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Grande partecipazione allo sciopero organizzato dalla Fiom

Particolarmente riuscite le manifestazioni regionali che ieri si sono tenute in tutta Italia

29 gennaio 2011

Sciopero riuscito per la Fiom che ieri, venerdì 28 gennaio, ha chiamato a raccolta il popolo delle tute blu contro gli accordi aziendali chiusi da Fiat per i siti di Pomigliano e Mirafiori. L'adesione, secondo la stima dei metalmeccanici della Cgil, è stata superiore al 70% e le 18 manifestazioni regionali oltre alle 4 provinciali hanno registrato, ovunque, "una grande partecipazione". Sopratutto quelle organizzate davanti agli stabilimenti del Lingotto, da Massa a Cassino, da Termoli, a Pomigliano d'Arco, da Melfi a Vibo Marina fino a Termini Imerese, il sito industriale che sarà dismesso definitivamente a dicembre di quest'anno. Per ciò che riguarda il gruppo Fiat, la Fiom segnala "l'ottimo risultato" conseguito dall'iniziativa a Torino. Alla Powertrain (ex Meccaniche), l'unico reparto produttivo ieri in funzione a Mirafiori, le adesioni allo sciopero al primo turno hanno toccato infatti l'80% dei dipendenti. I lavoratori delle Carrozzerie e quelli delle Presse erano invece in cassa integrazione. In Cig anche i dipendenti degli stabilimenti Fiat auto di Pomigliano d'Arco (Napoli) e di Termini Imerese (Palermo).
Negli altri due principali stabilimenti Fiat auto, e cioè Cassino (Frosinone) e Melfi (Potenza), le adesioni allo sciopero, al primo turno, si sono collocate intorno al 50%. Alla Teksid di Torino sciopero per oltre l'85%, mentre alla Ftp Iveco (Fiat Industrial), sempre a Torino, adesioni al 70%. Alla Iveco di Mantova e alla Magneti Marelli di Bari, 70%. Capillare il quadro delle adesioni alla mobilitazione fornito dalla Fiom. Torino: alla Berco, Bm, Turbo Car, 100%; alla Daitec Chivasso, Ecbi, Hot Roll, Icot il 95%; alla Bersano,Microtecnica, Lottomatica, Fucine Rostagno, Federal Mogul, Tessa, il 90%; all'Avio Borgaretto, Model Master, Omp, Taico, tra l'80 e 85%. Milano: All'Alstom Power, Nacco, l'80%; all'Alstom Ferroviaria, Bcs, Kone, il 70%. Bergamo:all'Fbm, il 90%; alla Same, l'85%; alla Somaschini, l'80%; all'Exide (operai), l'80%; alla Reggiani, operai 90%, impiegati 50%; alla Tenaris Dalmine (operai), il 70%. Mantova: Alla Belleli, Bondioli e Pavesi, il 100%; alla Comer: l'80%; alla Marcegaglia, Raccorderie Metalliche, Zanotti, il 70%. Trieste: alla System Sensor, Fertubi, l'80%; alla Wartsila Italia, il 75%. Terni: alla Garofoli il 90%; alla Faurecia l'85%; alla ThyssenKrupp l'80%; all'Appalti Ast l'80%. Napoli: all'Avio (Pomigliano d'Arco) e alla Whirlpool il 90%.

