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Ha il vizio del fumo? Licenziata!

L'azienda: ''Non vogliamo gente che puzza di sigarette. Siamo smoke-free''

11 gennaio 2006

Licenziata perché fumatrice. Ma non in ufficio, neanche nei pressi dell'azienda che le aveva promesso un'assunzione, bensì a casa sua, nella sua vita privata di giovane ragazza trentunenne diventata in Inghilterra l'icona degli eccessi delle campagne antifumo.
Vere e proprie crociate, viene da dire. L'assurda vicenda è successa a Wells, nel sud ovest dell'Inghilterra. La protagonista si chiama Sophie Blinham: il suo primo giorno di lavoro alla Dataflow, un'azienda che si occupa di telefonia, è durato neanche quindici minuti. E' stata messa alla porta appena ha confessato di fumare qualche sigaretta. A nulla è valso assicurare che mai e poi mai si sarebbe sognata di accenderne una durante l'orario di lavoro. «Sono letteralmente scioccata», dice Sophie in un'intervista che ha concesso alla Bbc news dove parla mentre è intenta a fumare una sigaretta. Nello stesso video appare anche uno dei dirigenti della Dataflow che non ci pensa neanche a ridimensionare il fatto. Anzi, difende la scelta presa: «Non ci piace pensare che ci siano persone nella nostra azienda che puzzano di fumo o che si fanno un giro per andare a fumare». In effetti sul sito della Dataflow, nella sezione dedicata al reclutamento, si specifica che l'ambiente di lavoro è totalmente «smoke-free» e tra parentesi si aggiunge: solamente non fumatori. Forse Sophie ha consultato il sito prima di accettare l'incarico, ma certo non avrà immaginato che le sue abitudini casalinghe potessero costituire un problema. La filosofia espressa dal dirigente della Dataflow, però, è un atto di fede: «Pensiamo che un non fumatore sia più salubre di un fumatore - dice alla Bbc - E in questa azienda i non fumatori vengono completamente tutelati». Come se chi fuma rischiasse di contagiare il prossimo per contatto.
A difesa di Blinham è scesa in campo anche un'esponente della Lega anti fumo: «Penso che il tabacco andrebbe completamente bandito dai posti di lavoro - dice - ma non si possono discriminare le persone».
Un caso simile si era già verificato negli Stati Uniti a gennaio, alzando un vespaio di polemiche. Un'azienda del Michigan, la Weyco, ha infatti lanciato un ultimatum ai suoi lavoratori: chi non smette di fumare se ne deve andare: «Lo facciamo perché dobbiamo contenere i costi della tutela della salute», è stata la spigegazione del presidente, Howard Weyers.

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11 gennaio 2006
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