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I beni confiscati alla mafia ridati ai mafiosi?

Dal servizio di Stefania Petyx, mandato in onda su 'Striscia la Notizia', siamo venuti a sapere che....

06 ottobre 2010

Ma quanto è rompicaz... Stefania Petyx. E a noi quanto ci piace per questo! La signora in giallo e il suo bassotto sono ritornati al Comune di Palermo, armati di lente d'ingrandimento (per vederci chiaro), calcolatrice (per fare tutti i conticini per bene) e stivaloni di gomma (perché "u fangu è chiossà ra virdura", chi è di Palermo sa bene cosa vogliamo dire, ndr). Ebbene, cosa hanno scoperto questa volta i nostri due beniamini e mandato in onda su Striscia la Notizia? Be', Stefania e il bassotto avrebbero scoperto che l'amministrazione comunale di Palermo avrebbe assegnato beni confiscati alle associazioni Solaria e Live Europe (che contava alcune persone imparentate con la cosca mafiosa di Bagheria), e alla Fondazione Puglisi (che aveva alcuni soci collegati al gruppo Gricoli e a Matteo Messina Denaro). Tra i beneficiari dei beni c'é anche una fondazione che porta il nome di padre Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio ucciso dalla mafia e citato ieri da Benedetto XVI durante la sua visita a Palermo. Della fondazione, diretta dal successore di don Puglisi, padre Mario Golesano, avrebbero fatto parte, nel periodo dell'assegnazione - tra il 2006 e il 2008 - alcuni parenti di boss o persone a loro vicine.

La Procura di Palermo, da mesi, ha aperto diversi filoni di indagine sulle assegnazioni di alcuni beni confiscati alla mafia anche da parte dell'amministrazione comunale. L'inchiesta, avviata in seguito a denunce di associazioni e cittadini e segnalazioni della Prefettura, si è inizialmente concentrata sui criteri adottati dal Comune per scegliere i destinatari dei beni ed è stata assegnata al pool di pm che si occupano delle indagini sui reati contro la pubblica amministrazione, coordinato dall'aggiunto Leonardo Agueci. Solo recentemente l'inchiesta è stata coassegnata alla Dda perchè si accerti la compagine di alcune società assegnatarie di beni. Tra gli altri, i casi più controversi sono quelli di enti in cui compare il nome di Don Mario Golesano, che è succeduto a Don Pino Puglisi nel ruolo di parroco della chiesa di San Gaetano di Brancaccio, come l'associazione Live Europe, a lui intestata, di cui hanno fatto parte anche Roberta Bontande, figlia del boss Giovanni, Stefano Marcianò e Francesco Maggiore, quest’ultimo indicato in alcuni atti di procedimenti penali come “soggetto appartenente alla cosca mafiosa di Bagheria”.
Tre le assegnazioni revocate a due enti gestiti dal sacerdote (la Fondazione Don Pino Puglisi e la cooperativa Solaria): un fondo e un fabbricato in via Magliocco - confiscati proprio a Giovanni Bontade - e un appartamento in via Giuliana, 10. Nella fondazione Puglisi, invece, compare Giuseppe Provenzano, socio dell’"Alimentari Provenzano" che, secondo un’informativa inviata al Comune nel 2008 dalla prefettura, ha "le quote detenute da società sottoposte a sequestro preventivo in quanto facenti parte del gruppo Grigoli, a sua volta sottoposto a custodia cautelare ed avente rapporti con boss latitante Matteo Messina Denaro". La nota delle prefettura risulta registrata al protocollo il 16 ottobre 2008, il giorno dopo Live Europe cambia tutti i suoi soci per "disinteressamento dell’attività associativa". Il Tar, però, ha accolto il ricorso degli interessati: l’allontanamento di Bontade, Marcianò e Maggiore e dello stesso Provenzano non è corroborato da “elementi storici concreti”. Il Comune ha fatto ricorso al Cga.

