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I castelli della Sicilia, e di tutto il Mediterraneo, insieme in una federazione di cultura e sviluppo

02 dicembre 2006

Quello che la bellezza dei castelli siciliani offre, non è soltanto un meraviglioso ed affascinante viaggio nel passato tra epopee ed eroi medievali, ma anche una grandiosa opportunità di sviluppo economico dell'oggi e del domani.
Ciò, però, è possibile solo se si sente la necessità di valorizzarli, e di tale espressione di necessità è rappresentato un particolare progetto culturale di cui si è parlato nei scorsi giorni a Catania con l'assessore regionale Lino Leanza, con il sindaco di Acicastello Silvia Raimondo e con il presidente dell'Istituto italiano dei castelli, Giovanni Ventimiglia di Monteforte, nel corso della presentazione del convegno internazionale di studi intitolato ''Le fortificazioni nell'area mediterranea e turismo relazionale'', promosso dalla sezione siciliana dell'Istituto italiano dei castelli con Europa Nostra, l'Assessorato regionale ai Beni culturali e la Fondazione Banco di Sicilia, cominciato giovedì scorso allo Sheraton di Acicastello (Ct). Il convegno è l'occasione in cui si costituirà la Federazione delle organizzazioni di tutela del patrimonio fortificato dei Paesi mediterranei ''Mediterraneo Nostro''.

La Regione siciliana, dunque, entra a far parte della federazione ''Mediterraneo nostro'', che riunisce le associazioni dei Paesi mediterranei che tutelano i castelli. ''Credo che sia importante esserne soci insieme con i comuni interessati per costruire un percorso integrato'', ha detto l'assessore Leanza nel presentare la tre giorni di studi, convegni e firma del documento che si concluderà oggi.
A dare il via ai lavori è stato Giovanni Ventimiglia di Monteforte, cui sono seguite le relazioni del presidente del Consiglio scientifico di Europa Nostra, Gianni Perbellini, e di Pietro Barcellona (presidente del Centro Braudel dell'Università di Catania). E' stato poi la volta del convegno ''Le fortificazioni nell'area mediterranea e turismo relazionale'', coordinato da Tony Zermo e Michela Giuffrida.  

La Sicilia, per la sua centralità storica e geografica, nonché per la millenaria tradizione di accoglienza e capacità di convivenza tra popoli diversi, si è candidata naturalmente al ruolo di cerniera tra Oriente e Occidente, tra Nord e Sud e quindi a base di studio e operativa della nuova federazione. Un centralità che va costruita un pezzo dietro l'altro con iniziative che riguardino tutto il bacino - così come avviene, ad esempio, con RaiMed, il canale satellitare della Rai che trasmette in italiano e in arabo - e come si propone ''Mediterraneo nostro'' nel tutelare e rilanciare le fortificazioni medievali di numerosi Paesi i cui rappresentanti hanno partecipato alla tavola rotonda ieri pomeriggio. 

''Conoscenza innanzitutto del proprio territorio, dei propri monumenti - ha detto Giovanni Ventimiglia di Monteforte - ma non ci può essere valorizzazione se non allarghiamo l'orizzonte e se non consideriamo i castelli non più come simbolo di guerra, ma di concordia e di sviluppo. Ecco perché si costituisce a Catania una federazione che riunisca il patrimonio fortificato di molti Paesi del Mediterraneo. Perché obiettivi, progetti e ambizioni siano per un circuito sempre più ampio''.
Il documento conclusivo sarà firmato oggi, sabato 2 dicembre, nel palazzo dei Duchi di santo Stefano a Taormina. Una cittadina scelta per la forte valenza culturale e turistica, ma anche simbolica: proprio lì nel 1410 il Parlamento siciliano svolse la sua storica seduta alla presenza della regina Bianca di Navarra.

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02 dicembre 2006
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