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Hamas accetta la tregua. Ora si aspetta Israele

L'ultimo bilancio parla di oltre mille morti. Circa il 50% delle vittime sono donne e bambini

15 gennaio 2009

"Hamas ha accettato la proposta egiziana per il cessate il fuoco a Gaza". E' stato questo l'annuncio fatto ieri dalla tv satellitare 'al-Arabiya' citando una fonte egiziana. "Hamas ha risposto positivamente al piano per il cessate il fuoco con l'obiettivo di porre fine al bagno di sangue palestinese". "L'accordo - ha aggiunto - è arrivato nel corso delle trattative condotte negli ultimi tre giorni. L'Egitto da parte sua proseguirà nello sforzo di mettere in collegamento le diverse parti per arrivare a un cessate il fuoco il prima possibile".
La notizia è stata confermata anche dall'agenzia di stampa di Hamas 'Ramattan', citando autorevoli fonti del movimento islamico. Hamas, però, non intende sottoscrivere un accordo illimitato di cessate il fuoco. Così ha affermato Mohammed Nassal, esponente dell'ufficio politico di Hamas a Damasco, in un'intervista ad al-Arabiya.

Dopo il via libera di Hamas si attende quello israeliano, dal momento che ieri la delegazione guidata da Amos Gilad era attesa al Cairo per discutere con i capi dei servizi di sicurezza egiziani il piano per il cessate il fuoco, che comprenda anche il controllo del traffico d'armi tra la Striscia di Gaza e l'Egitto.
Stati Uniti e Israele sono vicini alla firma di un'intesa per bloccare il contrabbando di armi nella Striscia di Gaza. A riferirlo è stato  il quotidiano israeliano Haaretz, precisando che il documento potrebbe essere firmato entro venerdì. Ban Ki-moon è giunto in Israele. Il segretario generale dell'Onu avrà colloqui con il ministro degli Esteri Tzipi Livni, il premier Ehud Olmert e il presidente Shimon Peres.

Sempre nella giornata di ieri, soldati israeliani, appoggiati da elicotteri, carri armati e artiglieria pesante, sono entrati nei quartieri densamente popolati di Gaza City. Migliaia di civili palestinesi sono fuggiti dalle loro case, alcuni ancora in pigiama altri spingendo anziani su sedie a rotelle. Fonti palestinesi riferiscono di accesi combattimenti nel quartiere di Tal al-Hawa. Incursioni di blindati si sarebbero inoltre verificate anche nei quartieri di Sajaiya e Zaitun.
I civili palestinesi in fuga da Gaza hanno denunciato di essere stati attaccati dalle forze israeliane mentre cercavano di fuggire dalle loro case, mettendo in mostra la bandiera bianca. La notizia è stata riportata dalla Bbc online che ha ricevuto la testimonianza insieme all'organizzazione israeliana per i diritti umani B'tselem in particolare di una donna con una bandiera bianca che sarebbe stata colpita alla testa. Israele affema che l'episodio è "senza fondamento". In un'altra testimonianza, una famiglia palestinese ha accusato di essere stata colpita dagli spari durante le tre ore di tregua umanitaria quotidiana mentre stava riempiendo taniche d'acqua. Sempre secondo la Bbc si è sviluppato un incendio nel quartier generale dell'Agenzia Onu per l'assistenza dei rifugiati palestinesi (Unrwa).

Intanto nella notte sono proseguiti i raid aerei israeliani che hanno causato la morte di almeno sedici palestinesi, tra i quali un ragazzo di 13 anni, affermano fonti mediche locali. Altre cinque persone sono rimaste ferite in un attacco contro una moschea di Rafah.
All'alba sono ripresi i lanci di razzi su Israele. Gli ordigni, almeno 14, hanno colpito diverse località israeliane senza però provocare danni o vittime
Infine, nella notte quattro unità della Marina israeliana hanno intercettato a un centinaio di miglia a nord di Gaza la "Spirit of Humanity", la nave dell'organizzazione pacifista Free Gaza con a bordo 21 persone tra cui medici, giornalisti, politici (fra i quali anche Francesco Caruso, eurodeputato di Rifondazione comunista) e 200 casse di aiuti. Fonti dell'ong hanno riferito che dopo che le unità israeliane hanno minacciato di far fuoco, l'imbarcazione, che batte bandiera greca, ha fatto rotta verso Cipro.

