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Gran gesto d'Amicizia...

Tutti in attesa che si risolva al più presto il caso dell'ennesimo sequesto libico di un peschereccio di Mazara

05 marzo 2009

"Stamattina è stato chiesto al comandante di accendere i motori, per spostare il peschereccio dal porto militare al porto commerciale, sempre a Tripoli, ma non so se questo spostamento è avvenuto". Questa è l'unica novità appresa dall'armatore del motopesca "Chiaraluna" di Mazara del Vallo (TP), Francesco Campo, quando questa mattina alle 8,30 è riuscito a mettersi in contatto con Vito Giacalone, il comandante del motopesca sequestrato martedì da motovedette libiche.
Campo, rappresentante legale della società Ga.Gi.Mar Snc di Mazara del Vallo, proprietaria soltanto del peschereccio, conferma che i dieci uomini di equipaggio (sei tunisini e quattro italiani) continuano a restare a bordo dell'imbarcazione e "stanno tutti bene".

L'imbarcazione, che ha lasciato il porto mazarese lo scorso 15 febbraio per una battuta di pesca, è stata intercettata da una motovedetta della polizia libica nel pomeriggio di due giorni fa a circa quaranta miglia a nord della costa nordafricana, in una zona che le autorità di Tripoli indicano come acque di competenza libica.
Il fermo del "Chiaraluna" è stato subito segnalato alla Capitaneria di porto di Mazara del Vallo, dall'equipaggio di un altro peschereccio che si trovava nelle vicinanze.
L'armatore è stato informato via radio subito dopo, e in un primo momento era riuscito a mettersi in contatto col comandante del natante soltanto per pochi minuti. Ieri mattina, infine, Francesco Campo, è riuscito a parlare col comandante Giacalone che lo ha rassicurato riguardo le buone condizioni dell'equipaggio .
La conferma è arrivata anche dal console generale d'Italia a Tripoli, Francesca Tardioli, che afferma di aver "avuto assicurazione dalle autorità militari circa la salute delle persone a bordo".
Il peschereccio si trova nel porto militare della capitale libica. Le autorità militari stanno portando avanti le indagini per verificare i motivi della "vicinanza eccessiva del peschereccio alle coste libiche", ha spiegato il console Tardioli.

"Al momento del fermo - ha detto ieri l'armatore Campo - il capitano Giacalone è stato condotto sulla motovedetta dei libici, mentre quattro militari sono saliti sul nostro peschereccio e si sono messi al timone conducendo il natante al porto di Tripoli dove è ormeggiato dalla tarda serata di ieri". "Rammarica - ha poi concluso l'armatore - il fatto che il sequestro sia avvenuto all'indomani della visita in Libia del presidente del Governo Silvio Berlusconi. A 40 miglia, comunque, eravamo sempre in acque internazionali. Solo per la Libia le acque territoriali arrivano a 73 miglia dalla loro costa".

La paura delle famiglie - Ed è ovviamente grande l'apprensione dei familiari dei componenti dell'equipaggio. A bordo, col comandante Vito Giacalone, di 65 anni, ci sono il nostromo Salvatore Asaro, di 56 anni, il marinaio Francesco Giacalone, di 60 anni, tutti mazaresi, Said Douni, di 50 anni, direttore di macchina con la doppia nazionalità italiana e marocchina, e i tunisini Alì Abdessalm, di 41 anni, Ziad Zirda, di 30 anni, Yahja Asfoun, di 49 anni, Kellil Chawki, di 34 anni, Bennour Echour 51 anni e Abdelkarim Drhil, di 48 anni. Le famiglie chiedono il rapido rilascio del peschereccio e dei congiunti.
Il sindaco di Mazara, Giorgio Macaddino, con due distinte note al ministro degli Esteri, Franco Frattini, e al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ha chiesto l'intervento del governo. "Sarà solo una coincidenza - ha detto polemico il sindaco - ma ogni qual volta torna d'attualità la notizia dei rapporti diplomatici italo-libici, ci ritroviamo alle prese con sequestri di nostri natanti. Chiediamo al governo di adoperarsi al massimo, affinchè natante ed equipaggio possano al più presto tornare liberi".

"Speriamo che questo ennesimo sequestro non comprometta i rapporti tra Italia e Libia e quanto negli ultimi mesi è riuscito a costruire il Distretto produttivo della Pesca Cosvap che ha già stretto importanti accordi proprio con la Libia", dice Nicola Lisma, assessore provinciale di Trapani con delega alla Pesca e alle politiche del mare. "Rimane la rabbia - prosegue Lisma - che il sequestro sia avvenuto all'indomani delle scuse ufficiali presentate alla Libia dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi"

[Informazione tratte da AGI, La Siciliaweb.it, Rainews24]

- Perché Ghedaffi non si scusa con gli italiani? (Guidasicilia.it, 04/03/09)

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05 marzo 2009
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