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Guadagnano 1000 euro al mese e per trovare un lavoro, precario, sperano nella raccomandazione

02 marzo 2006

Guadagna mille euro al mese, ha un lavoro precario e per trovarlo ripone le speranze nella raccomandazione.
È questo l'identikit che emerge dalla recente indagine sulla ''Condizione occupazionale dei laureati italiani 2005'' condotta da Almalaurea, il consorzio che raggruppa 45 atenei e che ha coinvolto 74 mila laureati (comprese, per la prima volta, le matricole che hanno concluso gli studi con una laurea triennale).
Il primo dato che subito emerge dalla ricerca è l'aumento della precarietà: nel 2005, infatti, il 48,5% di chi ha conseguito la laurea l'anno prima ha un cosiddetto contratto atipico, il 7,1% è senza contratto e il 4,8% ne ha uno d'inserimento (formazione lavoro e apprendistato). In pratica solo il 39,2% può vantare un lavoro a tempo indeterminato, situazione quindi notevolmente peggiorata rispetto a quattro anni prima: nel 2001 infatti il 45,7% dei giovani laureati da un anno aveva già in tasca un contratto a tempo indeterminato ed era solo del 37,4% la percentuale degli atipici. A sorpresa, inoltre, si scopre che il contratto a tempo determinato caratterizza il pubblico impiego più del privato (25 laureati su cento contro i 38 su cento nel pubblico).
Anche il contratto di collaborazione prevale ampiamente nel pubblico dove costituisce la forma prescelta per 40 occupati su cento (30 su cento nel privato).

Ma quali sono i corsi di laurea che spalancano più rapidamente le porte a chi ha concluso gli studi da un anno? Finire gli studi e conseguire una laurea in Ingegneria continua ad essere la migliore garanzia per trovare un impiego, segue la laurea che permette l'Insegnamento, poi Architettura e subito dopo i corsi di laurea dell'area chimico-farmaceutica.
La vera novità sta nel fatto che i ''vituperati'' corsi di area umanistica pagano dazio ai corsi di area tecnico-scientifica solo a un anno dalla laurea (60,3% gli occupati scientifici contro il 50,4% degli umanisti) ma a lungo termine, dopo cinque anni, gli umanisti rimontano prepotentemente e raggiungono la parità (86% a testa).
Ma almeno, dopo le ''fatiche'' patite per raggiungere l'agognato posto di lavoro, i giovani dottori si ritrovano con una busta paga adeguata? Ma non scherziamo! A meno di non considerare adeguati i 997 euro (netti) guadagnati in media da chi si è laureato nel 2004.
Naturalmente l'aspetto retributivo si modifica quando si va a verificare che cosa cambia considerando il sesso e l'area geografica: gli uomini guadagnano 1.136 euro al mese e le donne 885; inoltre a cinque anni dal titolo i guadagni mensili netti dei laureati (senza distinzione di genere) che lavorano al Nord (1.366 euro) sono più elevati rispetto a quelli di chi lavora nel Centro (1.281 euro) e soprattutto al Sud (1.191) euro.

Infine le modalità d'ingresso nel mondo del lavoro. In tempi di riforma del mercato occupazionale, di agenzie interinali e collocamento privato a quale sistema ricorrono i laureati? Per lo più (il 47,6%) all'iniziativa personale e al contatto attraverso la segnalazione di parenti e amici. A ciò bisogna aggiungere un 6% (era il 2,1 nel 2001) che richiede esplicitamente di essere segnalato ai potenziali datori di lavoro. Insomma un inno alla raccomandazione. Del resto, l'Italia è nettamente in testa alla classifica Ue come il Paese che usa di più la raccomandazione come modalità di ingresso nel mondo del lavoro.

''Alla luce di questa indagine - ha fatto notare Andrea Cammelli, direttore di Almalaurea - emerge un quadro particolare: in Italia avremmo bisogno di più laureati per allinearci alle altre realtà europee e mondiali. Per capirci, abbiamo una percentuale di laureati inferiore a quella del Messico e appena superiore a quella della Turchia. Ma se dovessimo raddoppiare la quota di laureati, il nostro mercato del lavoro, che già annaspa, sarebbe in grado di assorbirli?''.

Fonte: Corrire.it

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02 marzo 2006
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