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Granelli di vita al vento

Ogni giorno nel mondo oltre 26mila bambini al di sotto dei cinque anni muoiono per cause evitabili

23 gennaio 2008









L'ultimo Rapporto Unicef 2008 sulla condizione dell'infanzia nel mondo si apre con quella che si potrebbe definire una buona notizia. Infatti, dalle primissime righe dell'introduzione si viene a sapere che nel 2006 il numero totale di decessi annui dei bambini sotto i cinque anni è sceso sotto i 10 milioni, esattamente a 9,7 milioni: ciò rappresenta un calo del 60% nel tasso di mortalità infantile dal 1960. E' la prima volta che si registra una dato del genere nella storia recente. 
Una buona notizia, dunque, che deve comunque fare i conti con numeri che rimangono tuttavia drammatici e insopportabili: ancora oggi, in tutto il mondo, sono oltre 26mila i bambini sotto i cinque anni che ogni giorno muoiono, soprattutto per cause evitabili.
Ripetiamo: OGNI GIORNO OLTRE 26MILA BAMBINI AL Di SOTTO DEI CINQUE ANNI MUOIONO SOPRATTUTTO PER CAUSE EVITABILI!

Queste migliaia di innocenti fanno la loro brevissima comparsa quasi tutti nei paesi in via di sviluppo, e per essere più precisi, in 60 delle 200 nazioni mondiali. Più di un terzo di questi bambini, quasi il 40%, rileva il Rapporto, muore durante il primo mese di vita, di solito a casa e senza avere accesso a servizi sanitari di base e a beni di prima necessità che potrebbero salvare loro la vita. Di queste morti neonatali, circa il 26%, che equivale al 10% di tutti i decessi sotto i 5 anni è provocato da gravi infezioni. Prime tra tutte polmonite e sepsi. Ogni anno circa due milioni di bambini sotto i cinque anni muoiono di polmonite (circa 1 decesso su 5 a livello globale), mentre - nonostante i progressi compiuti dagli anni Ottanta ad oggi - le malattie diarroiche sono responsabili del 17% dei decessi sotto i cinque anni.
E ancora la malaria, il morbillo e l'Aids messi insieme sono responsabili del 15% dei decessi infantili. Ad aumentare la mortalità anche la denutrizione, che contribuisce al 50% nei decessi infantili, l'acqua non sicura, le scarse pratiche igeniche e i servizi igienoci-sanitari inadeguati.

L'area geografica più derelitta e problematica continua ad essere l'Africa sub-sahariana. Oltre ad avere il tasso di gran lunga più elevato di mortalità infantile (in media un bambino su sei muore prima del quinto compleanno), la regione è quella che ha dimostrato meno progressi dal 1990 in poi. Nel 2006, inoltre, ha fatto registrare il 49% di tutti i decessi di bambini sotto i cinque anni, nonostante vi sia nato solo il 22% dei bambini del mondo.
Tuttavia, nonostante guerre, disastri naturali, Aids, miseria e scarse strutture medico-sanitarie, non in tutti i Paesi la situazione è uguale: Paesi poveri e con difficoltà enormi come Eritrea, Etiopia, Malawi e Mozambico, ad esempio, sono riusciti a ridurre di oltre il 40% la mortalità infantile dal 1990 a oggi, dimostrando una volta di più che sono possibili risultati straordinari se si attuano interventi concentrati che diano priorità assoluta alla salute di madri e bambini. Infatti, la mortalità infantile risente moltissimo delle condizioni di vita delle madri. Ogni anno sono mezzo milione le donne che muoiono per motivi legati al parto o alla gravidanza. Nei paesi in via di sviluppo un quarto delle donne incinte non riceve nemmeno una visita medica prima del parto. I paesi dove è più alta la mortalità materna sono Niger (una probabilità su 7 di morire), Sierra Leone ed Afghanistan (una su 8). Nell'Africa sub-sahariana assicurare l'assistenza sanitaria alle madri per il 90% vuol dire riuscire a salvare 800 mila bambini ogni anno.

Per arrivare al quarto punto degli Obiettivi di sviluppo del Millennio (''Ridurre la mortalità infantile''), che prevede la riduzione di due terzi della mortalità infantile entro il 2015, servono analisi costanti delle situazioni più a rischio e nuove modalità d'intervento, più articolate, sistematiche e complesse. La sfida è garantire che i bambini possano accedere a un'assistenza medica continuativa, sostenuta da solidi sistemi sanitari nazionali.
I costi? Non altissimi, anche perché la mortalità materna, neonatale e infantile hanno spesso le stesse cause, e interventi mirati in specifici momenti del ciclo della vita hanno effetti moltiplicatori per la salute di madri e bambini. Si è stimato che, nell'Africa sub-sahariana, l'applicazione di un 'pacchetto minimo' di interventi essenziali, in grado di ridurre la mortalità infantile di oltre il 30% e la mortalità materna di oltre il 15%, potrebbe avere un costo aggiuntivo, rispetto ai programmi attuali, di 2-3 dollari pro capite. E con un costo di 12-15 dollari pro capite sarebbe possibile applicare un pacchetto più completo e continuo nel tempo di interventi, in grado di consentire una riduzione della mortalità infantile e di quella materna del 60%.

- Rapporto Unicef 2008 ''La condizione dell'infanzia nel mondo - Nascere e crescere sani'' (pdf.)

 

 

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23 gennaio 2008
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