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Ho dovuto buttare i mie due figli a mare

La polizia non è convinta della storia raccontata da un clandestino sbarcato qualche giorno fa a Lampedusa

28 luglio 2008

"La notte dopo la partenza mio figlio, un bimbo di due anni, ha cominciato a vomitare. E' morto quasi subito e siamo stati costretti a buttare in acqua il corpo. Il giorno dopo ha cominciato a sentirsi male l'altra mia figlia di quattro anni. Era completamente disidratata. Anche lei è morta e l'abbiamo gettata in mare".
L'ennesima tragedia del mare nel Canale di Sicilia, nella quale stavolta sarebbero rimasti vittime due bimbi. A raccontare la tragedia è stato il padre dei bambini, un nigeriano di 30 anni, arrivato sabato sera nel porto di Lampedusa insieme ad altri 74 extracomunitari.
Gli immigrati, tutti molto provati dall'ennesimo viaggio della speranza durato forse cinque giorni, sono stati soccorsi dagli uomini della Capitaneria di Porto a 46 miglia dall'isola delle Pelagie. Tra loro anche undici donne e tre feriti. Tutti erano su un gommone nero, di nove metri.

Il tragico racconto dei bambini all'inizio è stato confermato da alcuni dei sopravvissuti ma la storia non ha convinto a pieno gli investigatori. L'extracomunitario è stato ascoltato dagli agenti della squadra mobile di Agrigento, che avrebbero registrato alcune contraddizioni nella versione del migrante. Secondo il nigeriano, per esempio, la madre dei due bambini sarebbe rimasta in Nigeria, per gli investigatori invece sarebbe morta due anni fa. Inoltre alcuni degli altri 74 migranti, che si trovavano sul barcone con il nigeriano, non avrebbero confermato alla polizia la versione dell'uomo, altri invece sì.
Al vaglio degli investigatori c'è anche il racconto di una donna, anche lei nigeriana, secondo cui in quel barcone sarebbero morti anche i suoi due figli.
La procura della Repubblica di Agrigento, intanto, come sempre avviene in questi casi, ha aperto una inchiesta. Al momento non viene ipotizzato il reato di omicidio colposo, ma quello di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. A questo proposito i clandestini hanno riferito che lo scafista, ad un certo punto della navigazione, si sarebbe lanciato in mare per raggiungere a nuoto un'altra imbarcazione. 

A parte la brutta storia tutta da chiarire ancora, sabato scorso per Lampedusa è stata una giornata dura per quanto riguarda gli sbarchi di immigrati. Nel giro di 24 ore infatti sono sbarcati prima, nella notta tra il venerdì e il sabato, due barconi con 73 persone in tutto, poi in mattinata ne sono arrivati altri 79 e infine gli ultimi 75 nella sera di sabato.
Nel Centro di prima accoglienza dell'isola si sono così raccolte 641 persone. Alcuni gruppi sono stati trasferiti ieri in altri centri di permanenza.
La capienza delle strutture nelle quali vengono ospitati i clandestini è messa a dura prova. Il programma del ministro dell'Interno, che nei giorni scorsi ha prorogato lo stato d'emergenza, estendendolo a tutto il territorio nazionale, prevede un raddoppio dei Centri di identificazione ed espulsione (Cie), passando quindi dagli attuali 10 a 20, uno per regione (LEGGI). Il provvedimento è stato duramente criticato dall'opposizione e anche dal Vaticano, che ha richiamato al rispetto dei diritti umani.

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28 luglio 2008
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