Guardando al di la mare... Continuano, inumane e tragiche, le traversate della speranza nel Canale di Sicilia
La ''piaga del mare'' per i migranti clandestini non vuole cessare. Nonostante la bella stagione le acque del Canale di Sicilia continua a trangugiare vite umane che alla ricerca della speranza, si sono affidati ad un destino che si presenta sotto forma di vecchi barconi di legno o miseri gommoni sgonfi.
Sarebbero due gli immigrati morti di stenti durante la lunga navigazione e buttati in mare, che erano a bordo di una piccola imbarcazione di legno localizzata ieri pomeriggio in acque maltesi e soccorsi dalla guardia costiera italiana.
Ventisei le persone soccorse e portate nel porto di Lampedusa, mentre l'imbarcazione in legno, in precarie condizioni di agibilità, è stata lasciata alla deriva e segnalata a tutti i natanti in navigazione del Canale di Sicilia.
Sarebbero tutti di nazionalità eritrea, tranne una delle sole due donne a bordo, che ha detto di essere etiope.
Secondo quanto dichiarato dagli extracomunitari, tutti molto provati dalla lunga permanenza in mare, sarebbero partiti il 12 maggio scorso dalle coste della Libia.
Originariamente a bordo sarebbero stati in 30: poi due di essi, a quanto pare nigeriani, tre giorni dopo sarebbero stati trasbordati su un altra imbarcazione; dei rimanenti 28, due l'altro ieri sarebbero deceduti e poi sarebbero stati buttati in mare. Un racconto, come ha sottolineato dalla Guardia Costiera, ancora tutto da verificare.
E ancora non si sono avuta alcuna notizia dei naufraghi che, secondo quanto riferito l'altro giorno da un sopravvissuto, erano a bordo di un barcone disperso a circa 75 miglia da Malta (leggi). L'uomo, che ha detto di essere l'unico scampato al naufragio, ha parlato di circa trenta extracomunitari, partiti dalla Libia con destinazione Sicilia.