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Il vertice italo-francese secondo Berlusconi è stato "molto, molto positivo". Per Bossi l'Italia e diventata una "colonia francese"

27 aprile 2011

Problemi, scontri, screzi con la Francia? Vedendo ieri Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy accanto, al vertice italo-francese, e leggendo quali sono state le dichiarazioni, le comunioni d'intenti, l'affiatamento e gli accordi, sembra siano svaniti nel nulla i voltafaccia, le ripicche e la durezza che nelle scorse settimane i "cugini d'oltralpe" hanno riservato agli italiani nelle questioni riguardanti l'immigrazione e le azioni diplomatico-militari in Libia. 
Per essere precisi, il presidente del Consiglio Berlusconi ha definito il risultato del vertice "molto, molto positivo". "E' emersa - ha sottolineato il premier - una forte convergenza di Italia e Francia su tutti i temi che abbiamo affrontato".
Meno etusiastico e più misurato il presidente francese, che ha ammesso: "Tra Italia e Francia ci sono delle tensioni, non ha importanza sapere di chi è la colpa, ma non hanno motivo di esistere".

Certo è che i temi affrontati sono stati tanti: dalla Libia all'immigrazione, dal nucleare alla Parmalat. Ma cerchiamo di capire, in ordine, come sono stati affrontate tali temi che, se hanno visto un riavvicinamento tra Italia e Francia, hanno provocato un'ulteriore spaccatura all'interno della maggioranza di governo.

IL COINVOLGIMENTO IN LIBIA - Durante il vertice, Berlusconi e Sarkozy hanno discusso al telefono con il leader del Comitato nazionale transitorio di Bengasi, Mustafa Jalil, per fare il punto della situazione. Entrambi i leader hanno ribadito ancora una volta la necessità di un appoggio internazionale al Cnt e di un passo indietro di Muammar Gheddafi. Jalil ha ringraziato l'Italia per la decisione di utilizzare i propri veivoli in azioni militari in Libia. Scelta del tutto condivisa anche dal presidente francese che, sin dai primi momenti delle operazioni, aveva richiesto un maggiore coinvolgimento. Una decisione difficile, ha dichiarato Berlusconi, "per il passato coloniale e per i trattati di amicizia siglati con il popolo libico, ma riteniamo che del nostro intervento ci sia bisogno". Anche perché, ha specificato il premier italiano, era stato richiesto dalla Nato e dagli Stati Uniti.
Berlusconi ha quindi spiegato in cosa consiste la decisione assunta dal governo italiano di "aumentare la flessibilità operativa dei nostri velivoli militari in Libia". "Interventi con razzi di estrema precisione su singoli obiettivi militari, che non riguardano assolutamente insediamenti civili dove si potrebbero provocare vittime. Non si tratta di bombardamenti - ha precisato il premier - come invece sembrerebbe dalla lettura odierna della stampa italiana. Lo scopo che ci proponiamo è principalmente quello di difendere la popolazione civile e quindi sarebbe un controsenso se le nostre azioni militari portassero invece a compromettere la loro vita".
La Francia si è "rallegrata" della decisione italiana di partecipare con i suoi aerei a bombardamenti mirati in Libia, ha quindi commentato Sarkozy. Il presidente francese ha poi sottolineato come la scelta di intervenire militarmente in Libia abbia salvato "decine di migliaia di persone da morte certa" a Bengasi una città di "un milione di abitanti" contro la quale il leader libico Muammar Gheddafi aveva promesso una "vendetta terribile". Per questo, ha sottolineato, l'intervento "non era questione di giorni ma di ore" ed "è proprio perché c'è un intervento militare" che Gheddafi accetta di discutere. Il presidente francese ha poi escluso ogni intervento militare di terra, spiegando che "la nostra regola è la risoluzione dell'Onu che non prevede intervento militare di terra".

