Grand Hotel et Des Palmes
Simbolo del Turismo e della Storia di Palermo, la fine del Grand Hotel non è solo la chiusura di un Albergo
Il Grande Hotel delle Palme di Palermo chiude i battenti. La crisi, si dice, non guarda in faccia nessuno e si pesta sotto i piedi, senza remora alcuna, la Storia della gente e dei luoghi. Senza coscienza tritura l’identità delle città e crea dei vuoti incolmabili che verranno riempiti dall’effimero di turno, dalla bassa qualità a basso prezzo, dalla spersonalizzante conformità degli usi e dei costumi dettata dal becero consumismo quotidiano.
E’ facile comprendere come la chiusura dell’Hotel delle Palme non è solo la chiusura di un albergo, essa infatti è la cancellazione di una grossa porzione della Storia Palermitana, Siciliana, Italiana. E’ l’eliminazione di ciò che resta di un tempo che ha fatto Cultura, elemento identitario fondamentale per una città e per i suoi abitanti, anche per quelli che - e sono tanti, tantissimi a Palermo - il Grande Hotel delle Palme l’hanno visto e avrebbero continuato a vederlo solo dall’esterno.
Dicevamo, la crisi. Ecco, sarebbe proprio questa la causa della chiusura del grande albergo a quattro stelle di via Roma. Dal 4 gennaio prossimo, l’Acqua Marcia Turismo spa, che gestisce l’hotel, avrebbe deciso di licenziare i circa quaranta dipendenti della struttura alberghiera e tra i motivi di tale decisione ci sarebbero gli eccessivi costi di gestione, non garantiti da un numero sempre più scarso di clienti.
C’è chi, però, proprio non riesce a credere a queste motivazioni. "Nella vicenda dell'Hotel delle Palme l'unico dato certo è che certamente la paventata chiusura non può essere addebitata alla crisi del settore", dicono il sindaco Leoluca Orlando e l'assessore Francesco Giambrone che, dati alla mano, ricordano che "a Palermo nel'ultimo anno si è registrato, proprio nelle strutture alberghiere, un aumento delle presenze turistiche, in particolare quelle straniere". "I dati sul turismo a Palermo - proseguono i due - dimostrano che sia pure in una situazione di grave crisi economica, il settore turistico dà segnali di ripresa grazie anche ad una rinnovata visibilità della città a livello internazionale e ad una stretta collaborazione fra tutti gli operatori e l'amministrazione per politiche comuni di rilancio".
E siccome, come detto, chiudendo l'Hotel delle Palme verrebbe spazzato via un importante simbolo del turismo di Palermo, oltre che un'importante realtà occupazionale cittadina, l'amministrazione comunale ha deciso di farsi promotrice di un tavolo di concertazione e trattativa per salvare il glorioso albergo.
Ma, le convinzioni e le considerazioni di Palazzo delle Aquile, cozzano con il giudizio che Federalberghi Palermo dà della storia dell’hotel. "In città abbiamo già visto chiudere negli ultimi anni numerose strutture - dice Nicola Farruggio, presidente Federalberghi Palermo - Da tempo abbiamo fatto un quadro ben preciso dello stato di crisi ai vari governi che si sono succeduti negli ultimi anni, proponendo loro immediate soluzioni che avrebbero certamente contribuito a limitare i danni. Forse il turismo non interessa particolarmente alla politica, che non lo ascolta e non lo sostiene. Così come le imprese, spesso abbandonate a se stesse non riescono, pur lavorando, ad essere più produttive. Pertanto "a nulla vale il rincuorante aumento delle presenze in città" che la Federalberghi ha registrato in questa stagione, perché "troppo ampio e profondo è il gap economico da recuperare. Sono stati richiesti interventi di defiscalizzazione immediati e l'abbattimento del costo del lavoro nel settore, atti necessari, se si vuole, con i fatti, rilanciare l'intero sistema".
"Se pensiamo solo all'Imu - continua Farruggio - divenuta impagabile per ogni struttura alberghiera, abbiamo un immediato quadro della situazione. Stiamo vedendo gli alberghi anche quelli storici e ricchi di fascino, come l'Hotel delle Palme, agonizzare, strozzati dalle imposte e penalizzati altresì da attività estemporanee di ricettività improvvisata e non monitorizzata. Le imprese alberghiere sono, e saranno costrette, in virtù di tutto ciò, a continuare a ridimensionare i loro organici lavorativi, per non parlare di eventuali decisioni di imprenditori alberghieri di dirottare gli investimenti altrove, dove esistono condizioni imprenditoriali di reale produttività. Paradossale che questo avvenga in Sicilia, dove gli alberghi dovrebbero aprire e non chiudere. E quando chiude un albergo ritengo che muoia un parte di città e nel caso specifico dell'Hotel delle Palme, un pezzo importante della storia della nostra città. Occorre un immediato segno di responsabilità di tutti affinché situazioni del genere non si ripetano".
Il Grande Hotel delle Palme e chi ci lavora non sono, comunque, le uniche "vittime" della decisione della Acqua Marcia Turismo spa. La società in concordato preventivo, ha comunicato ai sindacati del settore turismo di avere avviato la procedura di licenziamento collettivo per 134 dipendenti su un organico totale di 213. Una rivoluzione dell'assetto organizzativo che riguarderà, oltre al Grand Hotel delle Palme, il Grand Hotel Villa Igiea di Palermo, il Des Etrangers & Spa di Siracusa (nella foto sotto), l'Excelsior Grand Hotel di Catania e l'Excelsior Hilton di Palermo.
Nella lettera inviata ai sindacati, la società ha spiegato che, "nonostante le misure messe in atto per contenere i costi, come la proroga della cassa integrazione in deroga e il sostegno al reddito, l'andamento delle strutture ricettive non è migliorato". "Per ciò che dispone il concordato - ha scritto inoltre la società - c’è l’obbligo dell'azienda di dar luogo ad azioni concrete a tutela dei creditori e per stabilizzare la situazione economica". Il piano di ristrutturazione prevede il 60% di esuberi del personale: Grand Hotel Villa Igiea di Palermo (46 esuberi su 70 dipendenti), Des Etrangers & Spa di Siracusa (18 esuberi su 21), Grand Hotel et Des Palmes di Palermo (37 esuberi su 41), l'Excelsior Grand Hotel di Catania (23 esuberi su 48) e l'Excelsior Hilton di Palermo (10 esuberi su 33).
- Quelle insegne che scompaiono insieme alla memoria della città di Marcello Benfante