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I cento anni di Renato Guttuso

Libri, incontri e mostre organizzate in tutta Italia per celebrare il centenario della nascita del pittore bagherese

27 dicembre 2011

Libri, incontri e mostre sono state organizzate e si organizzeranno in tutta Italia per celebrare il centenario della nascita di Renato Guttuso, grande pittore e straordinario testimone dei tempi, capace di tradurre sulla tela l'impegno morale e civile che contraddistinse la sua arte fino dai precocissimi esordi.
Con le sue opere, molte delle quali famosissime, ma anche coi suoi scritti, l'artista siciliano rappresentò il realismo della condizione umana con le sue sofferenze, i suoi miti, le sue passioni, abbracciando la battaglia politica, la polemica, persino lo scandalo.

Nato a Bagheria il 26 dicembre 1911 in una famiglia di idee liberali, il piccolo Renato manifestò già in tenera età la sua predisposizione alla pittura. Ad appena 13 anni datava e firmava i propri quadri, per lo più copie di paesaggisti siciliani dell"800 o di pittori francesi.
Nel 1928, appena diciassettenne, partecipò alla sua prima mostra collettiva a Palermo dove si era trasferito per compiere gli studi. In viaggio, prima Milano, poi in Europa, rafforzava il suo tratto espressionista reinterpretando i motivi siciliani, come i rigogliosi limoneti, l'ulivo saraceno, il Palinuro, mito e solitudine isolana. Opere che, inviate nel '31 alla I Quadriennale di Roma, confluirono in una collettiva di pittori siciliani. Tornato a Palermo dava vita al Gruppo dei Quattro.

E' però durante il soggiorno di tre anni a Milano che matura la cosiddetta l'arte sociale di Guttuso, con un impegno morale e politico via via più scoperto rivelato in quadri come Fucilazione in Campagna (1937-'38), ispirato a Garcia Lorca o Fuga dall'Etna in due stesure. Il passo successivo fu Roma, dove rafforzò la sua presenza nell'ambiente artistico di tendenza antinovecentista e strinse rapporti di amicizia con colleghi come Renato Marino Mazzacurati, Pericle Fazzini, Corrado Cagli, ma soprattutto con il critico Antonello Trombadori, giovane critico d'arte con cui iniziò un sodalizio intellettuale e politico che lo accompagnò per tutta la vita. Se la Crocifissione fu il dipinto che gli dette la fama, pur fra mille polemiche da parte del clero e del fascio, la sua ricerca pittorica non venne mai meno anche negli anni difficili della guerra.

Sposata nel '47 la compagna e fidata confidente Mimise, Guttuso realizzò opere come Pausa dal lavoro, diventata simbolo della rinascita, a cui lo stesso Pier Paolo Pasolini dedicò una poesia, capolavori quali Canottieri che cantano, Contadini siciliani, L'occupazione delle terre incolte che presentò alla Biennale di Venezia del 1950. Intanto la figura femminile diventava dominante nella pittura come lo fu nella vita privata e fra i dipinti più grandi per mistura figurano Donne stanze paesaggi oggetti del '67, oggi esposto alla galleria comunale di Bagheria, a Villa Cattolica.

Senza parlare della serie di opere in cui ritrae Marta Marzotto, musa ispiratrice e modella prediletta, a cui fu legato sentimentalmente per lunghi anni. L'afflato civile però non viene mai meno e negli anni '70 Guttuso dipinse le sue opere più celebrate, dai Funerali di Togliatti (1972) alla Vucciria (1974), meraviglioso affesco del mercato palermitano dove il realismo è crudo e sanguigno come le carni esposte sui banconi insieme a un tripudio di ortaggi e frutta. Guttuso si spense nel 1987 in malinconico isolamento, dopo la scomparsa della moglie. Una morte in odore di conversione, che divenne un caso animando le cronache del tempo. Uno scandalo che mise quasi in ombra la sua grandezza di artista. Alla città natale, Bagheria, Guttuso lasciò molte opere, oggi conservate nel museo di Villa Cattolica dove egli stesso venne sepolto. La sua tomba è opera dello scultore e amico Giacomo Manzù. [Nicoletta Castagni - ANSA]

 

 

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27 dicembre 2011
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