I ''consigli non richiesti'' di Gianfranco Fini
Il presidente della Camera sulla deriva dell'informazione, sul biotestamento e sull'immigrazione
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha scelto ieri la platea della festa tricolore di Mirabello per dare un "consiglio non richiesto" ai protagonisti della querelle che oppone il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ad alcune testate giornalistiche, dopo la richiesta di danni del premier all'Unità. A una specifica domanda del direttore del 'Resto del Carlino - Quotidiano nazionale' Pier Luigi Visci, Fini ha messo in guardia: "lo dico a tutti: consiglio di fermarsi perché si sta imboccando una china pericolosa e brutta. E' un'ordalia, una resa dei conti, un duello da Orazi e Curiazi. Si sa come si comincia ma non come può andare a finire". La terza carica dello Stato ha ricordato che ben altri sono i problemi degli italiani mentre "la qualità del dibattito politico potrebbe essere molto più alta rispetto a quello che quotidianamente si legge. E se si continua così ne va di mezzo, con questa barbarie, la credibilità dell'informazione, della politica e del ruolo italiano in Europa".
Il presidente della Camera è poi tornato sulla questione della legge sul biotestamento in discussione alla Camera sottolineando da un lato che non intende dare lezioni di laicità a nessuno ma anche che non rinuncia ad esprimere e ribadire le proprie opinioni. In ogni caso, ha assicurato, "nessuno pensi che il ruolo del presidente della Camera possa essere diverso da quello di garante di tutti i parlamentari e del rispetto del regolamento".
Riferendosi al progetto di legge che rischia di infiammare trasversalmente il confronto autunnale a Montecitorio, Fini ha precisato che "parlare di laicità delle istituzioni non significa non considerare il ruolo che svolge la Chiesa nella società, bensì avere ben chiaro che ci sono sfere che devono essere tenute separate". E non ha esitato a definire "trogloditi" coloro che continuano nella contrapposizione "tra laici e cattolici, mentre, semmai dovrebbe essere tra laici e clericali, anche se nessuno fra gli esponenti politici ha il coraggio di definirsi tale. E' ora di smetterla - ha esortato - a ritenere che alcune prese di posizione possano essere essenzialmente occasione di facile raccolta di consenso elettorale. Le questioni sono molto più complesse. Non ci può essere una polemica aprioristica nei confronti della Chiesa che difende valori e principi, ma bisogna anche saper dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio".
Sull'immigrazione, Fini ha ribadito che bisogna premere non solo sul tasto della sicurezza ma anche su quello dell'integrazione. "Ha più diritto di diventare cittadino italiano chi è nato qui e ha fatto le nostre scuole - ha domandato - o chi, magari solo perché pronipote di un italiano emigrato decenni fa, chiede un passaporto e può ottenerlo solo in virtù del diritto di sangue?". Su temi come questo il presidente della Camera ha anche messo in guardia il Pdl da un eccesso di acquescienza nei confronti della Lega: "L'alleanza è importante ma non al punto da riconoscere all'alleato una sorta di 'golden share', una primazia su questioni così importanti".
Quanto infine alle riforme istituzionali, "non ho perso la speranza - ha rimarcato - di verificare la possibilità di una convergenza tra maggioranza e opposizione". "E' tempo di dar corso a riforme condivise da lasciare in eredità agli italiani. Questo non è buonismo - ha concluso - è qualcosa che dicevo anche da presidente di Alleanza nazionale: non è che si cambia opinione a seconda che si stia in maggioranza o all'opposizione". [Adnkronos/Ing]