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Gli Usa hanno espulso il boss Rosario Gambino

A 28 anni dal mandato di cattura emesso a suo carico da Giovanni Falcone

03 aprile 2008

Il suo arrivo in Italia era previsto per oggi, ma a quanto da riportato dall'Adnkronos il rientro del boss Rosario Gambino slitterà di qualche giorno. Poco importa un giorno in più se dopo 28 anni dal mandato di cattura emesso dal giudice Giovanni Falcone, gli Stati Uniti hanno deciso di concedere l'estradizione al referente di Cosa nostra negli States.
La richiesta di estradizione per Gambino, residente in America da oltre 40 anni di cui 22 trascorsi in prigione, era stata avanzata dalla giustizia italiana nel 2001 ma gli Usa non l'avevano mai accolta. Solo nell'ottobre scorso, un giudice americano aveva motivato l'ennesimo 'no' all'espulsione affermando che in Italia il regime del '41 bis' ''poteva essere paragonato alla tortura'' (leggi: ''Il 41 bis viola la convenzione Onu'', Guidasicilia.it, 16/10/07).

Rosario Gambino, cugino del padrino Carlo Gambino, e coinvolto nel presunto sequestro di Michele Sindona, venne conosciuto in Italia grazie ai grandi processi di mafia degli anni Ottanta istruiti da Giovanni Falcone, tra cui quello della 'Pizza Connection'.
E' stato il suo avvocato Daniele Francesco Lelli, a dare la notizia dell'estradizione, spiegando che un giudice della California aveva firmato il provvedimento di espulsione. "Ho notizie che il mio assistito é già stato trasferito dalla Fbi in New Jersey - ha detto -. A mio giudizio la procedura viola i diritti della difesa perché contro la decisione dell'espulsione si poteva fare ricorso fino in Corte Suprema. Insomma a mio giudizio si tratta di una sorta di rapimento".

Come accennato l'Italia già nel 2001 aveva avanzato una richiesta di estradizione per Gambino ma gli Stati Uniti non l'hanno mai accolta. "Se non avessi questo cognome - ha spesso ripetuto Gambino ai giudici - oggi sarei da tempo un uomo libero". L'espulsione dunque sarebbe stata disposta poiché il vecchio boss non ha mai preso la cittadinanza americana e perché, per l'Immigrazione, non avrebbe i requisiti richiesti per rimanere in America. Nei confronti dell'ex muratore diventato boss, è ancora vigente in Italia il mandato di cattura emesso nell'80 proprio dal giudice Falcone con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati di indole mafiosa (all'epoca non esisteva ancora il 416 bis).
In America era stato condannato da un tribunale a 45 anni di carcere per traffico di droga e in prigione ne ha scontati 22. Ultimamente ha vissuto in un centro di raccolta immigrati a San Pedro, una località a 40 km da Los Angeles.
Nel giugno dell'83 fu condannato dall'Italia a 20 anni di carcere con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. In appello la pena era stata ridotta a 16 anni mentre il ricorso in Cassazione era stato giudicato inammissibile. Il processo di secondo grado nei confronti del boss è stato però riaperto ad ottobre dello scorso anno in seguito all'incidente di esecuzione, presentato proprio dall'avvocato Lelli nel 2006. L'avvocato ha ottenuto la riapertura in base all'art. 175 del codice di procedura penale sostenendo che Gambino non ha mai avuto conoscenza di nessuno dei gradi di giudizio del procedimento penale su mafia e droga aperto a Palermo nel '93 perché già all'epoca era detenuto negli Usa.

Per capire il ruolo di primissimo piano di Rosario Gambino e l'importanza rivestita all'interno di Cosa nostra, basta citare i seguienti due episodi. Nel 1984 l'allora sostituto procuratore Edward Bilinkas, in una dichiarazione giurata al tribunale federale di Newark, affermò di aver saputo da documenti in mano alle autorità investigative che Gambino ospito in una casa 'sicura' a New York Michele Sindona, all'epoca del presunto rapimento dell'ex banchiere. Nel documento si affermava che Sindona, poco prima della sua sparizione da New York, ricevette un passaporto falso da John Gambino e utilizzò il documento sia per lasciare gli Usa per l'Europa il 2 agosto del 1979, sia per farvi ritorno ad ottobre. Al suo arrivo all'aeroporto sarebbe stato proprio Rosario Gambino a prenderlo per portarlo in una casa dove Sindona rimase tre giorni. E fu sempre Gambino, successivamente, ad accompagnarlo a Manhattan. Sindona ricomparve il 16 ottobre del 1979 e raccontò di esser stato sequestrato da presunti appartenenti alle Brigate Rosse. Ma nella storia di Rosario Gambino c'è coinvolto anche un Clinton: Roger, il fratellastro dell'ex presidente degli Stati Uniti. Una commissione del congresso, nel 2001, ha scoperto un assegno di 50mila dollari fatto dai familiari di Gambino a favore di Roger: l'uomo sarebbe riuscito ad estorcerli alla mafia in cambio della promessa - non mantenuta - della grazia presidenziale per Rosario Gambino.

[Informazioni tratte da Adnkronos e ANSA]

- ''Non c'è nessuna richiesta di estradizione pendente'' (Guidasicilia.it 17/10/07)

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03 aprile 2008
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