OLTRE MILLE LE VITTIME PALESTINESI - Secondo l'ultimo bilancio, fornito da medici dell'ospedale al-Shifa di Gaza City e funzionari del Ministero della Salute di Hamas, i morti dell'offensiva israeliana su Gaza sono oltre mille. Il bilancio delle vittime è salito ieri pomeriggio a 1010, ha dichiarato Mo'aweya Hassanein, capo dei servizi di emergenza del Ministero della Salute. Più di 4.600 persone sono rimaste ferite, ha aggiunto. Di questi, stando a quanto ha comunicato all'agenzia di stampa DPA Khamis el-Essi, medico al Shifa, quasi 400 versano "in gravissime condizioni". Circa il 50 per cento dei morti e dei feriti è composto da donne e bambini. La metà del restante 50 per cento da civili.

Ed è stato perentorio il richiamo all'attenzione della comunità internazionale sulla crisi umanitaria in corso a Gaza, di Ann M. Veneman, diretto generale dell'Unicef. "Oltre 300 bambini sono stati uccisi e più di 1.500 feriti dall'inizio della crisi a Gaza, il 27 dicembre 2008, e il 13 gennaio 2009. Ogni giorno sempre più bambini vengono colpiti, i loro piccoli corpi feriti, le loro giovani vite spezzate. Queste non sono solo fredde cifre. Parliamo di vite di bambini interrotte. Nessun essere umano può guardare questo senza essere commosso. Nessun genitore può essere testimone di questo e non vedere il proprio figlio. Tutto questo è tragico. E' inaccettabile".
"Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, - ha ricordato la Veneman - è attualmente in Medio Oriente per sollecitare con urgenza l'adesione alla Risoluzione 1860 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che chiede un cessate il fuoco immediato, duraturo e pienamente rispettato e una fornitura e distribuzione senza ostacoli, in tutta Gaza, degli aiuti umanitari. L'accesso umanitario a tutti, soprattutto ai più vulnerabili, non deve essere ostacolato. La Risoluzione sottolinea inoltre che le popolazioni civili devono essere protette da entrambe le parti, in linea con i principi internazionali. Le scuole e le strutture sanitarie devono essere protette e considerate zone di pace, in qualsiasi circostanza". "La crisi di Gaza - ha sottolineato ancora - è eccezionale proprio perché i bambini e le loro famiglie non hanno alcun posto dove scappare, non hanno rifugio. Il solo pensiero di essere intrappolati in una zona chiusa è preoccupante per gli adulti in tempi di pace. E allora cosa passa per la mente di un bambino che è intrappolato in una simile violenza senza sosta? I bambini costituiscono la maggioranza della popolazione di Gaza. Stanno subendo il peso di un conflitto che non è loro. Con i combattimenti che raggiungono il cuore di aree urbane densamente popolate, l'impatto delle armi letali comporterà un ancor più pesante costo per i bambini. Deve essere data priorità assoluta alla loro protezione".

"Insieme con i suoi partner, - ha ricordato infine il direttore generale - l'Unicef sta facendo tutto il possibile per aiutarli, nonostante le difficili condizioni attuali. Nuove risorse sono state rese immediatamente disponibili per fornire ai bambini e alle loro famigliole cose più urgenti: acqua, kit di rianimazione, kit di materiali scolastici, e molti altri generi di assistenza. Al di là dei bisogni immediati dei bambini che hanno perso le loro case, non hanno accesso ad acqua, elettricità e cure, al di là delle orribili ferite e lesioni fisiche, sono le ferite psicologiche le più profonde. Per questi bambini, il recupero psicologico e sociale sarà lungo e difficile. Solo con la cessazione delle ostilità i bambini possono iniziare il lungo viaggio di ritorno a una parvenza di quello che è il più fondamentale diritto di un bambino, il diritto a una vita libera dalla violenza fisica e mentale. L'Unicef chiede a tutte le parti di adottare ogni misura per proteggere i bambini".

[Informazione tratte da Corriere.it, Adnkronos/Ign, Agenzia Internazionale Stampa Estero]

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15 gennaio 2009
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