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I Comitati del NO per il Ponte sullo Stretto, chiedono la cancellazione del progetto

19 settembre 2005

Blocco della procedura e cancellazione del progetto del Ponte sullo Stretto di Messina: è la richiesta ribadita dai coordinamenti e dai comitati siciliani e calabresi che si oppongono alla realizzazione dell'opera insieme alle associazioni ambientaliste.
''In particolare - è scritto in una nota dei coordinamenti - si chiede alla Regione Calabria, il cui NO al ponte è ormai ufficiale, di bloccare la nomina dei propri rappresentanti nella società 'Stretto di Messina Spa', anzi di uscire dalla società. L'operazione Ponte è infatti destinata ad interrompersi: dopo il Comune di Villa San Giovanni, la Regione Calabria, la maggioranza dei Consiglieri comunali di Messina, il NO al Ponte è stato assunto dalle istanze politiche nazionali dell'Unione, dalla Fabbrica di Prodi ai tavoli programmatici del centrosinistra: ciò significa chiusura dell'operazione dopo le elezioni. Ma anche vasti settori dell' attuale maggioranza si sono espressi per il blocco: la Lega e i ministri Alemanno e Siniscalco lo ripetono continuamente; il ponte è stato cancellato dal Dpef e probabilmente sparirà anche dalla finanziaria''.

''Di recente - prosegue la nota - il Cipe ha bloccato il progetto della variante Cannitello, ovvero i collegamenti dell' infrastruttura della parte calabra. Questo, insieme ai nuovi studi sulla non sostenibilità, all'inchiesta della Procura di Roma per falso sulla procedura di Valutazione di impatto ambientale (Via), ai pesantissimi impatti ambientali e territoriali dell'opera, descrivono una operazione senza futuro che infatti presto si interromperà. In questo quadro, invece, il proponente annuncia che tutto va bene: verrà scelto un General Contractor, laddove non ci sono le risorse finanziarie e il tempo neppure per completare il progetto. Questo però permette alla lobby di spendere le risorse residue, accaparratasi con la mancata liquidazione dell'Iri: non importa se in nuove consulenze o in speculazioni progettuali o finanziarie.
Le uniche due società rimaste in lizza quali capicordata, infatti, sono con l'acqua alla gola: altissimo il rischio di storno di fondi per progettazioni virtuali. Altro che operazione in fase avanzata: del megaponte - concludono i comitati - rimane ormai una speculazione istituzionalizzata che va bloccata subito''.

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19 settembre 2005
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