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Guida per riconoscere i tuoi santi

Interessante opera prima di Dito Montiel. Pellicola tratta dal suo romanzo, tratto dalla sua vita...

12 marzo 2007


 




Noi vi segnaliamo...
GUIDA PER RICONOSCERE I TUOI SANTI
di Dito Montiel

Poiché alcuni dei suoi amici non ci sono più o sono finiti in centri di recupero o peggio in prigione, forse lui, che è riuscito a scampare a tutto questo, dovrebbe ringraziare qualche santo?
Dito Montiel è un giovane scrittore che vive in California, lontano da New York, dove è nato e cresciuto. Una telefonata della madre lo richiama, dopo anni, a casa. Qui cercherà di ricucire un rapporto conflittuale con il padre malato, la sofferta storia d'amore con Laurie e soprattutto i fantasmi del passato, in particolare di un'estate, quella dell'86. Fu in quei giorni, infatti, che per lui la vita esplose in maniera assoluta, spingendolo fuori da casa e dal quartiere, a confronto con altre realtà, verso nuove amicizie, per costringerlo, con grande rammarico, a tagliare i ponti con il passato.


Tit. Orig. A guide to recognizing your saints
Anno 2006
Nazione Stati Uniti d'America
Distribuzione Mikado
Durata 98'
Regia e sceneggiatura Dito Montiel
Con Chazz Palminteri, Rosario Dawson, Dianne Wiest, Robert Downey Jr.
Genere Biografico

La storia che si ripete da sempre di un giovane che per crescere e trovare la propria strada è costretto a lasciare famiglia, amici, quartiere. Con un tocco molto personale e molto newyorchese, visto che è la cronaca autobiografica di un'estate del 1986 nel quartiere di Queens. Nato e cresciuto ad Astoria (New York) Dito Montiel è oggi un'artista di talento, il suo libro (Guida per riconoscere i tuoi santi) è diventato un piccolo 'cult' ed è stato tradotto in varie lingue. Prodotto da Sting, il film ha i difetti dell'opera prima, ma l'energia e la tenerezza di un'esperienza autentica, grazie anche allo straordinario feeling tra l'autore e regista Montiel ed il protagonista Robert Downey Jr., che ha convinto Montiel non solo a fare il film ma anche a dirigerlo.

La critica
''(...) ennesima flebile riproposta dei Vitelloni. (...) Agli italiani cinefili il film servirà soprattutto per capire che fortuna hanno avuto a esserlo (italiani, non cinefili) e quanti danni il neorealismo faccia ancora, fuori Cinecittà.''
Maurizio Cabona, 'il Giornale'

''Pur coltivando una propria 'mitologia' del passato, Montiel evita accuratamente l'andamento letterario che accompagna quasi di regola il cinema della memoria. Nessuna nostalgia per l'adolescenza perduta, in altre parole; piuttosto una riflessione sulla formazione della personalità del soggetto narrante a partire da una frattura. Con momenti di straniamento in cui i personaggi 'parlano' direttamente allo spettatore.''
Roberto Nepoti, 'la Repubblica'

''Davvero un buon film''
Lietta Tornabuoni, 'La Stampa'

''Sorprendente esordio di Dito Montiel, che descrive con sguardo scortesiano le mean streets frequentate in gioventù (...). (...) incredibile affiatamento dell'ensemble di attori.
Marco Consoli, 'Ciak'

''Robert Downey jr è bravissimo. (...) ottimo primo film autobiografia di Dito Montiel (...). Spira vento italo-american, alla Scorsese.''
Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera'

Sundance Film Festival: Premio Speciale della Giuria - Premio per la Regia
63° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia: Premio Settimana della Critica

Moretti lancia il film prodotto da Sting

di Valerio Cappelli, (Corriere, 08 marzo 2007)

Che strani incontri si fanno al Nuovo Sacher. Nanni Moretti ha cercato di coinvolgere Sting nel dibattito seguito alla proiezione di ''Guida per riconoscere i tuoi santi'', il pluripremiato film di cui la rockstar è produttore esecutivo. Il regista italiano, che ha fatto da padrone di casa nell'anteprima al Nuovo Sacher, ha cercato di coinvolgerlo e ha sentito sulla sua pelle quanto scomodi a volte possono essere i panni del giornalista.
Perché Nanni Moretti l'altra sera l'ha fatto Sting: ''Buonasera, è un grande piacere essere qui. Non voglio dire niente''. Più che cipiglio altezzoso, Sting non ha voluto rubare la scena a sua moglie Trudie Styler, che ha seguito dai primi passi come produttrice il difficile cammino del film, costato circa 2 milioni di euro. E ora dice che ''il mondo del cinema è pieno di tante brave persone e di tante cattive persone. C'è chi si è tirato indietro all'ultimo. Per non far naufragare tutto è intervenuto mio marito Sting''. Tranne che aprire il portafogli dopo la bocciatura degli Studios, non ha messo lo zampino su niente, nemmeno sulla ricca colonna sonora.

Nanni Moretti ha domandato a Chazz Palminteri com'è stato lavorare con un regista esordiente (''sono più freschi e genuini''), lui che è stato diretto da Woody Allen e Robert De Niro, ed è l'unico attore di fama con Robert Downey jr; al regista ha chiesto lumi sul processo di adattamento dal libro al film. Ambientato negli anni '80, ha vinto ai Festival di Sundance (premio per la regia di un film drammatico e premio speciale della giuria) e di Venezia (settimana internazionale della critica).
Tutto nasce dal romanzo, che colpisce come un diretto in pieno volto, scritto da Dito Montiel. ''Autobiografico, parla di persone che conosco e che ho amato. Il protagonista si chiama come me ma io non sono veramente lui. Si mescola finzione e realtà. Alla fine il film è più personale di quanto avessi immaginato''. Dice che ha dato spazio all'improvvisazione, i fatti più o meno sono quelli, l'affresco di un gruppo di giovani allo sbando. Ma ripete più volte che non è uno dei tanti film di violenza. Il ragazzo che finisce in galera per vendicarlo dopo un pestaggio è tuttora rinchiuso: ''Ha tentato di evadere. Lo vado a trovare una volta al mese''. Nel film c'è anche questo, la storia di amicizie rubate.

Ma il baricentro è occupato da scrittore di un certo successo che torna dai suoi per il padre malato. Pessimi i rapporti tra i due. Nei luoghi della sua infanzia, Dito incontra i pochi amici che non sono finiti in prigione o morti, tra amori mal riposti e fantasmi del passato. Il giovane scrittore-regista, che si presenta in bermuda e cappelletto di lana, a Trudie è piaciuto ''per la sua creatività e i suoi modi eccentrici''. Dido era, stando alle sue stesse parole, ''un ragazzino senza arte né parte destinato a non andare da nessuna parte''. Cresciuto nel Queens, sbrigava piccoli servizi per gangster locali. Poi è entrato in un gruppo punk, ha fatto il modello di biancheria intima, si è formato nell'avanguardia culturale di New York. Così sembra un vezzo da radical-chic (esistono anche a NewYork) quando afferma che gli piacciono i film spazzatura e i reality show. Questo suo debutto film ''è stata la cosa più strana che abbia mai fatto. E ho fatto molte cose strane nella mia vita''.

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12 marzo 2007
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