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I beni confiscati alla mafia gestiti da giovani disoccupati

12 settembre 2002
Il prossimo obiettivo del consorzio "Sviluppo e legalità", che gestisce i progetti di recupero dei beni requisiti a Cosa nostra, è quello di trasformare, dopo adeguati corsi di formazione, dei giovani disoccupati in amministratori e manager d'azienda per la gestione di questi beni, che solo negli ultimi 12 mesi sono stati 1.537.

Scopo non privo di difficoltà ma di grandissima importanza: rappresenta il capovolgimento di una cultura atroce che una volta vedeva i giovani rivolgersi ai mafiosi per trovare lavoro.

Oggi i giovani possono chiedere allo Stato di lavorare nelle aziende create con i beni sequestrati ai mafiosi.
Meraviglioso.

Così in due soli anni hanno preso il via 5 progetti infrastrutturali che sfruttano i vigneti e le terre confiscate ai capiclan Riina e Bagarella, sparsi negli 8 comuni del palermitano divenuti, purtroppo, simboli della mafia.

Sono nate anche due aziende agrituristiche, un centro ippico, una cantina vinicola e un laboratorio di piante officinali che occupano 25 giovani.

Una nobile manovra di economia del lavoro che ha bisogno di essere incentivata e sfruttata nella migliore delle maniere, senza strumentalizzazioni e banali polemiche, come quella di questi giorni, suscitata dall'attuale presidente del consorzio.

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12 settembre 2002
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