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Gravi accuse all'Italia da parte dell'Onu: ''Armi italiane ai signori della guerra somali''

30 maggio 2006

''Armi italiane ai signori della guerra somali''
di Massimo A. Alberizzi (Corriere.it, 28 maggio 2006)

Le accuse dell'Onu sono durissime: ''L'Italia lo scorso autunno ha fornito materiale militare al Governo Federale di Transizione somalo (Tfg), violando l'embargo imposto dal Consiglio di Sicurezza''. Assieme all'Italia il rapporto del gruppo di investigatori incaricato dall'Onu di monitorare le violazioni alle forniture d'armi (di cui il Corriere ha ottenuto una copia) cita Gibuti, Eritrea, Etiopia, Arabia Saudita e Yemen.
Non compaiono invece gli Stati Uniti (ma viene indicato solo un ''Paese Terzo''), nonostante una fonte bene introdotta all'interno del gruppo di monitoraggio avesse assicurato al Corriere che le prove contro Washington (massicci finanziamenti ai signori della guerra) fossero schiaccianti. ''L'amministrazione Bush ha minacciato di bloccare il rapporto al vaglio del Consiglio di Sicurezza, se non fosse stato cancellato il nome degli Stati Uniti. Sono così rimasti i riferimenti ai finanziamenti ai signori della guerra, ma è stato tolto ogni riferimento preciso'', ha sottolineato al Corriere la stessa fonte.

Riguardo le forniture da parte dell'Italia, il rapporto è assai dettagliato: cita le date in cui sono state spedite, (tra il 12 e il 16 ottobre 2005 e il 14 dicembre dello stesso anno), il porto e l'aeroporto dove è stata scaricata la merce (El Ma'an e lo scalo di Johar) e il materiale consegnato al Governo Federale di Transizione: 18 camion, ''un certo numero di casse lunghe, larghe e sigillate tenute sotto stretta sicurezza'', tende e altre casse ''con scritte in italiano che attribuivano il contenuto all'esercito italiano''.
Secondo il gruppo di monitoraggio dell'Onu, appena arrivati alcuni camion sono stati utilizzati per il trasporto dei miliziani e in particolare tre di essi equipaggiati con un cannoncino antiaereo. Ai chiarimenti richiesti degli investigatori il nostro governo ha risposta con una lettera nella quale si nega qualunque spedizione di camion al porto di El Ma'an. La comparsa dei veicoli in Somalia ''si può spiegare con il possibile acquisto del materiale italiano sul mercato, dove esiste equipaggiamento dismesso dalle nostre forze armate''. Effettivamente è risultato che un uomo d'affari di Dubai ha comprato quei camion a Bari e li ha spediti in Somalia, violando, lui sì, l'embargo. Per quel che riguarda invece le casse scaricate a Johar, si tratta di voli organizzati dalla Cooperazione Italiana, in partenza dalla Base delle Nazioni Unite a Brindisi ''con carichi umanitari (generatori, tende multi uso, utensili da cucina, contenitori per l'acqua e prefabbricati) procurati in accordo con l'Onu''. La circostanza è stata confermata dalle fonti del Corriere all'interno della base di Brindisi.

Riguardo il ''Paese Terzo'', il documento dell'Onu è più cauto e sfumato: si parla di finanziamenti ''per aiutare l'organizzazione di milizie create per combattere le minacce poste dai movimenti fondamentalisti che stanno crescendo nella Somalia centrale e meridionale''. Infatti le milizie dei signori della guerra - che in queste ora stanno combattendo a Mogadiscio, riuniti nell'Alleanza per la Restaurazione della Pace e contro il Terrorismo, contro l'Unione della Corti Islamiche - sembrano dotate di armi nuove e più sofisticate. I comandanti hanno a disposizione moderne radio walkie-talkie per comunicare tra loro. Per altro anche gli islamici sono ben armati. Secondo il rapporto ricevono aiuto principalmente dall'Eritrea che in politica estera sta facendo un pesante doppio gioco. Da una parte dice di sostenere la guerra americana al terrorismo, dall'altra fornisce ingenti quantità di armi agli islamici somali e a quelli etiopici dell'Oromo Liberation Front e dell'Ogaden People's Liberation Front, che operano anche in Somalia [...] - Continua sul Corriere

 

 

 

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30 maggio 2006
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