LA DICHIARAZIONE CONGIUNTA SUL TEMA IMMIGRAZIONE - Berlusconi e Sarkozy hanno firmato una dichiarazione congiunta su Libia e Nord Africa, con la richiesta alla Ue di una maggiore cooperazione - anche sul piano degli investimenti - con i paesi della sponda sud del Mediterraneo. Durante il vertice, inoltre, è stata decisa la nomina di due stretti collaboratori di Berlusconi e Sarkozy, che si occuperanno di "affrontare il tema immigrazione, sviluppando i trattati già esistenti", ha spiegato il premier italiano. Che ha voluto anche porre fine alle polemiche di questi giorni con la Francia a proposito dei permessi temporanei ai migranti tunisini. "Non hanno diritto all’asilo, è un’immigrazione economica, non dovuta a nessuna guerra", specificava l’Eliseo. Ieri Berlusconi ha dato pubblicamente ragione al collega francese, riconoscendo lo sforzo della Francia "superiore cinque volte a quello italiano". "Nessuna accusa quindi", ha chiarito.
Insieme alla dichiarazione congiunta, i due leader hanno firmato una lettera, indirizzata al presidente dell’Unione europea, Herman Van Rompuy, e al presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, con alcune proposte di modifica provvisoria del trattato di Schengen, in situazioni eccezionali, e la richiesta di potenziamento dell’agenzia Frontex, il sistema di pattugliamento europeo delle frontiere esterne. "Nessuno di noi vuol negare il Trattato di Schengen. Ma in circostanze eccezionali, crediamo entrambi che ci debbano essere delle variazioni, cui abbiamo deciso di lavorare insieme", ha detto Berlusconi. Il capo del governo ha dunque riferito: "Abbiamo scritto una lettera congiunta al presidente Barroso e a Van Rompuy, in cui abbiamo chiesto maggiore collaborazione ai Paesi della sponda sud del Mediterraneo che sostengono questa emigrazione; e una maggiore solidarietà da parte di tutti i nostri partner Ue, introducendo il principio che i Paesi della sponda sud d'Europa non debbano essere lasciati soli, davanti a fenomeni di immigrazione di massa ma che deve esserci un assoluto principio di solidarietà tra tutti i Ventisette Paesi Ue".
Appena ricevuta la lettera, Rompuy ha assicurato che i temi espressi dai due leader verranno trattati nel prossimo vertice Ue del 24 giugno a Bruxelles. Il portavoce della Commissione europea, Olivier Bailly, ha anche commentato nel merito dei contenuti, dichiarando che il testo "globalmente, va nella nostra direzione". Si tratterebbe quindi di "una buona notizia".

L'APPELLO ALLA SIRIA - "Siamo molto preoccupati" per gli sviluppi della situazione in Siria, ha confessato il presidente del Consiglio al termine del colloquio con il presidente francese. "Rivolgiamo un appello forte alle autorità di Damasco, per fermare la repressione violenta di quelle che sono dimostrazioni pacifiche", ha dichiarato Berlusconi. Il premier, assieme a Sarkozy, ha chiesto che "tutte le parti in causa agiscano con moderazione. Rinnoviamo l'invito alle autorità di Damasco a dare un seguito concreto e immediato alle importanti riforme che sono state annunciate", da parte del leader siriano Assad.

LACTALIS-PARMALAT: SI A GRUPPI ITALO-FRANCESI - Silvio Berlusconi considera "non ostile" l'Opa lanciata su Parmalat da Lactalis. Tuttavia, ha detto, "trovo singolare che venga lanciata questa mattina, il giorno stesso del nostro incontro, ma proprio per questo escludo nella maniera più sicura che ci potesse essere da parte del governo francese la consapevolezza di questa sovrapposizione, della visita e dell'Opa". "Ci sembra - ha detto ancora il premier italiano - che sia una strada da seguire quella di dare vita a dei grandi gruppi internazionali franco-italiani e italo-francesi e noi ci auguriamo che gli imprenditori italiani possano avanzare delle proposte affinché si possa magari non portare a termine l'Opa ma stabilire un accordo con una partecipazione italiana insieme a Lactalis, che come il presidente Sarkozy ha ricordato è il maggiore acquirente dei prodotti Parmalat".
Sulla questione si è espresso anche Sarkozy: "Della vicenda Parmalat-Lactalis ne abbiamo parlato. Lactalis è il primo acquirente del latte di Parmalat. Abbiamo chiesto a due collaboratori di lavorare su questo dossier" ha spiegato, evidenziando la necessità di trovare una soluzione sui principali temi economici, dall'energia alle ferrovie fino alla Parmalat. "Serve sommare le aziende per creare dei grandi gruppi franco-italiani", ha spiegato, aggiungendo che Italia e Francia sono "paesi fratelli" e che "dovrebbero creare grandi gruppi insieme perché da soli è difficile". "Voi avete le piccole e medie imprese, noi i grandi gruppi - ha continuato il presidente francese - Non c’è bisogno di farci la guerra".

