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Grasse risate per grandi elettori

Il siparietto Crocetta-Berlusconi: un minuto di chiacchiere e risate a Montecitorio

22 aprile 2013

"Che dovevo fare, evitarlo? È stato un incontro pubblico. E lui è stato molto gentile". Quasi si difende, Rosario Crocetta, protagonista di un siparietto ripreso dalle telecamere e rilanciato da tv e siti web. Il governatore siciliano, nell'aula di Montecitorio, a scherzare per un minuto abbondante con Silvio Berlusconi. Uno di fronte all'altro, Sua Emittenza e l'ex impiegato del Petrolchimico di Gela, il capo del centrodestra e il primo presidente "rosso" dell'Isola, a scambiarsi battute e sorrisi. Il tutto davanti ai "colonnelli" del Pdl Angelino Alfano e Giuseppe Castiglione.
"Che ci siamo detti? Berlusconi mi ha bacchettato rimproverandomi di mettere nei guai il suo partito in Sicilia", afferma Crocetta, che aggiunge di avere ricevuto un altro rimbrotto: "Il Cavaliere si è lamentato, con il sorriso tra le labbra, perché io avrei messo in pista i grillini in Sicilia (dandogli una dimensione istituzionale, ndr). Gli ho risposto che sono stati loro, quelli del Pdl, a mettermi nei guai, non appoggiando i miei provvedimenti. Ma a Berlusconi ho fatto notare che, in occasione della legge sulla doppia preferenza di genere, si sono comportati in modo responsabile". "Meno male...", avrebbe risposto l'ex premier.

Un vis-à-vis che, visti anche i contenuti, non può che rilanciare l'ipotesi di larghe intese in Sicilia. Che a Palazzo d'Orleans possa nascere "un governo di responsabilità" sul modello di quello immaginato a Roma? "Ma in Sicilia un esecutivo c'è già...", dice Crocetta. "Io credo  -  prosegue  -  che con il Pdl si possano trovare punti d'incontro non sulle poltrone ma sugli interessi della Sicilia".

È stato il mattatore delle votazioni romane per il Quirinale, Rosario Crocetta, confermando una sua capacità di occupare la scena che spesso non si coniuga con la diplomazia. Ma è stato anche al Colle, con la delegazione di governatori (fra gli altri, i leghisti Maroni e Zaia) a incontrare Napolitano prima che il capo dello Stato sciogliesse la riserva sulla sua ricandidatura. "A Napolitano ho detto: presidente, siamo qui per incastrarla... Lui ha sorriso. Per fortuna ha accettato questo nuovo impegno. Sono stati giorni difficili, ma a questo punto dobbiamo metterci alle spalle tutto. Secondo me il partito deve respingere le dimissioni di Bersani".

In realtà, le lacerazioni del Pd si sono manifestate anche all'interno della pattuglia di grandi elettori siciliani. Corradino Mineo ha contestato la linea ufficiale del partito, sostenendo la candidatura Rodotà. E nella caotica giornata di venerdì ci sarebbero stati altri siciliani fra i traditori di Prodi: "Beh, un fatto statistico... ", sorride Giuseppe Berretta chiamandosi fuori dalla lista. Come fa il renziano Davide Faraone e l'ex Margherita Francantonio Genovese. I sospetti, a botta calda, si sono appuntati fra i debuttanti. Al punto da indignare Magda Culotta, giovane sindaco di Pollina bersagliata nel suo sito dagli inviti a votare Rodotà. La mancata elezione di Prodi che ha determinato le dimissioni di Bersani? "Peccato che adesso si attribuisca la colpa a tanti nuovi parlamentari figli delle primarie che non sanno stare in Parlamento o non hanno disciplina di partito. È fin troppo facile  -  scrive la Culotta  -  scaricare colpe che vanno ricercate, invece, nelle profonde radici del Pd".
E se Crocetta non ha dubbi ("I voti mancanti a Prodi sono quelli di dalemiani e renziani"), Berretta invita a ricercare i "traditori" fra "gli amici di Marini che si sono presi una rivincita".
Una diversità d'opinioni, accuse incrociate, che testimoniano il clima da tutti contro tutti che si è respirato a lungo anche dentro la rappresentanza siciliana. Prima che la sagoma rassicurante di Napolitano facesse scemare le tensioni. Almeno per ora. [Articolo di Emanuele Lauria - Repubblica/Palermo.it]

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22 aprile 2013
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