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I colossi dell'energia bramosi attorno allo scrigno siculo, ricco di Arte, Cultura, Metano e Vento

08 settembre 2007

La Sicilia è uno scrigno che contiene - a fatica - tesori di inestimabile valore. Certo, si fa riferimento ai tanti, tantissimi ''giacimenti'' artistico-culturali, ma non solo. La Sicilia, infatti trabocca di fonti energetiche: dal metano del sottosuolo al vento che soffia sui suoi monti, colline e pianure.
Un fazzoletto di terreno vibrante di vita, poggiato sopra un tavolo dove attorno stanno seduti a guardare con cupidigia i maggiori colossi dell'energia: Enel, Shell, Panther oil, Edison, Falck, Endesa, et cetera et cetera...

I progetti per risucchiare l'energia siciliana fioriscono come margherite su un campo, o come funghi in un sottobosco autunnale. Ci sono quelli che riguardano il Val di Noto, da sforacchiare per farne uscire fuori il gas. Ma quella è la zona del ''Barocco Siciliano'' e la società petrolifera texana che vuole trivellare non può cominciare a scavare (almeno per ora), come la Regione gli aveva precedente accordato. Nella stessa preziosa valle ci sono in corso anche altri progetti precedentemente autorizzate dalla Regione, e per i quali colossi come Enimed, Edison e Anschutz hanno investito come minimo 100 milioni di euro.
Ma la ''partita'' del metano in Sicilia non si gioca solo lì. Stando ai sondaggi degli esperti sotto la terra sicula scorrono 50 miliardi di metri cubi di metano, mentre il doppio giacerebbero a pochi chilometri dalle coste. Ad esempio, a Priolo la Erg ha già una raffineria e ha in programma la costruzione di un rigassificatore insieme alla Shell, il tutto per un investimento di 480 milioni di euro.
Ma i programmi dei giganti dell'energia, sulla costa di Sicilia mica si fermano soltanto a Priolo. Anche a Porto Empedocle (AG) dovrebbe sorgere un altro rigassificatore, questo dell'Enel. Dovrebbe, perché davanti alla multinazionale dell'energia si erge l'imponete mole della Storia rappresentata dal vicino sito archeologico della Valle dei templi. Anche qui, infatti, come nella Val di Noto, le proteste si sono già fatte sentire abbondantemente, e anche il sindaco forzista di Porto Empedocle, Michele Cimino, si è messo alla guida del movimento che si oppone alla costruzione.

Il dibattito sulla realizzazione o meno delle strutture atte a prelevare l'energia mette in disaccordo anche il panorama politico. All'interno della maggioranza di centrodestra che governa la Sicilia, per esempio, ci sono posizioni opposte: il governatore Cuffaro è favorevole, ma l'Mpa non nasconde le sue perplessità al rigurado di alcuni progetti.
Tira e molla, guerre, sit-in e proteste infinite che devono affrontare anche quelle aziende che hanno messo gli occhi su un'altra succulenta fetta del business siciliano dell'energia: quella dei termovalorizzatori. Il piano varato da Totò Cuffaro prevede la realizzazione di quattro mega impianti. Il solo gruppo Falck ha previsto di investire 500 milioni di euro negli impianti di Palermo, Casteltermini e Augusta. Circa 200 milioni di euro, invece, li impegnerà Sicilpower per l'impianto di Paternò.

Ma la vera Eldorado energetica dell'Isola sembra essere diventata quella che soffia dai polmoni del dio Eolo: la Sicilia è la prima tra le regioni italiane per potenza eolica aggiuntiva installata nel 2006. Solo nel corso del 2006 nell'Isola sono sorti impianti per 142 megawatt complessivi, rispetto ai 417 dell'intero Paese. Parliamo di un vento che costa almeno 700 milioni di euro, e nel quale si sono immersi giganti come l'Enel, l'Ivpc (che fa capo allo statunitense James Ralph Houston), l'Endesa, l'Alliance. Anche in questo caso non mancano i contrasti e nuovamente i gigantoni dell'energia devono fare i conti con chi sul proprio terreno stracarico di cultura e bellezze naturali le alte pale girevoli cacciatrici dell'alito di Eolo non ce li vuole.

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08 settembre 2007
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