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Hereafter

Clint Eastwood non finisce ma di sorprendere! Con Hereafter firma un altro bel capitolo di Storia del Cinema

10 gennaio 2011

Noi vi segnaliamo...
HEREAFTER
di Clint Eastwood

Un operaio americano, una giornalista francese e uno studente londinese vengono toccati dalla morte con differenti modalità. George vive a San Francisco ed ha la facoltà di mettersi in contatto con i morti; Marie, dopo essere stata trascinata in acqua da uno tsunami in Indonesia, si trova a vivere un'esperienza tra la vita e la morte; Marcus ha perso il fratello gemello Jason in un incidente stradale e, da allora, è alla disperata ricerca di alcune risposte. Ognuno di loro cercherà di riuscire a rispondere alle domande che da sempre assillano l'essere umano: cosa c'è oltre la morte? Come può una persona scomparire per sempre? Chi rimane come può continuare a vivere?

Anno 2010
Nazione USA
Produzione Clint Eastwood, Kathleen Kennedy, Robert Lorenz per Malpaso Productions. The Kennedy/Marshall Company, Road Rebel
Produttori esecutivi Steven Spielberg e Peter Morgan
Distribuzione Warner Bros. Pictures Italia
Durata 129'
Regia e Musiche Clint Eastwood
Sceneggiatura Peter Morgan    
Con Matt Damon, Cécile de France, Frankie McLaren, George McLaren, Thierry Neuvic, Jay Mohr, Richard Kind, Derek Jacobi
Genere Thriller


In collaborazione con Filmtrailer.com

La critica
"Per entrare nello spirito dell’ottimo copione di Morgan, già autore di impeccabili lavori di tutt’altro genere come 'Frost/Nixon' e 'The Queen', la chiave di volta è Charles Dickens, che Damon si diletta ad ascoltare letto da Derek Jacobi. Per quella sua capacità di coniugare con naturalezza picaresco e impegno sociale, realismo e fantasmagoria, il romanziere vittoriano, che a un certo punto come si sa si avvicinò al paranormale, è in qualche modo l’ispiratore segreto del film. Il viatico che muove la storia al suo epilogo; e attraverso il quale allo scoccare dei fatidici ottanta, Eastwood ha scelto di affacciarsi alla soglia dell’inconoscibile, imbastendo con estrema finezza di regia e uno sguardo stoico che non indulge mai al patetico un altro suo bellissimo capitolo di cinema."
Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa'

Tre storie per raccontare il mistero della vita - La differenza tra Clint Eastwood e gli altri è la capacità di raccontare storie sempre diverse. Secondo la tradizione americana classica, eppure pochi altri ancora lo fanno e così puntualmente e con grande efficacia. Alcuni sono capolavori, ma qui ci si perde nel giudizio soggettivo dello spettatore e o critico. Senz’altro in molti convergono su qualche titolo, Gli spietati, Mystic River, Un mondo perfetto, Million Dollar Baby, e così via: perché ce n’è per tutti. Scorrendo la lista delle oltre trenta opere, si spazia dal thriller di genere (Nel centro del mirino, Debito di sangue) ai western (Il cavaliere pallido, Il texano dagli occhi di ghiaccio), alla guerra (in duplice prospettiva: Flags of Our Fathers e Lettere da Iwo Jima), al romantico e struggente Ponti di Madison County. E’ un bel mistero per Hollywood, soprattutto per chi pensava di averlo ridotto in modo semplicistico a repubblicano, conservatore e reazionario, seguendo la sua carriera di attore, prima macho cavallerizzo con Sergio Leone poi ispettore Callaghan per Don Siegel, diventato timidamente regista con Brivido nella notte. A 80 anni compiuti, dopo aver realizzato Gran Torino, lucido e disincantato spaccato sull’America razzista di oggi, e Invictus, apologo di una riunificazione politica, quella di Nelson Mandela e del martoriato Sudafrica, simbolo di un processo che non è più solo un problema per i paesi del cosiddetto terzo Mondo (impossibile non ravvisare nella figura di Morgan Freeman un leader di cui ha bisogno anche l’America di Obama), con Hereafter, scritto dal bravo Peter Morgan, ha fatto un passo ulteriore. Non è un film sulla morte, è un atto di amore e di speranza. E’ un’opera magistrale sul significato della vita e sulla solitudine fatta da un uomo che non ha paura di niente e di nessuno.

