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I ''buchi'' del governo spuntati fuori con l'ipotesi sulle ''stanze del buco'' del ministro della Solidarietà Sociale

14 giugno 2006

L'impatto che la tossicodipendenza ha sui cittadini è quello che si può innegabilmente definire un ''affare sociale'', e forse in virtù di una tale evidenza il ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero ha espresso le proprie idee su quali potrebbero essere i metodi da utilizzare per sanare questa piaga. Come quella di ''non avere nessuna contrarietà preconcetta alle 'stanze del buco' - luoghi protetti dove potersi drogare sotto controllo medico - come forme di sperimentazione che vanno valutate''. Oppure quella che si riferisce agli ''effetti negativi della legge Fini-Giovanardi'' che il governo vuole eliminare. Per finire con il legittimo sospetto sul fatto che la cocaina, una droga che circola nei Palazzi della politica ''ha avuto nelle tabelle del ministro Storace un posto meno importante rispetto alla cannabis''.
Le parole del ministro, pronunciate a Radio Radicale, hanno scatenato una marea di polemiche arrivate sia dalla Cdl che dalla sua coalizione, con il ministro Rosy Bindi che ha prontamente ribattuto: ''Le stanze del buco non sono nel programma dell'Unione''.

Ma cerchiamo di andare per ordine.
Paolo Ferrero si è detto aperto a discutere di queste forme di sperimentazione. Quindi l'esponente del Prc si è scagliato contro la politica proibizionista attuata dal Polo: ''Prima bisogna prosciugare il veleno, sparso in questi cinque anni, della criminalizzazione e dentro questo, poi, sperimentare, provare, vedere cosa è stato fatto in altri paesi nella direzione in particolare della riduzione del danno'' per arrivare a un provvedimento che ''sterilizzi gli effetti negativi'' della legge 49, per ''impedire ulteriori arresti di consumatori di spinelli''.
Non è finita qui. Ferrero ha spiegato che la cocaina è una droga che circola nei Palazzi della politica, ''e lo dimostra il fatto che le tabelle fatte dal ministro della salute del governo Berlusconi, Francesco Storace, erano più permissive sul versante cocaina rispetto al versante cannabis per quanto riguarda la quantità di principio attivo''.
Ovviamente, una delle primi risposte al ministro Ferrero è arrivata dall'ex ministro dell'Udc Carlo Giovanardi che della legge 49 è firmatario: ''Prima ancora di aver presentato uno straccio di proposta in Parlamento, il ministro di Rc sta già creando danni irreparabili dal punto di vista culturale, indicando ai giovani la droga, leggera o pesante che sia, non come un pericolo mortale, ma come qualcosa con la quale sia possibile convivere''. Secondo Giovanardi ''tra liberalizzazione e 'stanze del buco' Ferrero tenta di colpire al cuore i capisaldi della politica antidroga''. Ancora più polemico Roberto Calderoli (Lega Nord) che ha commentato: ''Si gioca con la vita dei più giovani. Dopo più tasse, brogli, ministri e soprattutto sottosegretari per tutti. Siamo arrivati anche al fatidico più droga per tutti''.

Come accennato nel centrosinistra il ministro della Famiglia (ministero in stretta correlazione con quello di Ferrero) Rosy Bindi ha preso subito le distanze. ''Nel nostro programma - ha detto - non c'è alcuna ipotesi di avviare la sperimentazione delle cosiddette 'stanze del buco'. Il ministro Ferrero ha espresso una posizione personale, che non è quella del governo''.
Una distanza confermata dalla telefonata che Romano Prodi ha fatto al ministro Ferrero. ''Adesso basta, devi dire che questa proposta delle 'stanze del buco' è un'idea tua e non coinvolge il governo''.
Insomma, come se non bastassero le spaccature sulle cellule staminali e la bioetica, ecco che anche sulla tossicodipendenza la maggioranza cammina in ordine sparso, e a difendere il ministro di Rifondazione Comunista, sono restati soltanto Verdi, Radicali e i colleghi di partito di Ferrero.
Una richiesta di chiarimento in aula arriva proprio dai compagni di coalizione, con il capogruppo alla Camera dell'Udeur Mauro Fabris che ha annunciato un'interrogazione sulla questione delle 'stanze del buco', che Fabris ha definito ''qualcosa di non concepibile né accettabile''.
E infatti oggi alle 15 il ministro Ferrero risponderà, avendo dall'altra parte della barricata non solo gli agguerritissimi Giovanardi e Gasparri, ma anche i propri compagni dell'Unione.

