I beni confiscati alla mafia gestiti da giovani disoccupati
Scopo non privo di difficoltà ma di grandissima importanza: rappresenta il capovolgimento di una cultura atroce che una volta vedeva i giovani rivolgersi ai mafiosi per trovare lavoro.
Oggi i giovani possono chiedere allo Stato di lavorare nelle aziende create con i beni sequestrati ai mafiosi.
Meraviglioso.
Così in due soli anni hanno preso il via 5 progetti infrastrutturali che sfruttano i vigneti e le terre confiscate ai capiclan Riina e Bagarella, sparsi negli 8 comuni del palermitano divenuti, purtroppo, simboli della mafia.
Sono nate anche due aziende agrituristiche, un centro ippico, una cantina vinicola e un laboratorio di piante officinali che occupano 25 giovani.
Una nobile manovra di economia del lavoro che ha bisogno di essere incentivata e sfruttata nella migliore delle maniere, senza strumentalizzazioni e banali polemiche, come quella di questi giorni, suscitata dall'attuale presidente del consorzio.