A Termini Imerese in 8.000 in piazza con la Fiom - Ottomila manifestanti, secondo la Fiom, sono scesi ieri mattina in piazza a Termini Imerese per lo sciopero generale organizzato dai metalmeccanici della Cgil in difesa dei diritti e del contratto nazionale di lavoro. Un corteo, partito da piazza Stazione, si è snodato per le vie della città fino a piazza Duomo. Delegazioni di lavoratori sono giunte anche dalle altre province siciliane. Presenti anche numerosi studenti.
Al passaggio i commercianti in segno di solidarietà hanno abbassato le saracinesche dei negozi. In testa al corteo la segretaria generale siciliana della Fiom Cgil, Giovanna Marano; la segretaria generale della Cgil Sicilia, Mariella Maggio; il segretario nazionale della Fiom per il settore auto, Enzo Masini; e Serena Sorrentino, componente della segreteria nazionale della Cgil. Il corteo è stato raggiunto lungo il percorso dal sindaco Totò Burrafato, dal presidente del Consiglio comunale Stefano Vitale e da una delegazione di consiglieri comunali che, con la loro partecipazione hanno testimoniato la vicinanza ai lavoratori scesi in strada per protestare.
Secondo la Fiom Cgil "le politiche industriali adottate dalla Fiat non prestano alcuna attenzione alle conseguenze di quello che significa per un territorio, la chiusura di uno stabilimento. In particolare qui a Termini Imerese si contano 2.200 lavoratori (tra Fiat e indotto) che resterebbero senza lavoro e senza prospettive future". "Le proposte avanzate da Marchionne mirano - hanno detto i delegati della Fiom - più che a trovare soluzioni accettabili per i lavoratori, a cancellare i diritti conquistati negli ultimi 60 anni. Le diverse ipotesi avanzate, sui possibili investimenti da conferire nel nostro polo industriale, ad oggi non presentano progetti concreti che diano sicurezza sul futuro".
Il sindaco Totò Burrafato ha detto di avere "apprezzato il modo di far levare la voce dei metalmeccanici siciliani della Fiom, che hanno scelto Termini Imerese come luogo simbolo della grave crisi industriale della nostra Isola".
Proprio ieri per le tute blu è scattato un nuovo periodo di cassa integrazione. I lavoratori rientreranno in fabbrica il 7 febbraio, poi torneranno in cassa integrazione nuovamente il 14 e il 21 febbraio e dal 28 febbraio al 4 marzo.

Per la Cisl è stato "l'ennesimo flop" - Lo sciopero dei metalmeccanici organizzato dalla Fiom Cgil a seguito delle vicende Fiat, in Sicilia, commentano alla Cisl, "è stato un flop, l'ennesimo". "A documentare il fallimento - ha fatto sapere il sindacato guidato nell'Isola da Maurizio Bernava - i dati rilevati dalle sedi periferiche cisline, nelle nove province dell'Isola. Numeri che parlano di adesioni bassissime nelle fabbriche, al di sotto delle percentuali di iscritti alla Fiom".
"Al Cantiere Navale di Palermo - ha reso noto Salvatore Picciurro, numero uno in Sicilia della Fim Cisl - su 525 associati alla Fiom, hanno partecipato allo sciopero soltanto i delegati sindacali: si contano sulle dita di una mano. E anche a Termini Imerese, nonostante la chiusura dello stabilimento Fiat per la cassa integrazione, i metalmeccanici che hanno partecipato, in piazza, alla manifestazione Fiom, sono stati 200 appena, non di più".
"Il punto - ha affermato Bernava - è che le strategie di antagonismo ideologico-politico, figlie di una concezione ottocentesca del sindacato, non portano da nessuna parte. Anzi, rischiano di ipotecare prospettiva e percezione stessa del sindacato, tra i lavoratori". "Perché - ha sottolineato la Cisl - il sindacato, o favorisce la crescita, gli investimenti, l'occupazione, o finisce con l'essere avvertito come non utile dai lavoratori. In pratica, senza investimenti, e senza lavoro, i diritti diventano mera proclamazione formale e astratta. A dispetto delle cavalcate mediatiche". Per Picciurro, "i lavoratori metalmeccanici oggi sono stati assenti dalle piazze perchè desiderano occupazione e piani di sviluppo, non si prestano a manovre che dietro il paravento dei diritti nascondono solo motivazioni ideologiche e intenti politici".
La Cisl ha invitato Fiom e Cgil a "ripensare la strategia dello scontro frontale come unica politica anti-crisi per costruire assieme alle altre organizzazioni sociali un fronte unito capace di assumersi responsabilità per incidere sulle scelte d'investimento. Nel nome del lavoro sia di chi ce l'ha e deve tutelarlo, sia di chi non ce l'ha ma ha il diritto di averlo".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Labitalia, Ansa, Lasiciliaweb.it]

 

 

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29 gennaio 2011
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