palestinesi, costretti negli ultimi giorni, a lavorare a ritmi frenetici sotto le bombe. Mancano però ancora i materiali di emergenza e si lavora con poche ore di elettricità al giorno, ricorrendo ai generatori.
Con l'ingresso di testimoni esterni nella Striscia, finora resa inaccessibile a giornalisti e operatori umanitari, cominciano a filtrare anche i retroscena dell'attacco. Un gruppo di operatori di Amnesty International ha potuto verificare tracce di uso di fosforo bianco in zone abitate e anche in aree frequentate da bambini. Un'azione che l'organizzazione umanitaria definisce "crimine di guerra" da parte di Israele. Gli operatori hanno trovato obici ancora fumanti, e hanno spiegato che l'utilizzo di questa sostanza - che serve a creare una cortina fumogena in grado di nascondere l'azione delle truppe a terra - è altamente pericolosa per le persone. Anche i funzionari dell'Onu avevano denunciato l'uso di fosforo bianco nell'attacco contro le loro sedi, venerdì scorso.

[Informazioni tratte da Repubblica.it, Corriere.it]

- "Israele parli anche con Hamas" di David Grossman

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20 gennaio 2009
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