LA FRANCIA AL FIANCO DELL'ITALIA SE DECIDERA' DI TORNARE AL NUCLEARE - "Il giorno in cui l'Italia deciderà di tornare al nucleare, la Francia sarà per l'Italia un Paese accogliente e amichevole". E' quanto ha sostenuto il presidente Sarkozy al termine del bilaterale italo-francese. "Non giudico la decisione del governo italiano. Capiamo le sue ragioni", ha sottolineato Sarkozy, commentando la decisione del governo italiano di bloccare il nucleare. All'opinione pubblica italiana, ha aggiunto il capo di Stato francese, "vorrei spiegare che l'incidente di Cernobyl è stato un incidente nucleare mentre quello in Giappone non è accaduto per colpa di un terremoto ma di uno tsunami. E' lo tsunami che ha distrutto la centrale e fermato l'acqua che serviva a raffreddare il motore e il combustibile". La Francia, come l'Italia, ha detto ancora Sarkozy, "non ha petrolio nè gas ma grazie alla scelta del generale De Gaulle ha scelto il nucleare e ora siamo autonomi nell'elettricità per l'80%. La Francia - ha aggiunto - non ha scelto solo il nucleare ma anche le fonti rinnovabili come il solare e l'eolico che ora però non bastano per compensare l'atomo". Sarkozy ha poi sottolineato l'importanza ora di rafforzare la sicurezza delle centrali, alcuni "gruppi francesi non hanno chiuso dei contratti per vendere delle centrali perché erano più care perché più sicure. Il vero dibattito è quale livello di sicurezza serve per le centrali. Noi abbiamo fatto la scelta di puntare alla sicurezza perché la loro sicurezza riguarda anche i nostri vicini", ha rilevato Sarkozy, annunciando che a giugno a Parigi si terrà una riunione delle autorità per la sicurezza del nucleare proprio per affrontare i temi che riguardano la sicurezza delle centrali. "La Francia se l'Italia sceglierà di tornare al nucleare è disponibile a lavorare con l'Italia e mettere a disposizione il know how legato alla sicurezza. Non c'è altra soluzione che la trasparenza", ha concluso Sarkozy.

Fino a qua, per sommi capi, quanto i due leader hanno annunciato pubblicamente. All'inizio, però, accennavamo ad una spaccatura all'interno del governo che il bilaterale italo-franco sembra abbia causato. Spaccatura che, se è vero si sia aperta, potrebbe mettere addirittura in discussione la tenuta del governo. 
"Dopo le dichiarazioni di Berlusconi, Gheddafi ci riempirà di clandestini". Non è stato per nulla positivo il giudizio del leader della Lega, Umberto Bossi, sulle dichiarazioni rese dal presidente del Consiglio durante il vertice intergovernativo di ieri mattina a Villa Madama con il presidente della Repubblica francese. Chiuse a fatica le polemiche con il vicino d’oltralpe sulla gestione dei migranti, si apre così per Berlusconi uno scontro tutto interno alla maggioranza. A non piacere a Bossi è stata soprattutto la decisione del governo italiano - o almeno di una parte – di avere un ruolo attivo nelle operazioni militari in Libia. "Non sono d’accordo sui bombardamenti. - ha detto Bossi - E dobbiamo pensare, oltretutto, che se andiamo a bombardare poi ci toccherebbe pure ricostruire".
A nulla sono servite le spiegazioni di Berlusconi durante il vertice, né la soddisfazione del presidente Sarkozy. "Non è dicendo sempre di sì che si acquisisce peso internazionale – ha continuato Bossi - Ormai siamo diventati una colonia francese".
Durante il vertice Berlusconi ha sostenuto che non c'è nessun problema con i vertici della Lega. "Ci siamo già sentiti - ha spiegato il premier - e li richiamerò anche tra poco per spiegare la questione". Ma il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, molto semplicemente ha replicato: "La Lega Nord è contraria alla guerra. Questa è la posizione che porteremo con Umberto Bossi al prossimo Consiglio dei Ministri". Parole confermate dal leader del Carroccio, che ha aggiunto: "Le guerre non si fanno e comunque non si annunciano così".
La contrarietà della Lega è stata palesata con chiarezza da 'La Padania' che ha attaccato duramente l'atteggiamento del premier 'supino di fronte alle richieste' dei francesi durante il vertice intergovernativo di ieri. Il quotidiano leghista ha riferito della "irritazione (a dir poco)" mostrata da Bossi in Via Bellerio. I francesi si sono presentati "arroganti" all'incontro, ha commentato il leader leghista, "Nicolas Sarkozy urlava: 'io voglio questo io voglio quello'". "Berlusconi pensava che dicendo sì a tutto potesse acquisire un nuovo peso internazionale", ha osservato Bossi nel colloquio con i giornalisti del quotidiano del Carroccio. "Ma è il contrario", ha criticato, "non è bombardando dei poveracci in Libia che si conta di più. Sei forte solo quando sai dire anche no".
Nel lungo editoriale di Carlo Passera, responsabile delle pagine politiche del giornale, si riferisce più volte del "malumore" del senatur, che parlando dell'ottimo lavoro svolto dai ministri Tremonti e Maroni accusa il premier Berlusconi di aver fatto "far loro la figura dei cioccolatai".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, AGI, Il Fatto Quotidiano]

 

 

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27 aprile 2011
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