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Hamas, il gruppo integralista islamico, che vuole la distruzione di Israele, a capo del governo palestinese

Il giorno in cui Hamas vinse le prime elezioni democratiche in Palestina

26 gennaio 2006

Nel giorno di un voto che sicuramente cambierà la storia, Gaza è rimasta tranquilla. File ordinate davanti ai seggi. Ragazzi e ragazze che distribuiscono sorrisi e volantini. Attivisti con berretti e bandiere di diverso colore a contendersi fianco a fianco gli elettori ma senza animosità.
Si temeva dovesse scatenasi una guerra e invece nessuno ha sparato un sol colpo.
Un'elezione più tranquilla e ordinata di questa era difficile anche solo da immaginare. Una lezione di fair play, un esempio di democrazia che viene da quella parte dei Territori dove non t'aspetti di trovare altro che miseria, degrado e rabbia.
E proprio dalla roccaforte di Hamas, il gruppo paraterroristico che è entrato in politica dopo aver seminato morte e dolore in Israele a suon di attentati suicidi, e che dopo una lunga lotta (a suon di voti sta volta), con il partito di Abu  Mazen, Al Fatah, dato per favorito fin dal primo momento, ha vinto le elezioni, sorprendendo, preoccupando e sconcertando 

''Secondo le cifre a nostra disposizione, Hamas ha vinto più del 50 per cento dei seggi del Consiglio legislativo'', ha annunciato stamane Adnan Asfour, un alto responsabile di Hamas in Cisgiordania. Anche esponenti di Al Fatah hanno ammesso che Hamas dovrebbe avere vinto le elezioni. E la stessa Commissione elettorale ha confermato che il gruppo radicale risulta in vantaggio. I risultati definitivi sono stati rinviati però di 10 ore: i primi risultati dovevano essere divulgati alle ore 9 locali (le 8 in Italia), ma è stato annunciato che la loro pubblicazione non avverrà prima delle 19.
Il capolista del gruppo radicale, Ismail Haniyah, ha sottolineato che, sulla base dei primi risultati dello spoglio delle schede, il Movimento di Resistenza Islamico ha conquistato ''più del 70 per cento dei seggi a Gaza e in Cisgiordania'', e dunque ''oltre il 50 per cento dei voti''.

E sempre in mattinata, il primo ministro palestinese Abu Ala ha annunciato le sue dimissioni, seguito da tutti i membri del governo palestinese. Abu Ala ha inoltre affermato che tocca adesso a Hamas formare il nuovo governo dell'Autorità Nazionale Palestinese.

La reazione di Israele
Il primo ministro israeliano facente funzioni, Ehud Olmert, alla guida di Israele dopo l'ictus che ha colpito Ariel Sharon, ha affermato che Israele ''non può consentire che Hamas, nella sua attuale formazione, entri a far parte dell'esecutivo palestinese''. Lo ha detto dopo la diffusione dei primi risultati delle elezioni palestinesi che evidenziano la forte affermazione di Hamas.
In un comunicato diramato dalla presidenza del consiglio israeliano, Olmert ha aggiunto che ''Hamas è un'organizzazione terrorista che invita alla distruzione di Israele e che deve essere disarmata''. Il primo ministro ha assicurato che non avrà alcun dialogo con una controparte palestinese che non rispetti gli impegni fondamentali e non lotto contro il terrorismo. ''Siamo pronti ad aiutare molto i palestinesi e il presidente dell'Anp Abu Mazen - ha puntualizzato - ma loro devono ribadire i loro impegni. Il dialogo deve essere fondato sulla fiducia e non non possiamo fidarci di un'istituzione che comprenda anche Hamas tra i suoi membri''.
Una replica indiretta è arrivata dal portavoce di Hamas nella Striscia di Gaza, Sami Abu Zuhri, in collegamento telefonico con Controcorrente, l'approfondimento serale di Sky Tg24. ''Quando Israele, l'occupante, riconoscerà i nostri diritti e si ritirerà dai nostri Territori - ha detto - , allora saremo disposti a riconoscerne il diritto all'esistenza e togliere dal nostro statuto l'articolo che ne chiede la distruzione''.

I partiti palestinesi che si sono contesi la sfida elettorale
FATAH - Leader: Mahmoud Abbas, detto Abu Mazen / Programma: sì ai negoziati con Israele per creare lo Stato della Palestina, no alla lotta armata (laici)
HAMAS - Leader: non hanno un leader ufficilae dopo l'uccisione di Rantisi e Yassin. Portavoce Mahmou Zaha / Programma: ufficialmente vogliono la distruzione di Israele, hanno accettato una tregua (islamici)
TERZA VIA - Leader: Salam Fayyad, Hanan Ashrawi / Programma: sì ai negoziati con Israele. Chiedono riforme e trasparenza. (filo-occidentali, laici)
LISTA PER LA PALESTINA INDIPENDENTE - Leader: Moustafa Barghouti / Programma: sì ai negoziati, no alla lotta armata. (moderatamente di sinistra, laici)
FRONTE POPOLARE PER LA PALESTINA - Leader: Ahmed Saadat, in prigione / Programma: sì ai negoziati, ma ha sostenuto la lotta armata (marxisti-leninisti)
BADIL (ALTERNATIVA) - Leader: Qais Abdel Karim / Programma: movimento di ex esponenti marxisti; sì ai negoziati (laici)

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26 gennaio 2006
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