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Grillo, l'Economist e un antipasto da 80 euro...

I senatori del M5S non credono al premier: "I famosi 80 euro non sono altro che il cavallo di Troia per entrare in Europa e aprire i confini italiani all'austerity della Troika"

22 aprile 2014

"La rivoluzione è appena iniziata, gli 80 euro e l'Irap sono l'antipasto". Lo assicura il premier Matteo Renzi in un'intervista a Repubblica. E avverte: "Adesso serve mantenere credibilità sui mercati. Se ci riusciamo, allora presto potremo allargare il taglio delle tasse a incapienti, partita Iva e pensionati".
Renzi ammette che i bonus pesano poco sulle famiglie numerose e dice che "l'Italia non si può permettere il lusso di trattare male chi fa figli". Poi annuncia la riforma della giustizia 'a giugno' a partire dal 'processo civile telematico', poi il processo penale 'senza interventi ad personam' e la giustizia amministrativa con interventi sui Tar. E infine garantisce: "Desecreteremo i documenti sulle stragi".

I senatori del MoVimento 5 stelle attaccano 'Renzie' dicendo che quella degli 80 euro in busta paga è solo una "presa in giro" e presto gli italiani "sperimenteranno sulla loro pelle le bugie di Renzi".
Il gruppo M5s al Senato non crede al premier e lo scrive in un post ripreso dal blog di Beppe Grillo dal titolo "Renzie figlio di Troika". "Per reagire a una presa in giro bisogna innanzitutto essere consapevoli dell'inganno. E bisogna accorgersene prima che sia troppo tardi. Renzi e l'Europa lo sanno bene. Per questo l'uno spalleggia l'altra e viceversa. Almeno fino al 25 maggio: dopo quella data, infatti, il destino di milioni di elettori non sarà più affar loro. Ma se gli va in porto il raggiro, avranno arginato la presa di Bruxelles da parte di milioni di cittadini stanchi di subire".

"Prendiamo i famosi 80 euro al mese, ad esempio: non sono altro che il cavallo di Troia con cui Renzi vuole entrare in Europa per poi aprire i confini italiani all'austerity della Troika. Innanzitutto - scrivono i senatori - non riguarderanno una platea di 10 milioni di italiani. Probabilmente saranno poco più della metà a riceverli, e solo a tempo determinato: solo chi si trova in una fascia di reddito compresa tra i 16 e i 24 mila euro lordi. Il bonus scatta infatti solo quando l'imposta lorda, cioè quella pre-applicazione delle detrazioni, è superiore agli sconti già previsti dalle leggi in vigore. Per esempio, un lavoratore dipendente con un reddito di 15-16 mila euro con moglie e figli a carico (una platea vastissima di contribuenti) non percepirà mai alcun bonus".
"I chimerici 80 euro - aggiungono - saranno solo un miraggio. Così come lo saranno per tutti quei lavoratori dipendenti che percepiscono un reddito fino a 8 mila euro, per i pensionati e per il popolo delle partite Iva, mentre i dipendenti pubblici si vedranno addirittura bloccare l'adeguamento dei contratti, già fermi da 5 anni. Questo non si chiama sostegno, si chiama illusione. E anche quei pochi fortunati che riusciranno a percepire qualcosa non si illudano, perché il provvedimento è una tantum: una botta e via, un'elemosina una tantum che non cambia la vita a nessuno ma che vorrebbe costituire il viatico per consegnare nelle mani di Renzi i nostri destini europei, per i quali ha già dato ampie rassicurazioni pubbliche alla Merkel".

E anche a Pasqua il blog di Grillo ha lavorato, producendo un autorevole parere contro Renzi, quello dell'Economist, e titolando 'Parole, parole, parole. Le promesse di Renzi smontate'. "Quando un politico con un’inclinazione al populismo assume un incarico, forma un governo e rivela il suo programma, in genere deve avere qualcosa con cui compiacere tutti. Così pare sia a prima vista per il nuovo presidente del Consiglio, Matteo Renzi", dice l'articolo del settimanale inglese.
"Il premier ha preso anche decisioni per rassicurare imprenditori e investitori: Pier Carlo Padoan, che è stato capo economista dell’Ocse, è ministro dell’Economia e Federica Guidi, già presidente dei giovani industriali, ministro dello Sviluppo economico. Quando però ha chiesto il voto del Parlamento, al presidente del Consiglio è capitato qualcosa che impensierirebbe chiunque. Il 25 febbraio ha ricevuto un voto di fiducia alla Camera dove il Partito democratico ha una forte maggioranza. Ma il giorno prima, al Senato, dove la maggioranza è ridotta, ha ricevuto 169 voti a favore e 135 contro, il che non rappresenta una sicurezza nel fragile sistema italiano".

Secondo l'Economist "molti senatori, alcuni del suo stesso partito, sono rimasti sconcertati dai modi arroganti di Renzi. Ha infranto la tradizione parlando a braccio e tenendo per qualche tempo la mano in tasca, poi informando perentoriamente i suoi ascoltatori che sarebbero rimasti disoccupati (il suo progetto è di trasformare il Senato in una Camera delle Regioni, sul modello del Bundesrat tedesco). Il problema più grosso è la mancanza di particolari nel discorso di Renzi. Ha promesso una riforma al mese da qui a giugno: quella sul lavoro, sulla burocrazia e sul sistema fiscale. Ma non ha messo polpa nella scarna proposta per un nuovo contratto di lavoro, o sull’estensione a tutti del sussidio di disoccupazione. Ha parlato invece di un taglio di 10 miliardi del cuneo fiscale (tasse sul reddito e contributi sociali), di un programma di edilizia scolastica di 'diversi miliardi' come del pagamento dei crediti dei privati verso lo Stato, stimato in oltre 100 miliardi. Non c’è stato però nessun reale chiarimento su come Renzi intenda trovare queste risorse".

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22 aprile 2014
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