Tre storie, ambientate rispettivamente a Parigi, San Francisco e Londra. Tre persone: una giornalista famosa (Cecile de France), un sensitivo perseguitato dal suo dono (Matt Damon) e due gemelli dodicenni (bravissimi Frank e Lloyd) con una madre tossica e alcolizzata. La prima viene travolta e sopravvive allo Tsunami, esperienza che la cambia profondamente, il secondo scappa da una routine in cui i morti sono preponderanti rispetto ai vivi, dei due fratellini ne rimane uno solo. Tutti hanno a che fare con l’elaborazione di uno o più lutti e per caso (più per destino) si ritrovano nello stesso luogo e momento a Londra. Quello che succede è importante per capire la premessa e la sostanza del film. Che si chiude con una delle scene d’amore più belle mai viste al cinema, aggiunta dallo stesso Eastwood al copione originale di Morgan. Le sequenze iniziali dello Tsunami, girate tra le Hawaii e gli studi Pinewood di Londra, sono impressionanti. Efficaci e autentiche come quelle che hanno il giro delle televisioni di tutto il mondo. Gli attori sono magnifici e Matt Damon regge alla perfezione una parte difficilissima, senza mai sbagliare espressione. Ma il cuore di Hereafter è quello del regista: un fiume in piena che travolge lo spettatore.
Marina Sanna, Cinematografo.it



Clint Eastwood: "Con me vedrete che cosa c'è oltre la vita"
di Silva Bizio (Repubblica.it, 11 ottobre 2010)

A parte un cenno nel suo allegorico western Pale Rider, nulla nella carriera di Clint Eastwood ci aveva preparato al nuovo film Hereafter - dopo il festival di Toronto ha chiuso ieri il New York Film Festival: uscirà negli USA il 22 ottobre e dal 3 gennaio in Italia - toccante fuga verso il soprannaturale, audace indagine sulla possibile esistenza di vita dopo la morte. A 80 anni compiuti Eastwood continua, così, a sorprendere: non solo abbandona generi cinematografici più sicuri, ma apre il film con una delle sequenze più spettacolari del suo cinema e del cinema in generale: lo tsunami del 2004 in Thailandia ricostruito alle Hawaii e ai Pinewood Studios di Londra. Il film intreccia tre storie: una giornalista (Cecile De France), un ragazzino e un uomo con capacità paranormali (Matt Damon). Peter Morgan aveva scritto il copione anni fa dopo aver perso un caro amico. Quando il suo agente lo porta a Spielberg, Spielberg lo passa al suo amico Clint Eastwood. "Non si vedono molti film oggi che uniscano l'aspetto spirituale a quello romantico", dice il regista. "È una storia spirituale ma senza connotazioni religiose vere. Certo, le religioni si domandano cosa c'è dopo la vita, ma questa storia mi è piaciuta proprio perché la religione non c'entra. So che prima o poi tutti a un certo punto pensano o hanno pensato alla morte. La storia del film è una fantasia, ma sarebbe fantastico se ci fosse qualcosa del genere lassù". E Matt Damon: "Il film parla di morte ma lancia un messaggio di vita".

Signor Eastwood, non è che facendo questo film si è convinto che c'è una vita dopo la morte?
"No. Ho parlato con persone che sostengono di aver avuto esperienze vicine alla morte e tutte dipingono scenari simili. La verità è che non sappiamo cosa succede dopo, nessuno lo sa, sappiamo solo che da questa parte c'è un finale. Ognuno ha la sua idea su quello che c'è o non c'è, ma sono tutte cose ipotetiche. Il film solleva tante domande e sta al pubblico rifletterci sopra".

Ha mai provato momenti in cui si è sentito vicino alla morte?
"Ricordo quando ero molto piccolo, forse avevo quattro anni, mio padre mi portava sulle spalle in mare mosso, sono caduto nell'acqua. Vedo ancora il colore dell'acqua mentre mi rigirava sotto sopra, ma a quell'età non pensi molto, non hai ancora imparato le parolacce, non ti domandi cosa ti stia succedendo. Un'altra volta, a 21 anni in aereo, durante una terribile turbolenza poco fuori dalla California, ebbi paura di morire ma tutto quello su cui riuscivo a concentrarmi erano delle luci che vedevo in lontananza e pensavo, qualcuno lì ha fatto un fuoco e beve birra e vorrei essere lì. Non ho pensato al destino o alla morte".

Allora come mai le è subito piaciuto il soggetto?
"Questo non è il genere di film che ti vuole dare risposte. È un film sulla curiosità, sul senso di mistero e di incompletezza che tutti sentiamo".

Più va avanti con gli anni meno lei accenna a smettere di lavorare.
"Non ne ho nessuna intenzione. L'anno prossimo farò un film su J. Edgar Hoover, agente dell'Fbi, con Leonardo Di Caprio".

Irrefrenabile.
"Conoscevo un po' Frank Capra, ho passato del tempo con lui a June Lake dove viveva d'estate, ed era così intelligente, mi domandavo perché non facesse altri film. O Billy Wilder, che ha smesso di lavorare negli anni '60, mi sono sempre domandato perché. Forse non trovavano storie che gli piacessero, o avevano fatto dei film che non erano andati bene, e Hollywood in questo non perdona. Ma secondo me i migliori anni della vita sono quando si ha più conoscenza: c'è un regista portoghese che fa ancora film e ha più di 100 anni, Manoel De Oliveira, e io ho in programma di fare la stessa cosa".

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10 gennaio 2011
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