Venuta a galla la questione don Mario Golesano ha subito detto di voler andare al più presto in procura per chiarire la sua posizione. "Quando Roberta Bontade venne da me per dirmi che voleva partecipare alla società Live Europe, nata per aiutare e stringere rapporti con i Paesi del Nord Africa, andai subito dall'allora procuratore di Palermo, Pietro Grasso, per comunicarglielo" ha spiegato don Golesano. "Roberta contribuì all'organizzazione di colonie e all'aiuto di alcune famiglie nordafricane che vivevano a Palermo - ha spiegato ancora il parroco - grazie a un libretto del padre di 40 milioni che era stato appena dissequestrato quando lei entrò a far parte della società". "Per quanto riguarda la scelta di fondo Magliocco (come già detto un bene confiscato proprio a Giovanni Bontade, ndr) - ha concluso il parroco di Brancaccio - è dipesa dal fatto che era in bruttissime condizioni e nessuno lo voleva e poi era l'unico terreno adatto a fare una serra. Il nostro progetto era infatti quello di far lavorare 25 giovani di Brancaccio in questa struttura che avrebbe ospitato anche un mini zoo".
"Domani mattina (oggi per chi sta leggendo, ndr) andrò a parlare con il procuratore di Palermo, Francesco Messineo. Non mi ha convocato nessuno, ma sento il dovere di farlo. Non mi devo giustificare con nessuno, ho la coscienza a posto. Voglio solo mettere le cose in chiaro" ha aggiunto il parroco della chiesa San Pietro e Paolo. "Da 37 anni dedico la mia vita alla chiesa e a questa città - ha proseguito - ma quando sento certe cose mi sembra che Palermo si sia dimenticata di me e del mio lavoro. Purtroppo il sociale, nel suo complesso, è ormai diventato un business. Ogni volta che la Fondazione comincia a ingranare succede qualcosa, prima l'informativa della prefettura, adesso questa inchiesta. C'è qualcuno dietro".

Ieri il deputato di Fli Nino Lo Presti ha depositato un'interpellanza al ministro dell'Interno Roberto Maroni per cercare di capire se risulti o meno che ci siano infiltrazioni mafiose al comune di Palermo. A provocare la reazione del parlamentare, si legge nell'interpellanza, sono stati due servizi giornalistici: uno de 'La Repubblica' del 5 ottobre scorso e uno di 'Striscia la notizia' di ieri. In entrambi, riferisce l'esponente di Fli, si riporta la notizia secondo la quale alcuni beni confiscati alla mafia e assegnati al comune di Palermo a due cooperative e alla Fondazione di Padre Puglisi sarebbero finiti di fatto nella disponibilità di soggetti legati alle cosche mafiose. Lo Presti chiede a Maroni se sia a conoscenza di tali fatti e per quali motivi "all'epoca dell'assegnazione dei beni alle associazioni gestite da don Golesano, la Prefettura di Palermo non accertò preventivamente la composizione delle compagini sociali". Quali iniziative intende adottare ora il Viminale, conclude, "per accertare la sospetta infiltrazione mafiosa nell'amministrazione comunale di Palermo?".

E sull'episodio è intervenuta subito il consigliere comunale di Palermo Nadia Spallitta, presidente della commissione urbanistica: "Non conosco a fondo i motivi per i quali il Tar abbia confermato la regolarità delle assegnazioni alle società, per cui le stesse oggi continuano a godere di questi immobili. Tuttavia non so se nel contesto siciliano, la semplice dimissione di alcuni di questi soci (elemento che avrebbe determinato le decisioni del Tar) possa garantire l'indipendenza dei beni da infiltrazioni mafiose. Così - ha concluso la Spallitta - i mafiosi mantengono i pieni poteri sugli immobili confiscati, nel silenzio colpevole delle istituzioni che dovrebbero dare applicazione alla legge Rognoni-La Torre".
Davide Faraone, consigliere comunale del Pd, ha invece scritto una lettera "al presidente del Consiglio comunale di Palermo, chiedendo di convocare una seduta con il sindaco e l’assessore Scoma, affinché riferiscano sui controlli dei beni confiscati alla mafia". "L’8 marzo 2010, ho presentato un’interrogazione - ha aggiunto Faraone - chiedendo chiarimenti sulle assegnazioni e, a giugno, gli uffici mi hanno risposto ricordando che 'istituzionalmente' è già operante, dal luglio del 2005, un gruppo ispettivo che periodicamente effettua un monitoraggio sull’attività svolta dagli assegnatari di immobili confiscatì e che, dal 5 marzo 2010, 'sono stati avviati da parte del Comando della Polizia municipale i controlli giudiziari e amministrativi'". "Chiedo – ha concluso – che il sindaco e l’assessore con delega ai Beni confiscati riferiscano in Consiglio comunale sui monitoraggi e sui controlli effettuati".
Ma dal sindaco Cammarata e dalla sua giunta non è arrivata nessuna risposta.

[Informazioni tratte da Ansa, LiveSicilia.it, La Siciliaweb.it]

 

 

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06 ottobre 2010
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