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I caveat in Afghanistan sono da rivedere

Per i ministri di Esteri e Difesa occorre consolidare la presenza militare italiana in Afghanistan

12 giugno 2008

"Occorre consolidare la presenza militare italiana in Afghanistan, sotto il profilo della necessità di rivedere le regole di 'caveat' che ora limitano il nostro impegno nella missione Isaf".
E' quanto ha sottolineato ieri il ministro degli Esteri Franco Frattini, intervenendo nella sala del Mappamondo, a palazzo Montecitorio, davanti alle Commissioni congiunte Esteri e Difesa della Camera e del Senato.
La revisione dei 'caveat', per Frattini, "darebbe un segnale di piena solidarietà ai nostri alleati, che ci chiedono piena lealtà nei confronti di una missione Nato nella quale abbiamo creduto e continuiamo a credere".

Anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa ritiene "utile consentire una maggiore flessibilità nell'impiego del nostro contingente in Afghanistan". La Russa ha tenuto a precisare che "al momento non vi è alcuna limitazione di impiego nei comandi regionali della capitale Kabul, dell'ovest e del nord, mentre nelle regioni est e sud i caveat consentono di dislocare il nostro contingente solo per operazioni di necessità e urgenza. Per specifiche e limitate operazioni e in tempi ben definiti, l'Isaf può chiedere all'Italia un dispiegamento dei militari e noi abbiamo 72 ore per decidere e dare una risposta. Quindi, non c'è tanto da cambiare la sostanza del caveat ma soltanto di mettere nero su bianco che il tempo per la risposta scende da 72 a 6 ore, che sono quelle che segnano la differenza fra la vita e la morte di tante persone, militari o civili".
Il ministro ha annunciato poi che "è in fase di ipotesi embrionale, di richiesta ancora non formalizzata, il rafforzamento della nostra componente aerea, visto che ora la protezione dei contingenti schierati in Afghanistan viene assicurata solo dalle azioni britannica e tedesca. Dalla Germania, si vorrebbe un nostro coinvolgimento della protezione aerea del contingente".

Per quanto riguarda poi l'attività di istruttori forniti per ricostruire le forze di polizia afghane, La Russa ha annunciato che "è all'esame la possibilità di incrementare leggermente lo sforzo compiuto, affiancando alle attuali azioni formative anche il supporto alla formazione del Afghan National Civil Order Police, attualmente condotto dalle forze Usa: l'impegno complessivo per queste attività - ha detto il ministro della Difesa - richiederebbe l'impiego di circa 40 unità dell'Arma dei Carabinieri".
La Russa ha detto inoltre che, nella regione ovest, "è stata da tempo rilevata la necessità di aumentare le capacità di sorveglianza e di controllo del territorio, nella sua porzione più meridionale dove si sono manifestati preoccupanti episodi di violenza. Tale esigenza potrà essere soddisfatta a partire dal prossimo mese di ottobre, attraverso una graduale immissione di una parte degli assetti resi disponibili dalle economie operate nella regione della capitale".
Complessivamente "l'intero teatro afghano vedrà nel breve periodo, entro agosto, una significativa riduzione della presenza dei nostri militari nel Paese dagli attuali 2.600 a circa 2.000-2.100. Nel medio periodo, a partire da ottobre, si avrà invece un parziale rischieramento, raggiungendo entro dicembre circa 2.400 unità, con un impegno comunque inferiore alla presenza attuale, anche se in media leggermente superiore alle 2.350 unità finanziate con le disposizioni in vigore".

La Russa ha voluto poi raccontare un fatto ''mai successo prima'': "Due giorni fa, per la prima volta in Afghanistan, un civile ha fermato una pattuglia italiana, per avvertirla che davanti a loro era stata posizionata una mina".

Fonte: Adnkronos

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12 giugno 2008
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