In difesa dell'idea di Ferrero però restano le voci della sinistra della maggioranza, e quella assai autorevole di uno Umberto Veronesiscienziato come Umberto Veronesi, esimio oncologo ed ex ministro della Salute.
''La legalizzazione delle droghe ha effetti positivi. Intendiamoci: io sono contro tutti gli stupefacenti, ma penso che non sia con il proibizionismo che si risolva il problema'', ha detto in una intervista Veronesi. ''Siamo tutti contrari alle droghe, leggere o pesanti - precisa Veronesi -, nessuno dice che fanno bene. Ma abbiamo soltanto due scelte davanti a noi: proibire o educare. È possibile proibire? E, soprattutto, possiamo essere certi che la proibizione sia rispettata? Io credo di no''. Secondo l'oncologo milanese ''la proibizione non è un deterrente, al contrario fa aumentare nei giovani il desiderio della trasgressione. Non solo: la proibizione rende costosissime le droghe e spinge chi ne fa uso a compiere atti criminali per procurarsele. E c'è un ultimo argomento a favore della droga di Stato: il proibizionismo è all'origine del mercato nero che alimenta la malavita internazionale e in Italia è la principale fonte di sostentamento per la mafia''.
A sostegno della sua posizione Veronesi ha inoltre citato una ricerca effettuata in Svizzera: ''Liberalizzare le droghe pesanti fa calare il numero dei tossicodipendenti: è il risultato, pubblicato sull'ultimo numero del settimanale scientifico Lancet, di uno studio condotto dall'università di Zurigo. L'esperimento è iniziato nel 1991, quando la Svizzera ha cominciato un programma di somministrazione controllata di eroina. Se dieci anni fa i neoconsumatori erano 850, oggi la cifra è scesa a 150 (circa l'82% in meno). Questi dati dimostrano che la politica liberale della Svizzera non ha provocato la tanto temuta "banalizzazione" del consumo di eroina, e che la proibizione non è un deterrente, ma al contrario fa aumentare nei giovani il desiderio della trasgressione''.

Paolo FerreroMa il ministro Paolo Ferrero non ha parlato di legalizzazione, e ai microfoni della trasmissione ''Controcorrente'' di Sky Tg24, ha spiegato che ''la liberalizzazione non è una soluzione. La prima questione che va affrontata è come si separano le droghe per livelli di pericolosità''. ''Penso che nel caso delle droghe pesanti, in particolare, non c'è una coscienza sociale del danno che si fa su se stessi rispetto alla possibilità di provarla'', ha precisato ancora Ferrero, e tornando all'attacco della legge Fini-Giovanardi ha aggiunto: ''Ha creato un clima culturale in cui non si fa più alcuna differenza tra droghe leggere e droghe pesanti. Possono esserci ragazzini che passano dal fumarsi una canna al fumarsi cristalli di cocaina senza aver bene chiara la differenza''. Per questo, secondo il ministro della Solidarietà sociale, è necessaria una 'politica attenta': ''La prima questione che va affrontata è come si separano le droghe per livelli di pericolosità''.
In merito alle 'stanze del buco',  Ferrero ha poi sottolineato di aver espresso un parere ''a livello personale, visto che il programma dell'Unione e quindi il programma del governo non ne parla''. ''Credo che bisogna provare tutte le cose'' ha precisato, ricordando che ''in Europa ci sono diverse esperienze per la riduzione del danno''. Un esperimento simile, ha ricordato inoltre Ferrero, lo ha fatto ''anche un conservatore cattolico come Aznar, in Spagna, che non è certo un comunista, con l'obiettivo di evitare che l'esperienza della droga finisca nella distruzione della vita''.

- Quando la scienza medica riesce a curare chi è ''ammalato'' di droga con... la droga stessa (Guidasicilia.it)

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14 giugno 2006
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